Il mondo ha stabilito un record: 5 miliardi di dosi di vaccino anti-Covid somministrate in soli nove mesi. Ma mentre in Portogallo l’81% della popolazione è completamente protetto e si parla già di terza dose, in Africa il record è dell’1,34%
Cinque miliardi di vaccini somministrati nel mondo, cifre che l’anno scorso in questo stesso periodo sarebbero state definite fantascientifiche. Eppure, i vaccini contro Covid-19 sono arrivati con successo in 183 Paesi, raggiungendo queste cifre in soli nove mesi. Ma le disuguaglianze sono ancora troppe e la parte più povera del mondo resta anche la meno immunizzata.
Sono 27 i Paesi in cui la soglia del 60% di protetti con due dosi è stata superata, tra cui l’Italia (70%). Poi però basta guardare la mappa realizzata da Our World in Data per notare come l’Africa sia quasi tagliata fuori dalla campagna vaccinale rispetto ai risultati degli altri stati. Il risultato migliore è quello del Portogallo (81% di immunizzati con due dosi) contro l’1,34% della Tanzania, che ancora una volta mostra quanto le disuguaglianze stiano dominando anche in una situazione da cui si esce solo “tutti insieme”.
Se i Paesi più poveri attendono l’arrivo delle dosi fornite da COVAX, il programma dell’OMS per la distribuzione di solidarietà dei vaccini anti-Covid, Israele ha già cominciato a distribuire le terze dosi. A breve seguiranno anche gli Stati Uniti, che le offriranno prima a fragili e anziani, e in seguito a tutti i cittadini. Anche il ministro della Salute Roberto Speranza ha confermato che la terza dose sarà realtà in Italia: «C’è una discussione all’interno del Cts – ha detto – sicuramente si partirà con la terza dose per i fragili, gli immunodepressi, i trapiantati. Poi si arriverà agli over 80 e gradualmente anche a tutti gli altri».
Sull’utilità effettiva e le tempistiche necessarie per la terza dose è comunque ancora in corso un dibattito. L’Organizzazione mondiale della Sanità si è detta contraria a dare inizio così presto a questa pratica quando una parte del mondo non ha nemmeno la protezione di base. Con il mondo globalizzato in cui viviamo, l’immunità di gregge è reale solo se collettiva. «Invece di passare alla terza dose di vaccino – è stato il messaggio – è meglio condividere ciò che verrebbe utilizzato per i richiami, in modo tale che altri Paesi possano aumentare la loro prima o seconda copertura, la copertura vaccinale, e poi sarà possibile fare la terza dose. Ecco perché chiediamo una moratoria di due mesi sui richiami».
Intanto le case farmaceutiche continuano a investire nella produzione di vaccini e sono oltre 150 le sperimentazioni in corso per nuovi prodotti. Quello di Pfizer-BioNTech è stato il primo a ricevere l’autorizzazione definitiva dalla Food and Drugs Administration, liberandosi dell’etichetta di “prodotto sperimentale” così spesso usata dai no vax per metterne in discussione la sicurezza. Con ogni probabilità nei prossimi mesi seguiranno anche Moderna, AstraZeneca e Johnson&Johnson. A testimonianza che i vaccini, così come Covid-19, resteranno ancora per qualche tempo.
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