Salute 27 Gennaio 2021 14:26

«Migliorare i capitoli sanitari del Recovery Plan». Le proposte di CNOP, FNO TSRM e PSTRP e FNOMCeO

Proseguono le audizioni sul Next Generation UE in Commissione Affari Sociali nonostante la crisi di governo. L’appello di Filippo Anelli (FNOMCeO): «Colmare le disuguaglianze di salute che ancora persistono nel Paese». Beux (FNO TSRM e PSTRP) chiede di puntare su prevenzione e sanità digitale. Lazzari (CNOP): «Maggiore integrazione tra sanità, sociale e welfare»

«Migliorare i capitoli sanitari del Recovery Plan». Le proposte di CNOP, FNO TSRM e PSTRP e FNOMCeO

I capitoli dedicati alla sanità del Piano nazionale di ripresa e resilienza da presentare all’Europa nell’ambito del Next Generation UE vanno migliorati. È quanto emerso dall’audizione di tre federazioni ordinistiche della sanità (FNOMCeO, FNO TSRM e PSTRP e CNOP) davanti ai deputati della Commissione Affari Sociali presieduta da Marialucia Lorefice.

Nonostante i lavori parlamentari siano fermi per la crisi di governo, la conferenza dei capigruppo ha deciso di non fermare l’analisi del Recovery Plan: i tempi stringono perché entro il 30 aprile va consegnato alla Commissione UE il Piano definitivo, ma per la metà di febbraio bisognerà avere già un primo testo base da mandare a Bruxelles. Se Filippo Anelli, Presidente FNOMCeO, ha sottolineato che la priorità del Piano dev’essere quella di «colmare le disuguaglianze di salute che ancora persistono nel Paese», Alessandro Beux, Presidente della FNO TSRM e PSTRP ha invece chiesto che le risorse siano aumentate perché «servono almeno 30 miliardi di euro per realizzare l’ambizioso programma». Richiesta a cui si è associato David Lazzari, Presidente CNOP, che ha chiesto una «maggiore integrazione socio-sanitaria tra aspetti medici e psicologici».

Anelli (FNOMCeO): «Ridurre diseguaglianze tra regioni e rivisitare i LEA»

Il Presidente della Federazione degli Ordini dei Medici ha posto l’accento sulle diseguaglianze del sistema salute tra le regioni e ha poi fornito un elenco di azioni di intraprendere: modificare la governance del Servizio Sanitario Nazionale, rivisitare i Livelli Essenziali di Assistenza, garantire una maggiore offerta sanitaria, rivedere le modalità di costituzione e ripartizione del Fondo sanitario nazionale. E indirettamente, alla radice della questione, agendo sulla formazione e sull’assistenza territoriale e ospedaliera.

«La pandemia ha messo in luce e amplificato carenze e zone grigie nel nostro SSN frutto di decenni di politiche di tagli», ha sottolineato Anelli che ha voluto ricordare anche i tanti medici che hanno perso la vita sul fronte dell’emergenza Covid: «Più di 300 medici non ce l’hanno fatta e hanno pagato con la vita l’aderenza ai principi deontologici del medico. Eppure la sicurezza nei confronti degli operatori era dovuta. La scelta di vaccinare quasi mezzo milione di non sanitari quando ci sono ancora ancora quasi 600mila operatori sanitari non vaccinati è espressione di un modello culturale. Se in una fabbrica in Italia fossero morte 300 persone sarebbe scoppiata la rivoluzione».

«Ora è il momento dell’azione e della ricostruzione: occorre riconoscere e valorizzare l’impegno di tutti i medici – ha spiegato Anelli -. Non solo adeguando finalmente le loro retribuzioni e le loro condizioni di lavoro agli standard europei. Ma anche coinvolgendoli, come richiedono a gran voce, nei processi decisionali: chi, meglio di un medico, sa cosa occorre, ai medici e ai pazienti, perché il sistema di cure funzioni con efficienza, efficacia e qualità».

Secondo il Presidente FNOMCeO «gli attuali criteri di riparti del Fondo sanitario dovrebbero essere ripensati sulla domanda di salute e sulla prevalenza di patologie esistenti su diversi territori tenendo conto delle malattie croniche e invalidanti».

Secondo Anelli l’idea di riportare i Medici di medicina generale alla dipendenza non può funzionare: «Sul territorio ci sono i MMG, i pediatri, qualche infermiere e basta. È un sistema non più sostenibile, bisogna garantire tutte le professionalità che abbiamo in un sistema di team. Non c’è bisogno di un capo ma che valgano le competenze. Non credo questo possa essere realizzato col sistema della dipendenza ma con quello della fiducia. Non bisogna perdere la capillarità, le Case della Salute vanno bene ma senza rinunciare alla capillarità».

«I medici hanno detto tanti sì, in questa pandemia: ai pazienti, ai principi del loro Codice, del loro Giuramento- ha concluso il Presidente FNOMCeO -. Li hanno detti senza esitare, senza pensare un momento se anteporre i loro interessi al bene ultimo della Salute pubblica. Ora è tempo che la Politica risponda sì alle loro, legittime, istanze».

Beux (FNO TSRM e PSTRP): «Manca visione di sistema»

«Il Piano è centrato su un approccio ancora molto ancorato alla cura piuttosto che sulla prevenzione. Ma un Sistema sanitario moderno deve puntare sulla prevenzione». Parola di Alessandro Beux, Presidente del maxi Ordine delle professioni sanitarie TSRM e PSTRP che in Commissione ha voluto anche sottolineare come le risorse per la sanità non siano ancora sufficienti: «Pur avendo visto crescere l’ammontare delle risorse destinate alla Salute sono ancora insufficienti rispetto a tutto ciò che si ritiene fare. Servono almeno 30 miliardi di euro».

Secondo Beux potenziare il parco tecnologico è cosa positiva ma «va inserito in un approccio d’insieme perché distribuire tecnologie sulla base di interessi locali non va bene, serve una logica di sistema».

Da parte della FNO TSRM e PSTRP c’è la richiesta di esplicitare meglio le funzioni e le differenze tra Case di Comunità e Ospedale di Comunità. Poi Beux ha posto il tema del personale: «Non vorremmo che tutto ciò venga realizzato sulla base della dotazione organica disponibile: si rischia che si crei una pericolosa sponda per l’esternalizzazione dei servizi».

Altre falle, secondo Beux, ci sono nella sanità digitale dove «manca un vero e proprio piano organico» e sul fascicolo sanitario elettronico che non va pensato «solo come strumento di analisi epidemiologica ma deve essere il fulcro della sanità digitale». E poi ancora ha constatato l’assenza di un richiamo alla cybersecurity. Fondamentale per Beux inserire un piano di formazione continua sul digitale.

«Con tutto il rispetto, c’è una scarsa visione di sistema nell’elaborazione di questo documento. Gli ospedali devono essere per le acuzie, il territorio deve farla da padrone», ha concluso il Presidente della FNO TSRM e PSTRP.

Lazzari (CNOP): «Maggiore integrazione tra sanità, sociale e welfare»

Nell’ampia analisi illustrata da David Lazzari, Presidente del Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi, la premessa appare quanto mai fondamentale: la crisi sanitaria ha portato con sé una crisi sociale ed economica che a loro volta «hanno prodotto un disagio psicologico molto importante sulla popolazione».

Una catena che inevitabilmente ha portato conseguenze molto forti sul tessuto sociale: «Lo stato psicologico delle persone finisce per diventare un problema sociale».

«Il piano deve tenere conto di questa dinamica – spiega Lazzari -. La professione psicologica ha competenze e caratteristiche che risultano utili per la progettualità del piano: bisogna lavorare sulla capacità di integrare la promozione delle risorse con la prevenzione, l’ascolto e il sostegno, di integrare la dimensione sanitaria con quella sociale, quella individuale con quella collettiva e di comunità e di agire nei diversi contesti: salute, scuola, mondo del lavoro, ecc.».

Scuola, welfare e infrastrutture sociali sono gli ambiti dove gli psicologi possono intervenire con profitto.

Lazzari poi si dice convinto dell’inadeguatezza delle risorse per il rilancio del sistema sanitario e chiede di dare attuazione agli indirizzi delle leggi 126 e 176 del 2020 dove si parla del potenziamento del benessere psicologico.

I dati sono al momento sconfortanti: in Italia nel Servizio pubblico c’è uno psicologo ogni 12mila abitanti a fronte di una media europea di uno ogni 2500 abitanti. E l’80% dei bisogni psicologici non sono soddisfatti dal sistema pubblico.

«Noi siamo per legge professione sanitaria, ma non siamo tutti clinici. Cerchiamo di guardare la realtà umana in tutti i contesti e gli ambiti. C’è la necessità di dare una maggiore omogeneità alle infrastrutture sociali e sanitarie del paese. Ma c’è anche il problema dei compartimenti stagni: sanità, sociale e welfare non comunicano tra loro, serve integrazione» conclude il Presidente CNOP.

 

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