Le proposte di Andrea Urbani, direttore generale della Direzione generale della programmazione sanitaria del Ministero della Salute, nel corso della sua audizione alla Commissione Affari sociali
Case di comunità, nuovi modelli standard e modalità condivise nella gestione dell’assistenza sanitaria, investimento nelle infrastrutture, nei macchinari e nelle strutture intermedie. Sono questi alcuni degli obiettivi da raggiungere attraverso le risorse del Recovery Plan per migliorare, in maniera decisa e sistemica, la sanità italiana. Li ha elencati Andrea Urbani, direttore generale della Direzione generale della programmazione sanitaria del Ministero della Salute, nel corso della sua audizione alla Commissione Affari sociali, nell’ambito dell’esame in sede consultiva della proposta di piano nazionale di ripresa e resilienza.
Urbani ha esordito sottolineando che si tratta di un argomento «ancora in evoluzione. Personalmente – ha spiegato – sono intervenuto in una serie di proposte che poggiano sull’esigenza di valorizzare e rafforzare, con adeguati investimenti, una delle aree maggiormente oggetto di discussione nelle settimane e nei mesi precedenti: il territorio. È necessario – ha spiegato Urbani – un forte investimento sulla sanità territoriale», per la quale «servono modelli standard e modalità di gestione condivise nell’ambito dell’assistenza sanitaria e socio-sanitaria».
Altra idea su cui puntare sono «le case della comunità», grazie alle quali «potersi fare carico in toto della persona» attraverso «un pool di professionisti diversi. Ciò vuol dire pensare all’ambiente, all’alimentazione, alla salute in generale».
Altri investimenti andranno fatti in «strutture intermedie per decongestionare gli ospedali» e nell’ «assistenza domiciliare, a seconda delle condizioni economico-sociali dei pazienti. Laddove possibile – ha spiegato – dobbiamo essere noi a muoverci e non il paziente». Investimenti anche per le «strutture ospedaliere, al fine di ammodernare l’edilizia e adeguarle alle normative sismiche e antincendio», oltre che per «sostituire strumenti obsoleti, ovvero che hanno almeno 5 anni». In aggiunta, «informatizzazione e digitalizzazione, strumenti necessari per collegare le strutture sanitarie al territorio». Infine, bisognerà ammodernare anche «la legislazione e i percorsi che consentono di far partire i cantieri», necessari alla ristrutturazione o costruzione delle strutture, e «dei flussi informativi».
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