L’epidemia in Italia è in una situazione critica, suggerisce il rapporto della Fondazione Gimbe. I numeri delle ospedalizzazioni superano la soglia di allerta in nove Regioni e i vaccini vanno troppo a rilento, ora si temono anche le diffidenze
Continua l’incremento di nuovi casi, confermato dal monitoraggio indipendente della Fondazione Gimbe, nella settimana 10-16 marzo 2021. Sono 157.677 i nuovi casi e 2.522 i decessi rispetto ai 2.191 della scorsa settimana. Continuano a salire i casi attualmente positivi (536.115 vs 478.883), le persone in isolamento domiciliare (506.761 vs 453.734), i ricoveri con sintomi (26.098 vs 22.393) e le terapie intensive (3.256 vs 2.756).
In dettaglio questi sono i dati:
«L’ulteriore incremento dei nuovi casi – afferma Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe – ha determinato nell’ultima settimana la netta espansione del bacino dei casi attualmente positivi, aumentato di oltre 57 mila unità». I casi attualmente positivi per 100.000 abitanti crescono in 16 Regioni e in 15 si registra un incremento percentuale dei nuovi casi.
L’aumento dei casi attualmente positivi si riflette sulle curve relative ai servizi ospedalieri: l’occupazione dei posti letto di area medica da parte di pazienti Covid supera in 9 Regioni la soglia di allerta (>40%). Anche nelle terapie intensive, il cui tasso di saturazione nazionale oltrepassa la soglia critica attestandosi al 36%, l’occupazione da parte di pazienti Covid supera il 30% in 13 Regioni: in particolare, in 5 Regioni (Toscana, Abruzzo, Friuli-Venezia Giulia, Piemonte, Molise) è ≥40% e in altre cinque è ≥50% (Emilia Romagna, Lombardia, Umbria, Marche, Prov. autonoma di Trento).
«Il sovraccarico ospedaliero – commenta Renata Gili, responsabile Ricerca sui Servizi Sanitari della Fondazione Gimbe – oltre a rendere più complessa l’assistenza dei pazienti Covid, aumenta lo stress di personale e servizi ospedalieri e impone di rimandare interventi chirurgici e altre prestazioni non urgenti per pazienti non Covid». «A preoccupare – spiega Marco Mosti, direttore Operativo della Fondazione Gimbe – è anche il trend in continua ascesa dei nuovi ingressi giornalieri in terapia intensiva: in 4 settimane la media mobile a 7 giorni è aumentata del 94,2%, passando da 134 a 260».
Delle dosi previste per il primo trimestre 2021, al 17 marzo risultano consegnate alle Regioni 8.597.500 dosi, poco più della metà di quelle previste. In dettaglio: «Visto che per rispettare le scadenze contrattuali fissate 31 marzo – commenta Cartabellotta – rimangono da consegnare oltre 7 milioni di dosi nelle prossime due settimane, l’Europa deve mettere in campo nuovi strumenti per garantire le forniture, pena lo slittamento continuo dei piani vaccinali di tutti i Paesi».
Al 17 marzo hanno completato il ciclo vaccinale con la seconda dose 2.145.434 milioni di persone (3,6% della popolazione), con marcate differenze regionali: dal 2,71% della Calabria al 5,12% della Valle D’Aosta. Purtroppo, l’accelerazione della vaccinazione di massa registrata nelle ultime settimane ha subìto un’inevitabile battuta d’arresto dopo il blocco precauzionale e temporaneo del vaccino AstraZeneca, in attesa del parere definitivo dell’European Medicines Agency atteso per oggi.
«A seguito di questo increscioso episodio – commenta Cartabellotta – al di là dei tempi organizzativi per ripartire, non è possibile stimare la riduzione dell’adesione generale alla campagna vaccinale, né l’impatto della diffidenza (o del rifiuto?) individuale rispetto al vaccino AstraZeneca. Un effetto boomerang generato da una comunicazione istituzionale frammentata e non lineare, frutto di una decisione impulsiva più politica che scientifica». Nel frattempo, rispetto alla protezione dei più fragili, degli oltre 4,4 milioni di over 80, 1.258.139 (28,5%) hanno ricevuto solo la prima dose di vaccino e 469.783 (10,6%) hanno completato il ciclo vaccinale con rilevanti differenze regionali. «Numeri in crescita – commenta Gili – ma ancora troppo esigui per osservare risultati tangibili in termini di riduzione di ospedalizzazioni e decessi nella fascia di età più colpita dalla Covid-19».
«Tre ragionevoli certezze – conclude Cartabellotta – documentano che stiamo attraversando una fase molto critica della pandemia. Innanzitutto, la terza ondata è ripartita da un “altopiano” determinando la rapida saturazione di posti letto in area medica e terapia intensiva, in particolare in alcune Regioni. In secondo luogo, il trend dei pazienti ospedalizzati e in terapia intensiva è in rapida ascesa e difficilmente raggiungerà il picco prima di 3 settimane dall’introduzione delle nuove misure restrittive. Infine, i ritardi delle forniture vaccinali e il caso AstraZeneca allontanano gli effetti della campagna vaccinale. In questo scenario, con una popolazione psicologicamente ed economicamente sfiancata e operatori sanitari allo stremo, quale sarà il cambio di passo del Governo Draghi per salvare, almeno in parte, la stagione estiva?».
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