Ultimi effetti del decreto Natale, i casi scendono. Ma Covid non si ferma e in 5 regioni ancora i tassi di occupazione in area medica oltre 40%. Sui vaccini pesano le riduzioni di AstraZeneca e le attese di CureVac
Continua la scia di riduzione dei nuovi casi della scorsa settimana. Anche nell’intervallo 20-26 gennaio 2021, secondo il monitoraggio della Fondazione Gimbe, dai 97.335 si arriva a 85.358. Scendono anche casi attualmente positivi (482.417 vs 535.524), i ricoveri con sintomi (21.355 vs 22.699) e le terapie intensive (2.372 vs 2.487). Si assiste anche a un lieve calo dei decessi (3.265 vs 3.338).
In dettaglio, rispetto alla settimana precedente, si registrano le seguenti variazioni:
«Tutte le curve – afferma Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe – continuano questa settimana la loro lenta discesa, ancora grazie agli effetti del Decreto Natale, destinati tuttavia ad esaurirsi a breve». L’occupazione da parte di pazienti Covid continua a superare in cinque regioni la soglia del 40% in area medica e in sei regioni quella del 30% delle terapie intensive, attestandosi a livello nazionale rispettivamente al 34% e al 28%.
Nel calcolo dei vaccini, oltre ai ritardi Pfizer, si segnalano delle novità da parte di AstraZeneca e CureVac. Secondo Renata Gili, responsabile Gimbe per la Ricerca sui Servizi Sanitari: «AstraZeneca ha comunicato alla Commissione Europea una riduzione della fornitura stimabile fino al 60% nel 1° trimestre, mentre CureVac non potrà consegnare entro marzo le 2,019 milioni di dosi previste dal Piano vaccinale, visto che lo studio di fase 3 è stato avviato solo il 14 dicembre». Di conseguenza, entro il 31 marzo 2021 il nostro Paese dovrebbe disporre di 16,557 milioni di dosi, di cui 8,749 milioni da Pfizer-BioNTech e 1,346 milioni da Moderna e 6,462 milioni da AstraZeneca, anziché i 16,155 milioni previsti dal Piano vaccinale.
«Con queste disponibilità – puntualizza Cartabellotta – solo il 14% della popolazione (circa 8,278 milioni di persone) potrà completare le due dosi del ciclo vaccinale, ma non prima della metà o addirittura della fine di aprile, ovviamente previa autorizzazione condizionata del vaccino di AstraZeneca che potrebbe essere soggetto a limitazioni per i soggetti di età ≥55 anni con conseguente necessità di rivedere le priorità del piano vaccinale. Inoltre, occorrerà una notevole reattività della macchina organizzativa, visto che la maggior parte delle dosi non arriverà prima di metà febbraio».
Al 27 gennaio hanno completato il ciclo vaccinale con la seconda dose 270.269 persone (0,45% della popolazione italiana), con marcate differenze regionali: dallo 0,16% della Calabria allo 0,70% del Lazio. Ben 350.548 dosi sono state somministrate a “personale non sanitario”, una fascia non prevista dal Piano vaccinale. Questa fascia a beneficiato dunque di quasi un quarto delle dosi finora somministrate con enormi differenze regionali che in certi casi superano il 30%: Provincia Autonoma di Bolzano 34%, Liguria 39%, Lombardia 51%.
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