Il monitoraggio Gimbe conferma una settimana stabile, per quanto non “realisticamente”. Con le varianti sono molti i casi di regioni in aumento, ma date le loro piccole dimensioni non pesano sulla media. Buone notizie dai vaccini, i risultati si vedono sul personale sanitario e non
Stabili i nuovi casi di Covid-19 nella settimana 3-9 febbraio 2021, secondo il monitoraggio indipendente della Fondazione Gimbe (84.711 vs 84.652). Scendono però i casi attualmente positivi (413.967 vs 437.765), le persone in isolamento domiciliare (392.312 vs 415.234), i ricoveri con sintomi (19.512 vs 20.317) e le terapie intensive (2.143 vs 2.214). Diminuiscono anche i decessi (2.658 vs 2.922).
In dettaglio, rispetto alla settimana precedente, si registrano le seguenti variazioni:
«Una calma piatta purtroppo solo apparente» secondo Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe. «Infatti – aggiunge – spacchettando il dato nazionale, in 10 regioni si rileva un incremento percentuale dei nuovi casi e in nove regioni aumentano i casi attualmente positivi per 100.000 abitanti, ma i numeri per ora non impattano sulle curve nazionali perché si tratta principalmente di regioni di piccole dimensioni».
«Situazioni molto critiche come quelle dell’Umbria – spiega Cartabellotta – dove le nuove varianti hanno determinato rapidamente un’impennata dei casi e la saturazione di ospedali e terapie intensive potrebbero improvvisamente esplodere ovunque, visto che le varianti del virus circolano ormai in tutto il Paese». Sul fronte ospedaliero, l’occupazione da parte di pazienti Covid supera in tre regioni la soglia del 40% in area medica e in quattro regioni quella del 30% delle terapie intensive.
Al 10 febbraio hanno completato il ciclo vaccinale con la seconda dose 1.214.139 persone (2,04% della popolazione), con marcate differenze regionali: dal 1,38% della Calabria al 3,58% della Provincia Autonoma di Bolzano. «In generale – afferma Renata Gili, responsabile Ricerca sui Servizi Sanitari della Fondazione – se da un lato i ritardi delle forniture interessano l’intero primo trimestre con inevitabile rallentamento della campagna vaccinale, dall’altro le Regioni stanno gestendo correttamente le dosi, completando il ciclo vaccinale nei tempi corretti».
«Rispetto alle categorie di persone vaccinate – spiega Gili – il 70% delle dosi sono state destinate a “operatori sanitari e sociosanitari”, il 18% a “personale non sanitario”, l’11% a “personale ed ospiti delle Rsa” e meno dell’1% a “persone di età ≥80 anni”, con notevoli differenze regionali». Purtroppo, solo il 3,6% (n. 158.805) degli over 80 ha ricevuto almeno una dose di vaccino, e solo il 2,2% (n. 96.503) ha completato il ciclo vaccinale, percentuali molto lontane dal target di copertura raccomandato dalla Commissione Europea per questa fascia di età: 80% entro il 31 marzo 2021.
Sulla base dei dati pubblicamente disponibili al momento è possibile valutare l’efficacia della vaccinazione solo sugli operatori sanitari, i cui contagi vengono monitorati regolarmente dall’Istituto Superiore di Sanità. Se i nuovi casi nella popolazione generale sono stabili da 3 settimane, tra gli operatori sanitari si sono ridotti del 64,2%: dai 4.382 rilevati nella settimana 13-19 gennaio, quando è stata avviata la somministrazione delle seconde dosi, ai 1.570 della settimana 3-9 febbraio.
«Presupponendo che le modalità di screening periodico degli operatori sanitari non siano state modificate – spiega Cartabellotta – questa netta riduzione è verosimilmente effetto della somministrazione di circa 1,9 milioni di dosi di vaccino in questa categoria di popolazione».
«Il nascente Governo – conclude Cartabellotta – dovrà affrontare immediatamente questioni chiave per la gestione della pandemia. Oltre alla necessità di accelerare le forniture vaccinali per mettere al sicuro persone anziane e fragili, occorrerà arginare la circolazione delle nuove varianti. In tal senso, con la riapertura dei confini regionali prevista per il prossimo 15 febbraio e un’Italia quasi tutta gialla rischiamo un’impennata dei contagi con conseguente saturazione degli ospedali, nonostante il potenziamento del sequenziamento virale e i lockdown mirati. Servono decisioni tempestive perché la corsa del virus e delle sue varianti non rallenta certo per una crisi di Governo».
Iscriviti alla Newsletter di Sanità Informazione per rimanere sempre aggiornato