I nuovi casi scendono e c’è una leggera flessione anche nei ricoveri in ospedale, ma le soglie di occupazione sono sopra i limiti in 15 Regioni. Cartabellotta: «Servono scelte coraggiose anche se impopolari, perché i dati e l’allarme dell’Ecdc non lasciano adito a dubbi sui rischi del Natale»
Scende il numero di nuovi casi positivi nella settimana tra 18 e 24 ottobre, da 242mila a 216.950. Lo certifica il monitoraggio indipendente della Fondazione Gimbe, aggiungendo che scendono anche i tamponi di quasi 100mila unità e di conseguenza il rapporto positivi/testati, che arriva a 27,9%. Salgono dell’8,8% i casi attualmente positivi, ora 798.386 persone, ma negli ospedali rallenta l’incremento di ricoveri con sintomi e in terapia intensiva rispetto alla scorsa settimana (34.577 vs 33.074; 3.816 vs 3.612). Aumentano invece i decessi, che toccano soglia 4.842 questa settimana, ultimo valore ad alzarsi perché riferito a infezioni di due settimane fa.
Ecco i dati in dettaglio:
«Gli effetti delle misure di contenimento – afferma Nino Cartabellotta, presidente Gimbe – iniziano a manifestarsi anche sulle curve di ricoveri e terapie intensive, che tendono ad assumere più l’aspetto di un plateau che di un picco simile a quello registrato nella prima ondata. Per allentare la pressione negli ospedali ci vorrà quindi molto più tempo rispetto alla scorsa primavera, perché l’entità delle attuali misure di contenimento è nettamente inferiore al lockdown totale».
Non va dimenticato, insiste l’esperto, che la soglia di occupazione del 40% in medicina e del 30% nelle terapie intensive, stabilita dal Ministero della Salute, è stata superata rispettivamente in 15 e 16 Regioni. Dunque «i pazienti Covid stanno “cannibalizzando” progressivamente i posti letto di altri reparti, limitando la possibilità di curare pazienti con altre patologie e determinando il rinvio di prestazioni non urgenti, interventi chirurgici inclusi».
Di fronte all’arrivo del Natale e delle festività invernali, nonché alla scadenza dell’attuale Dpcm (3 dicembre), l’allentamento delle misure finalizzato a consumi e festeggiamenti potrebbe favorire un riaggravarsi della situazione. Come prevedono i dati diffusi dall’Ecdc sui possibili scenari se le restrizioni dovessero essere superate troppo rapidamente: un nuovo aumento dei ricoveri sotto Natale o nella prima settimana di gennaio 2021.
«Considerato che oltre l’1% della popolazione è attualmente positivo all’infezione – spiega Renata Gili, responsabile Ricerca sui Servizi Sanitari della Fondazione Gimbe – la circolazione del virus nel nostro Paese è ancora molto elevata. E in questa fase di lenta discesa della curva dei contagi l’incremento dei nuovi casi post-allentamento delle misure sarà visibile non prima di 2-3 settimane».
«A pochi giorni dal nuovo Dpcm – conclude Cartabellotta – la coincidenza tra i primi effetti delle misure con le imminenti festività natalizie rischiano di distorcere la valutazione oggettiva del quadro epidemiologico. Per questo la Fondazione Gimbe si appella alla responsabilità di Governo e Regioni: servono scelte coraggiose anche se impopolari, perché i dati e l’allarme dell’Ecdc non lasciano adito a dubbi. Un imprudente allentamento delle misure rischia di provocare entro fine anno una nuova inversione della curva dei contagi che, come ben sappiamo, si riflette poi su ospedali ancora in sovraccarico e con il picco dell’influenza stagionale in arrivo».
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