Il report pubblicato dal Ministero della Salute e riferito all’annata 2017 conferma il trend della diminuzione delle nascite. Alla base diversa struttura per età delle donne e minore propensione ad avere figli
Continuano a calare le nascite nell’Italia “paese anziano” per eccellenza. Lo certifica il nuovo “Rapporto annuale sull’evento nascita“, pubblicato dal Ministero della Salute e basato sui dati rilevati per il 2017 dal CeDap (Certificato di assistenza al parto). Sono 451 i punti nascita coperti, per una valutazione che rispetta gli standard di correttezza e completezza.
La diminuzione delle nascite prosegue in tutte le aree del Paese, questo il primo dato su cui soffermarsi. Nel 2017 sono nati 461.284 bambini, contro i 474.925 dell’anno precedente. Alla base motivazioni di cui da anni si discute tra gli esperti. La diversa struttura per età della popolazione femminile e la minore propensione alla maternità. Finora erano le donne straniere a compensare il vuoto, ma ultimamente si nota una diminuzione anche in quella componente.
Nel 2017, il 21% dei parti è relativo a donne di cittadinanza non italiana. Nelle regioni di Centro-Nord raggiunge anche il 25%, in Emilia Romagna e Lombardia il 31%. Tra le aree geografiche più rappresentate: l’Africa (27,7%) e l’Unione Europea (24,4%). Per le italiane l’età media delle madri è di 32,9 anni, scende a 30,4 per le straniere. Nel 2017, il 43,7% delle partorienti italiane aveva una scolarità medio alta, il 28,4% una laurea e il 27,8% medio bassa. Contro il 45,6% delle straniere con scolarità medio bassa. Il 54,7% delle madri lavora, il 29% è casalinga e il 14,3% disoccupata o in cerca di prima occupazione.
Il tasso di natalità varia da 6,1 nati per mille in Liguria e Sardegna a 10,2 nella Provincia Autonoma di Bolzano rispetto a una media nazionale del 7,6 per mille. Le Regioni del Centro presentano tutte, tranne il Lazio, un tasso di natalità con valori inferiori alla media nazionale. Nelle Regioni del Sud, i tassi di natalità più elevati sono quelli di Campania, Calabria e Sicilia che presentano valori superiori alla media nazionale. Anche la fecondità mantiene l’andamento decrescente degli anni precedenti: nel 2017 il numero medio di figli per donna scende a 1,34 (rispetto a 1,46 del 2010). I dati per il 2017 danno livelli più elevati di fecondità al Nord nelle Province Autonome di Trento e Bolzano, in Friuli Venezia Giulia e nel Mezzogiorno in Campania e Sicilia. Le regioni in assoluto meno prolifiche sono invece Sardegna, Basilicata e Molise.
L’1% dei nati ha un peso inferiore a 1.500 grammi e il 6,4% tra 1.500 e 2.500 grammi. Sono stati 1.317 i nati morti, per un tasso di 2,86 ogni 1000 nati. Mentre 5.226 i casi di malformazioni diagnostiche alla nascita. Rispettivamente l’indicazione della diagnosi è del 36,3% dei nati morti e nell’89% dei nati con malformazioni.
Il Report conferma anche un eccessivo ricorso al parto cesareo, con una media del 32,8% e notevoli differenze regionali. Scelta più frequente per le madri italiane rispetto a quelle staniere, 34,3% contro 27,6%. Si è invece ricorsi a tecniche di procreazione assistita (Pma) per 2,12 gravidanze su 100. La fecondazione in vitro è stata la tecnica più utilizzata, con successivo trasferimento di embrioni nell’utero.
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