«Dobbiamo pensare che la buona sanità è un interesse collettivo generale». E sui contenziosi medico-legali: «Si stanno imponendo meccanismi conciliativi e di mediazione, anche se avvocati e giudici sono ancora restii a soluzioni alternative»
Bilanciare diritti e doveri di medici e pazienti e soprattutto, cercare un accordo tra le parti per evitare di intasare i tribunali per cause spesso lunghe e difficili. È questo il monito della Legge Gelli- Bianco e il fulcro del pensiero del professor Pasquale Giuseppe Macrì Direttore della medicina legale dell’Azienda sud-est Toscana. Abbiamo intervistato il professor Macrì a margine del convegno “La sicurezza delle cure e la tutela dei diritti” che si è svolto alla Sapienza di Roma.
Allora professore, la Legge Gelli ha iniziato già a dare i suoi frutti. Nelle regioni e nelle strutture in cui si fa un lavoro di gestione del rischio clinico si riesce anche a prevenire il danno e a diminuire i contenziosi
«Sì, purtroppo la prima interpretazione che è stata data della Legge Gelli è stata quella di una legge ad categoriam per tutelare i medici dall’eccessivo rischio della pressione giudiziaria e per il contrasto della medicina difensiva. Questa è una lettura possibile e sicuramente obiettiva, ma non esaustiva. In realtà, la legge inizia proprio con postulare la sicurezza delle cure come un diritto fondamentale di caratura costituzionale per cittadini e pazienti. La sicurezza delle cure insieme alla sicurezza dei professionisti. Oggi parleremo proprio di come si possono coniugare tranquillità, sicurezza delle cure e tranquillità e sicurezza dei professionisti. Noi sappiamo che, più che mai, in questo periodo, i professionisti sono aggrediti a 360 gradi non solo dal punto di vista giudiziario ma anche verbalmente e fisicamente. Le aggressioni ai medici stanno diventando un fenomeno di cronaca che dilaga. Ecco, il contrasto di queste aggressioni è interesse del cittadino. La sicurezza delle cure è interesse dei professionisti. Non dobbiamo più pensare, come alla fine degli anni 90, ai tribunali del diritto del malato; noi dobbiamo pensare che esiste un interesse collettivo generale per avere una buona sanità e un SSN che riesca a soddisfare le esigenze di cittadini e medici».
Ecco per assimilare le cause che affollano i nostri tribunali con cause legali di questo tipo, si sta pensando di istituire un organismo di conciliazione tra medico e paziente, per arrivare a una mediazione e a ristabilire il rapporto di fiducia tra i due
«Sì, ma in realtà questi meccanismi esistono già, sono già postulati dalla Legge Gelli ma esistevano nel codice e nell’ordinamento fin dal 2005: c’è la conciliazione e l’accertamento tecnico preventivo a fini conciliativi. E pian piano si stanno imponendo; l’articolo 8 della Legge Gelli li colloca come “condizione di procedibilità” quindi imprescindibile. Per questo, chiunque voglia adire al giudice nel suo interesse deve prima avere esperito un tentativo di conciliazione o accertamento tecnico preventivo. È vero, la Legge ancora deve essere pienamente applicata e devo riconoscere che la categoria degli avvocati si mostra ancora un po’ troppo restia alle soluzioni alternative e, a volte, anche i giudici non riescono ad adeguarsi con facilità al nuovo dettato normativo».