Sandro Bisonni, consigliere regionale dei Verdi, è il promotore della mozione che impegna la Giunta ad applicare il ‘principio di precauzione’. «L’Unione europea consiglia valori cautelativi ancora più bassi di quelli esistenti in Italia. Sarebbe sbagliato alzarli per favorire il 5G» spiega il consigliere marchigiano. Plauso alla mozione da ISDE – Medici per l’Ambiente
Parte dalle Marche un’onda d’urto che potrebbe bloccare la tecnologia 5G in Italia. Tutta colpa, o merito, di Sandro Bisonni, consigliere regionale dei Verdi che ha presentato una mozione (approvata con 13 voti favorevoli e un astenuto) che di fatto impegna la Giunta regionale guidata dal dem Luca Ceriscioli ad applicare il ‘principio di precauzione’ e dunque a bloccare l’installazione di nuove antenne finché non ci saranno evidenze chiare che il 5G non sia dannoso per la salute dell’uomo. Una notizia che dalla Regione ha subito fatto il giro del web: il post di Bisonni su Facebook ha avuto più di duemila condivisioni, un vero boom.
Si tratta della prima regione a votare un provvedimento così restrittivo. A gennaio anche l’Assemblea regionale toscana aveva votato un provvedimento sul tema, predisponendo un coinvolgimento delle autorità locali e dell’Agenzia per l’ambiente per il monitoraggio e la pianificazione congiunta degli impianti 5G in base al principio di precauzione e di tutela della salute pubblica. Nelle Marche, ora, un salto di qualità. «Io non sono un medico e non ho competenze per esprimere giudizi medici – mette le mani avanti Bisonni -. Però le stime prodotte per esempio dall’Istituto Ramazzini di Bologna che ha considerato le esposizioni alle radiofrequenze per il 3G (parliamo sempre degli effetti dell’elettromagnetismo) sono preoccupanti. La stessa IARC, International Agency for Research on Cancer, ha sottolineato come l’esposizione alle onde elettromagnetiche vada tenuta sotto controllo.
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La mozione impegna, tra le altre cose, Presidente e Giunta regionale a lanciare una campagna informativa pubblica, coinvolgendo anche le compagnie telefoniche, affinché i cittadini siano messi al corrente dei rischi che corrono utilizzando i cellulari in modo inappropriato. Ma non solo. «Abbiamo chiesto alla Giunta anche di attivarsi presso il governo italiano affinchè i valori del DPCM 82 del 2003 non siano innalzati oltre il valore attuale di 6 volt/metro – spiega Bisonni -. C’è una proposta che chiede di innalzare questo valore a 61 volt/metro e questa proposta deriva proprio dall’esigenza di far funzionare il 5G al meglio. Ma noi sappiamo che la Commissione europea si è espressa dicendo che andrebbero considerati dei valori cautelativi addirittura di 0,6. Questa proposta sta andando esattamente in senso opposto. Per questo la mozione chiede alla Giunta delle Marche di attivarsi presso il Governo italiano quantomeno affinchè questi valori non siano modificati. Poi chiediamo di sollecitare i comuni affinchè adottino il piano delle antenne. Il piano è un obbligo di legge, c’è una legge regionale che lo prevede. Noi chiediamo che l’Arpam (l’Agenzia regionale per la protezione ambientale delle Marche) non rilasci pareri sulla tecnologia 5G se non ha prima acquisito preventivamente i pareri delle autorità sanitarie competenti in materia relativamente ai possibili rischi per la popolazione esposta. È un punto importante perché le autorità sanitarie si dovranno prendere una bella responsabilità prima di dare il via libera a questa tecnologia».
Il caso Marche in realtà è solo l’ultimo episodio di una lunga lista di realtà territoriali che hanno espresso tutta la loro preoccupazione, anche con atti pubblici, verso il 5G. L’Alleanza italiana stop 5G ha contato (ma l’elenco è in aggiornamento costante) già 150 comuni che hanno adottato atti per fermare o contrastare l’installazione di antenne 5G. Provvedimenti contro cui si è scagliata il sottosegretario alla Salute Sandra Zampa che a Sanità Informazione aveva parlato di «allarmismo ingiustificato» invitando a non fare del 5G un nuovo ‘caso vaccini’ e a fidarsi delle conclusioni dell’Istituto Superiore di Sanità. Anche l’AIRC, l’Associazione italiana per la ricerca sul cancro, riporta sul suo sito che «non ci sono attualmente prove scientifiche sufficienti a sostenere un rapporto diretto di causa ed effetto tra l’esposizione a campi elettromagnetici e il cancro» anche se aggiunge che «la comunità scientifica concorda sul fatto che sono necessari ulteriori studi».
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Ma Bisonni ha le idee chiare: «Gli effetti sulla salute di queste onde 5G ancora non sono noti ma c’è una grande preoccupazione della comunità scientifica e io credo che come è previsto dalla legge, cioè il Testo unico dell’ambiente 152 del 2006 bisogna applicare il principio di precauzione. Se non siamo sicuri degli effetti è bene applicare questo principio. La Regione Marche ha avallato questa considerazione».
La battaglia contro il 5G è condivisa anche dall’Associazione ISDE – Medici per l’Ambiente che da tempo mette in guardia sul 5G. «Diversi medici mi hanno contattato – racconta Bisonni -. C’è stata in particolare l’oncologa Patrizia Gentilini di Medici per l’Ambiente che si è detta molto contenta di questa mozione. Mi hanno invitato da varie parti d’Italia e sono stato chiamato persino a fare una conferenza stampa alla Camera dei deputati. C’è davvero molto interesse».
Ma Bisonni non si ferma e prepara una nuova mossa: cambiare il paino delle antenne della sua regione: «Le Marche sono la prima regione d’Italia ad aver fatto un passo del genere. Ho preparato una proposta di legge per mettere degli ostacoli ulteriori all’istallazione di questi impianti sul nostro territorio. Sostanzialmente la proposta di legge va a modificare la legge sulle antenne replicando quello che dice la mozione. La mozione impegna la giunta a fare quelle cose, ma a maggio si vota e quindi ho la preoccupazione che non vi sia il tempo sufficiente per poter modificare la legge. Allora per andare incontro alla Giunta la proposta di legge l’ho fatta io e cercherò di fare in modo che questa proposta arrivi in Aula in modo tale che almeno si concluda l’iter e si applichi il principio di precauzione».
Per Bisonni anche la soddisfazione di aver unito sul tema sia la maggioranza che le opposizioni. «Non so neanche io come sia potuto succedere. Anche in passato mi è capitato di che diverse legge e mozioni siano state condivise anche dalle opposizioni. Ne ricordo una sulla dichiarazione di emergenza climatica nelle Marche. Anche io mi meraviglio. Evidentemente lo studio che faccio prima e le spiegazioni che fornisco sono convincenti».
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