E’ stato un grande successo il programma della Rete Italiana di Screening Polmonare (RISP), grazie al quale in un anno sono stati diagnosticati più di 90 tumori polmonari
E’ stato un grande successo il programma della Rete Italiana di Screening Polmonare (RISP). Con un totale di 21.510 iscritti, dei quali 10.865 eleggibili e 9.131 persone sottoposte a screening polmonare con TC a basso dosaggio di radiazioni (LDCT) si sono superate le attese. “Grazie al programma in un anno abbiamo diagnosticato più di 90 tumori polmonari, di cui la maggioranza in primo stadio con una resecabilità che si avvicina all’80%”. E’ il bilancio tutto positivo presentato da Ugo Pastorino, direttore della S.C. Chirurgia Toracica dell’Istituto nazionale dei tumori di Milano e responsabile del progetto RISP, in occasione dell’evento “Il polmone al centro della prevenzione: una realtà italiana”, che si è tenuto questa mattina a Roma.
“L’obiettivo strategico del programma RISP è quello di implementare su tutto il territorio nazionale un programma di screening del tumore polmonare con LDCT, attraverso una rete di centri ad elevata competenza clinica multidisciplinare, allo scopo di ottenere una significativa riduzione della mortalità per cancro polmonare nei forti fumatori (dal 40 al 50%), e, potenzialmente, anche per altre patologie causate dal fumo”, spiega Pastorino. “Il tutto attraverso un sistema di diagnosi precoce che utilizza la LDCT torace con periodicità variabile, sulla base del rischio individuale di ogni soggetto. Il programma RISP – continua – ha ottenuto un numero di adesioni superiori alle attese”. Il target prefissato era di 7.300 persone totali ed è stato superato. Sottolineando l’importanza della diagnosi precoce del tumore polmonare, Pastorino, spiega che “normalmente il tumore polmonari viene resecato nel 20% dei casi, mentre con il programma RISP siamo arrivati all’80% e la maggior parte di questi sono guariti”.
“Nel programma sono state coinvolti 18 centri in 15 regioni di tutta Italia, ma l’auspicio è di arrivare ad almeno un centro per regione”, spiega Daniela Galeone, direttore ufficio 8 Promozione della salute e prevenzione e controllo della malattie cronico degenerative della ex direzione generale della prevenzione sanitaria del ministero della Salute. L’arruolamento dei pazienti (forti fumatori ad alto rischio di tumore polmonare) sta avvenendo attraverso il coinvolgimento a livello territoriale delle farmacie, dei medici di famiglia e di una semplice app che consente ai pazienti di fare richiesta. Nel dettaglio il protocollo messo a punto con le Regioni prevede un programma di disassuefazione dal fumo e un team multidisciplinare integrato (oncologi, radiologi etc.). Al fine di aumentare la compliance, tutte le TC sono lette con un sistema di intelligenza artificiale che permette di avere una uniformità di lettura e aiutare il radiologo. Questo ha consentito anche di ottenere una quantificazione del danno coronarico e del livello di BPCO, che potrà essere utilizzato per aumentare il beneficio della prevenzione.
La maggioranza dei soggetti sottoposti a screening nel RISP sono quindi fumatori attivi, e molti di loro hanno aderito al percorso di disassuefazione con l’aiuto di un supporto farmacologico. Il RISP ha quindi affidato a un’azienda farmaceutica la preparazione di un prodotto galenico industriale a base di Citisina e l’Istituto Nazionale dei Tumori si è assunto l’onere finanziario della produzione di 1,2 milioni di compresse, da offrire gratuitamente a 6.000 fumatori attivi che accetteranno il supporto farmacologico in tutti i centri RISP. La distribuzione delle confezioni di Citisina è iniziata in questo mese, nella quantità richiesta dai diversi centri.
Ora i promotori RISP chiedono di continuare a portare avanti questo programma virtuoso. In particolare, chiedono un finanziamento aggiuntivo di 1 milione di euro entro il 31 dicembre 2024, consentirebbe al programma RISP di aggiungere un numero di 10.000 persone inizialmente programmato, e valutare la fattibilità ed efficacia di programma di screening polmonare, ed eventualmente estendere lo screening anche ad altre realtà dove non esiste (ad es. Sardegna). “Sarebbe importante che l’Italia includesse anche lo screening per il tumore al polmone nei livelli essenziali di assistenza per determinati pazienti a rischio a partire dal 2026”, dice Pastorino. A promettere il suo impegno a sostegno della RISP è Marcello Gemmato, sottosegretario alla Salute, il quale ha ribadito l’impegno del Governo nel favorire la prevenzione del cancro.
“Oggi stiamo attrezzando 1000 case della comunità, all’interno delle quali possiamo insediare dei centri di prevenzione primaria e secondaria per screenare i soggetti particolarmente predisposti per un tumore polmonare e, quindi, prenderli in carico con l’idea che oggi il tumore è una patologia che si può combattere e sconfiggere”, spiega Gemmato. “Il 95% del Fondo sanitario nazionale viene speso in cura e soltanto il 5% in prevenzione”, sottolinea Gemmato che ironizza: “quasi facciamo ammalare italiani per curarli quando invece dovremmo fare il contrario”. E continua: “Bisogna invertire la piramide: investire in prevenzione e curare meno. Questo serve per rendere sostenibile il sistema sanitario pubblico”.
Per il sottosegretario alla Salute lo screening è un modo sia per salvare vite che per risparmiare risorse pubbliche. “Oggi il tumore al polmone costa 2,5 miliardi di euro l’anno e questo fa capire quanto dovremmo investire in prevenzione, sia per la salute della popolazione che per quella delle casse pubbliche”, sottolinea Gemmato. “Abbiamo bisogno di nuovi modelli organizzativi in cui la prevenzione diventi elemento essenziale per il nostro sistema sanitario. Per questo – conclude – siamo a lavoro per verificare la fattibilità di introdurre uno screening per il tumore polmonare almeno” per i soggetti a rischio, “come i fumatori gravi”.
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