Ancora in corso la cabina di regia per la classificazione delle regioni in gialle, arancioni e rosse. Rezza specifica la complicanza dei 21 parametri
«Scusate, sono ore particolarmente frenetiche e intense». Dopo quasi un’ora dall’orario previsto per l’inizio del punto stampa sull’epidemia Covid-19, il direttore della Prevenzione del ministero della Salute Gianni Rezza saluta così i giornalisti al suo arrivo. «Siamo riuniti in cabina di regia e stiamo ancora lavorando», spiega ancora accomodandosi e giustificando il ritardo all’appuntamento.
Dopo l’uscita del nuovo Dpcm, la discussione sulla classificazione delle regioni in categoria gialla, arancione o rossa è dunque ancora molto accesa. Si attende da questa mattina un’ordinanza del ministero con l’elenco completo, ma il confronto tra tecnici e governatori di regione sembra lontano dalla conclusione. Lo dimostra anche lo sguardo di Rezza, rivolto spesso al suo cellulare forse in attesa di aggiornamenti.
«Siamo di fronte a questa ri-emergenza epidemica, del resto attesa, dopo la relativa pausa estiva», premette intanto. «Il periodo estivo in genere è caratterizzato da una riduzione della circolazione virale per le malattie respiratorie, ma questo è un virus nuovo che non prende molte pause, neanche d’estate», prosegue.
Segue un rapido cenno alla rinnovata capacità di testing dell’Italia, che dai 20mila tamponi giornalieri di marzo è arrivata a numeri che superano i 200mila. Solo oggi, ha snocciolato Rezza, oltre 211mila test effettuati: tamponi molecolari e antigenici. «Oggi 30.550 nuovi positivi e 352 nuovi decessi – elenca -. Nelle ultime tre settimane abbiamo avuto un trend in aumento, anche se negli ultimi tre giorni si nota una stabilizzazione pur se a livelli relativamente elevati». Il tasso di positività supera ancora il 10%. Il numero di ricoveri è stato in aumento negli ultimi giorni, «anche se in quasi tutte le aree del Paese non si registra ancora una vera e propria criticità». Oggi 67 nuovi ricoveri in intensiva e oltre 100 ricoveri in medicina.
«Le regioni più colpite sono Lombardia, Piemonte e Campania. Rispettivamente 7mila, 3mila e 4mila nuovi casi. Anche in Veneto l’incidenza si alza (oltre 2mila), in Lazio vediamo un leggero incremento che però sembra essere graduale», prosegue il direttore della Prevenzione. Proprio sulle regioni si concentrano le domande dei giornalisti presenti, saranno dunque le tre più colpite nella fascia rossa?
Rezza ricorda a tutti di non sapere ancora nulla della classificazione, ma ribadisce che la decisione è basata su 21 parametri molto differenti l’uno dall’altro e ovviamente sull’indice Rt. Ma proprio perché le componenti sono tante, non è facile avviare un automatismo nel posizionare le regioni, spiega. «Se basassimo tutto su un solo parametro, ovvero l’Rt che è una stima, sarebbe più semplice essere automatici, ma potrebbe essere anche fallace – insiste -. Perché se c’è una regione che non riporta con completezza i dati e quindi porta a sottostimare l’incidenza, l’Rt si sballa. Quindi non si può ricorrere a un automatismo così chiaro, il che rende più complicato stabilire effettivamente la situazione di una regione».
La priorità resta quella di non ingolfare gli ospedali e per farlo nulla è più importante dell’assistenza domiciliare ai pauci-sintomatici, ricorda. Il 95% dei nuovi contagiati segue l’iter di Covid-19 in casa e assicurarsi che la malattia non si aggravi fino alla necessità di andare in ospedale fa parte della cosiddetta “resilienza del sistema”.
«C’è uno sforzo della struttura commissariale di aumentare la dotazione di saturimetri – continua Rezza – ed è stato fatto un accordo con i medici di medicina generale per i tamponi rapidi, così da diminuire l’afflusso nei pronto soccorso e il sovraccarico delle strutture ospedaliere».
Prima di lasciare la conferenza, in fretta come all’arrivo per tornare in cabina di regia, Rezza ricorda che per ora la letalità resta un dato relativamente “positivo”. È più bassa rispetto alla primavera, ma è un valore complesso. Aumenta per ultimo e, allo stesso modo, è l’ultimo a scendere. «Stiamo lavorando», conclude infine come aveva iniziato.
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