Tra le richieste che i sindacati avanzeranno al viceministro dell’Economia quello dell’aumento del 3,48% che per il 2018 non sarebbe garantito dal finanziamento del CCNL
Una lettera indirizzata al viceministro dell’Economia Massimo Garavaglia con una richiesta di incontro. È la mossa dell’intersindacale medica, che riunisce le principali sigle sindacali del settore, per sbloccare la trattativa per il rinnovo del contratto della dirigenza medica che va avanti all’Aran ormai da febbraio e che per il momento procede solo sul piano tecnico e su questioni non economiche.
«L’esito – afferma la nota – dipende dal superamento positivo di alcuni punti critici». «Riteniamo decisivo il suo interessamento, anche in vista del confronto con le Regioni che si terrà nei prossimi giorni», sottolineano i sindacati che aggiungono: «È una trattativa che dopo nove anni necessita quanto prima della completa disponibilità delle risorse indispensabili alla stipula di un contratto nazionale fondamentale per l’efficienza della sanità pubblica del Paese».
Il primo nodo da sciogliere è quello dell’aumento della retribuzione del 3,48% che non sarebbe garantito dal 2018: «Come evidenziato anche dalla Ragioneria Generale dello Stato – si legge nella nota – il finanziamento del CCNL non assicura il beneficio a regime del 3,48%, previsto per tutto il pubblico impiego a partire dal 2018 che invece decorrerebbe solo dal 2019, con un riconoscimento per il 2018 del più ridotto beneficio di circa il 2%. Questo aspetto, oltremodo penalizzante, se non recuperato o compensato ostacolerà la contrattazione e potrà essere foriero di innumerevoli azioni legali».
Altro punto è la RIA, la Retribuzione Individuale di Anzianità (RIA) che – sottolinea l’intersindacale – per il 2018 «sarà totalmente esclusa dalla massa salariale disponibile per incrementare i fondi del salario accessorio in quanto questi saranno soggetti al limite di spesa dettato dall’art. 23, comma 2 del D.Lgs 25/5/2017 N. 75, che fissa tale limite nell’importo per essi determinato nel 2016. L’art 23, comma 2 del D.Lgs N. 75/2017, inoltre, impedisce ogni incremento del salario accessorio e della quota del salario di risultato e performance che (invece) la Corte dei conti vorrebbe vedere ampliata. Ma la stessa Corte interviene recentemente sui contratti proprio per sanzionare qualsiasi sfondamento relativo al tetto del 2016, affermando un doppio standard incomprensibile».
C’è poi la questione dell’indennità di esclusività che resta esclusa dalla massa salariale su cui calcolare l’aumento. «L’indennità di esclusività di rapporto del personale medico veterinario e sanitario, nonostante una precisa norma contrattuale (CCNL 2010) avesse già disapplicato la previgente disposizione contrattuale che ne escludeva il computo nella massa salariale, ancora una volta non risulta computata nella medesima massa salariale sulla quale si applicano gli incrementi contrattuali previsti per il rinnovo in discussione, anche in forza di una dichiarazione congiunta – peraltro ormai inconferente – e comunque gerarchicamente inferiore ad un articolo pattuito. Ed a questo proposito resta sospeso il parere del suo Ministero che rispetto alla nota del Comitato di settore n. 51 dell’8 marzo u.s. non si è ancora espresso favorevolmente in modo da liberare da vincoli interpretativi negativi un diritto dei dirigenti».