Le nuove linee guida di ILCOR per 2021-2025 puntano su app, pagine social, canali YouTube a supporto della medicina. Grieco (Kids Save Lives) lancia un appello alle istituzioni: «Da mesi c’è una legge ferma in Senato che introduce la rianimazione cardio polmonare nelle scuole e la diffusione della defibrillazione esterna automatizzata, è ora di sbloccarla»
Sono più di 65.000 i casi di arresto cardiaco che avvengono ogni anno in Italia, ma purtroppo sono ancora troppo pochi coloro che riescono ad avere un’assistenza adeguata tale da garantirne la salvezza. È pertanto fondamentale che ci sia una grande preparazione di tutti coloro che possono essere parte attiva nella procedura di sopravvivenza.
Per questo l’ILCOR (International Liaison Committee on Resuscitation che riunisce le 7 società continentali che si occupano di arresto cardiaco) ha pubblicato il mese scorso le nuove linee guida per la rianimazione cardiopolmonare per il quinquennio 2021-2025. Ancora una volta si è focalizzata l’attenzione sulla catena della sopravvivenza, il riconoscimento precoce dell’arresto cardiaco, come effettuare le compressioni toraciche di qualità, la defibrillazione esterna automatizzata (DAE), come misurare la qualità della RCP (rianimazione cardio-polmonare), mentre la novità riguarda come applicare le nuove tecnologie a supporto della medicina.
In particolare, è emerso che proprio i social network, da Instagram, a Facebook fino a YouTube possono essere preziosi alleati. Come? Per capire in che misura i mezzi di comunicazione prediletti dai giovani possono essere dei salvavita, Sanità Informazione ha interpellato il dottor Niccolò Grieco, direttore di corsi avanzati presso il centro di formazione “Critical Care Niguarda”, che da anni si occupa di formare ed aggiornare personale medico e infermieristico del Dipartimento cardiovascolare dell’Ospedale Niguarda di Milano, sostenuto dalla Fondazione De Gasperis.
«Nelle ultime linee guida prodotte a marzo 2021 è stato aggiunto un capitolo importante che si chiama “Systems saving lives” che rimarca come gli strumenti di sensibilizzazione sul tema arresto cardiaco debbano necessariamente coinvolgere tutti i canali di comunicazione di maggiore impatto sulla popolazione. Quindi social media, YouTube, o anche videogiochi. Se a questo aspetto uniamo il fatto, ormai comprovato da diversi studi, che i ragazzi a partire da 12 anni, sono in grado di attivare la catena del soccorso, e guidati dal personale del 112, mettere in atto alcuni immediati interventi determinanti per sopravvivenza, è evidente che occorre muoversi su un terreno comunicativo congruo alle nuove generazioni».
Per il dottor Grieco, che tra l’altro è membro del board di Italian Resuscitation Council e di kids Save Lives «I bambini apprendono più velocemente degli adulti e tutti gli studi fatti sull’insegnamento delle manovre di rianimazione nelle scuole, anche primarie, hanno dimostrato che i piccoli ricordano cosa fare anche a distanza di molto tempo. A frenare gli adulti inoltre c’è pure la paura delle conseguenze che potrebbero avere per un eventuale danno causato nel fare le manovre di rianimazione. Paura ignota ai più piccoli».
Proprio le nuove generazioni possono essere dunque risorse preziose da educare al riconoscimento precoce dei sintomi e l’attivazione del sistema di emergenza territoriale. Su Kids Save Lives, progetto mondiale che mira all’insegnamento della rianimazione nelle scuole è nato un progetto di legge che oggi è fermo in Senato. «La maggior parte dei pazienti mostra segni di deterioramento fisiologico nelle ore precedenti l’arresto cardiaco o presenta sintomi di avvertimento per una durata significativa prima dell’evento avverso – spiega Grieco -. Pertanto, una tempestiva richiesta di aiuto ai soccorritori consentirà un rapido intervento aumentando le probabilità di sopravvivenza. Ciò che si punta a fare nelle scuole è molto semplice: imparare a riconoscere l’evento, allertare gli aiuti e iniziare la compressione». Per questo sono state sviluppate app, giochi con realtà aumentata, fiabe con cui si insegna ai bambini più piccoli un modo per comunicare concetti da adulti tramite il loro linguaggio, giochi interattivi, un canale YouTube e una pagina Facebook.
Cittadini dunque primi soccorritori con un sistema di allerta di messaggi testuali e di rilevamento della posizione del device impone una loro formazione come lo stesso Grieco ha evidenziato «Come promotori della campagna mondiale Kids Saves Lives partita proprio dall’Italia, non possiamo che chiedere al Governo di inserire l’insegnamento della rianimazione cardio polmonare nelle scuole e la diffusione della defibrillazione esterna automatizzata nei luoghi di aggregazione che significherebbe poter agire tempestivamente in caso di arresto cardiocircolatorio».
Al Niguarda studenti di infermieristica e di medicina hanno inserito da tempo il BLS (basic life support ovvero sostegno di base alle funzioni vitali) all’interno dei programmi accademici grazie alla collaborazione con gli Istruttori ospedalieri. Senza dimenticare il fondamentale valore aggiunto della standardizzazione dell’intervento, che permette a tutti gli operatori, anche provenienti da realtà differenti, di “parlare la stessa lingua” consentendo così la massima continuità nel percorso di cura del paziente. Negli ultimi 3 anni più di 50 persona tra medici e infermieri del De Gasperis sono stati certificati come operatori avanzati con risultati eccellenti e nel solo periodo Covid sono stati formati più di 850 esecutori BLS.
Un cambio di passo nelle procedure di rianimazione cardiopolmonare reso oggi ancor più necessario dalle esigenze imposte dall’attuale pandemia da Covid-19. «In un momento in cui per soccorrere un paziente il personale di primo soccorso deve indossare anche i dispositivi di protezione al contagio – conclude – il riconoscimento precoce dell’arresto cardiaco consentirà di recuperare minuti preziosi che possono fare la differenza. Infatti, un RCP precoce da parte degli astanti permette di rallentare il tasso di deterioramento del cervello e del cuore e guadagnare tempo in attesa di poter attuare la defibrillazione che, a sua volta, se applicata entro 3-5 minuti dal collasso può aumentare il tasso di sopravvivenza del soggetto del 50/70%».
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