Un team di scienziate dell’Università di Pavia, guidato dalla professoressa Livia Visai, ha messo a punto una piattaforma di nanosfere d’oro in grado di colpire solo le cellule tumorali e ridurre in questo modo gli effetti collaterali delle cure chemioterapiche
Sconfiggere il tumore al seno con le nanosfere d’oro intelligenti è l’ultima scommessa di un team di scienziate dell’Università di Pavia. A coordinare il lavoro è la professoressa Livia Visai del Dipartimento di Medicina Molecolare che, con la dottoressa Nora Bloise, si prefigge di valutare l’efficacia dei nano sistemi d’oro contro il cancro al seno, uno dei tumori invasivi più comuni nelle donne di tutto il mondo.
«Il progetto in realtà è partito nel 2015 dalla piattaforma di crowdfunding di Universitiamo – racconta la professoressa Visai –. L’intento già allora era di ottenere un nano vettore biocompatibile con i sistemi biologici in grado di selezionare le sole cellule tumorali, con l’obiettivo di migliorare l’efficacia del trattamento chemioterapico del carcinoma mammario. Inoltre, grazie al sostegno delle borse di studio per giovani ricercatori della Fondazione Umberto Veronesi, sono state realizzate delle pubblicazioni e fatta un’azione di sensibilizzazione delle giovani generazioni nelle scuole. Importante, in tal senso, è stata l’interazione con i membri di diverse associazioni, tra cui Yac Italia, Europa Donna Italia e Attive».
I risultati ottenuti nel 2015 hanno permesso alle ricercatrici di sviluppare la piattaforma di nanosfere d’oro intelligenti con diversi tipi di biopolimeri compatibili e di aggiungere successivamente al progetto nuove sfide. «Nel marzo del 2021 ritorniamo ad avere visibilità sulla piattaforma di crowdfunding Universitiamo perché il lavoro si focalizza su nuovi farmaci in grado di arrivare in modo più selettivo alle cellule tumorali e di ridurre in questo modo gli effetti collaterali che la terapia chemioterapica può dare – spiega ancora la professoressa Visai -. Quindi oggi puntiamo, non solo a ridurre il farmaco utilizzato, ma anche a sviluppare un sistema tridimensionale in vitro in grado di simulare, il più possibile, le condizioni in vivo. In questo modo è possibile ridurre gli esperimenti su animali ed avere risposte mirate».
Il lavoro di Visai e Bloise pertanto è entrato a far parte del centro 3R (REPLACEMENT, REDUCTION, REFINEMENT) che ha lo scopo proprio di ridurre la sperimentazione su animali, rendendo comunque attendibile la ricerca. Un metodo che l’Europa ha attivato sin dal 2010, ma a cui l’Italia si è adeguata in ritardo solo in tempi più recenti. «Nel 2018 siamo entrati a far parte del centro 3R – riprende Visai -, per affinare la ricerca con un sistema tridimensionale e in tal senso l’ultima sfida punta a sviluppare nano sistemi d’oro in grado di trattare le metastasi ossee che rappresentano una delle sedi metastatiche più frequenti nelle pazienti con tumore della mammella».
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