Il Presidente dell’Associazione di Oncologia Medica: «TheCancerSeek è ancora in fase di sperimentazione; la terapia genica è solo per casi particolari. Stiamo facendo passi avanti ma aspettiamo prima di parlare di benefici reali per i pazienti»
A dieci giorni l’una dall’altra, due rilevanti novità nella lotta contro i tumori hanno occupato le pagine che si occupano di salute di tutti i principali giornali. Da un lato, TheCancerSeek, il metodo sperimentato alla Johns Hopkins University, che consentirebbe di scovare il cancro da una semplice analisi del sangue; dall’altro la terapia genica che pare abbia salvato un bimbo malato di leucemia al Bambino Gesù.
Se è comprensibile lo stupore che accompagna simili scoperte, fino a poco tempo fa inimmaginabili, attenzione a non sfociare nel sensazionalismo che potrebbe dar vita nei pazienti a false speranze. È chiaro il messaggio di Giordano Beretta, Presidente eletto dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica AIOM che commenta in modo molto cauto le due notizie, «completamente differenti l’una dall’altra».
«Per quanto riguarda l’analisi del sangue per trovare il cancro in anticipo – dichiara a Sanità Informazione -, siamo ancora nell’ambito della sperimentazione. Si deve ancora dimostrare, infatti, se, una volta che il metodo è diffuso a tutta la popolazione, ci sia un beneficio reale. Sappiamo che sono i ricercatori sono riusciti ad individuare, in soggetti che avevano già avuto la patologia, la presenza di una recidiva della malattia; dobbiamo però capire se è possibile ipotizzare benefici reali facendo il test a tutti, cioè anche a soggetti sani. Il rischio è che il metodo non sia sufficientemente sensibile, cosa che tranquillizzerebbe coloro che ricevono un responso negativo quando magari in realtà da qualche parte la malattia c’è. Oppure si rischia che non sia sufficientemente specifico e quindi magari, pensando di avere una malattia, ci si sottopone ad una serie di accertamenti che magari possono essi stessi causare dei danni senza trarne alcun beneficio».
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«Per quanto riguarda le terapie geniche invece – prosegue -, sappiamo che c’è la disponibilità di alcuni meccanismi tecnologici che prima non c’erano che possono essere impiegati ed assicurare dei benefici. Si tratta, tuttavia, di indicazioni molto limitate e solo per casi particolari».
Il Presidente indirizza poi un chiaro messaggio agli organi di stampa: «La ricerca ha bisogno di anni, i media hanno bisogno di notizie immediate, senza però creare false speranze nella popolazione, cosa non corretta. Si deve dare, certo, la notizia di una ricerca meritevole, ma la comunicazione deve essere corretta: bisognerebbe dire “in questo determinato ambito sono stati fatti dei passi avanti ma che ancora devono diventare qualcosa di realmente utile al paziente”».
«È indubbio che stiamo crescendo e migliorando e che la ricerca stia andando molto avanti – conclude -. Abbiamo già dei trattamenti efficaci e speriamo che queste ricerche portino, in futuro, a dei trattamenti ancora più efficaci».