Nel Regno Unito è stato segnalato un potenziale focolaio di poliomielite, in seguito al ritrovamento di tracce del virus nelle acque reflue. Secondo l’Oms, ci sono oltre 100 paesi che non raggiungono la copertura vaccinale raccomandata
Ritorna lo spettro della poliomielite. Le autorità sanitarie del Regno Unito, che avevano dichiarato ufficialmente il traguardo «polio-free» nel lontano 2003, hanno segnalato un possibile focolaio. Sono state infatti trovate tracce del virus in alcuni campioni raccolti in un impianto di scolo di Londra. L’avvertimento è stato lanciato dall’Agenzia per la sicurezza sanitaria del Regno Unito (UKHSA), insieme all’agenzia nazionale del farmaco (MHRA). Si temono nuovi focolai, non solo nel Regno Unito. In effetti, secondo i dati dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), 114 paesi su 160 non hanno raggiunto la soglia del 95% di copertura nei bambini di un anno.
I campioni di poliomielite sono stati individuati nel Regno Unito presso l’impianto di London Beckton Sewage Treatment Works, che gestisce lo smaltimento di alcuni quartieri della zona Est e Nord della capitale britannica. Si tratta di un’area in cui abitano circa 4 milioni di persone. Finora non sono stati rintracciati pazienti positivi ai test. Ma si ritiene che il virus possa essere stato importato da una persona parzialmente vaccinata in paesi stranieri in cui esso è ancora attivo (come Afghanistan, Pakistan o Nigeria) e poi sparso in un circolo relativamente chiuso di consanguinei o vicini, fino a essere individuato nelle feci.
Le autorità lanciano un appello per completare il ciclo vaccinale
Nell’appello delle autorità sanitarie britanniche si ricorda come la poliomielite possa avere conseguenze invalidanti e in alcuni casi anche mortali. Le tracce rinvenute sono quelle di derivazione vaccinale del poliovirus di tipo 2 (VDPV2), che in casi definiti rari può contagiare in forma grave persone che non abbiano completato i cicli di vaccinazioni. Da qui l’appello generalizzato a genitori e famiglie a far sottoporre ai richiami previsti tutti i bambini che non li avessero portati a termine. Per quanto la malattia sia ritenuta eradicata nel Regno Unito, salvo episodici casi di importazione dall’estero negli ultimi anni, il servizio sanitario nazionale britannico (NHS) impone tuttora la somministrazione di massa del vaccino anti-polio ai neonati al compimento delle 8 settimane di età.
Secondo le stime più recenti, oggi il 95% dei bambini risulta aver completato l’intero programma vaccinale prescritto a livello nazionale; quota che scende tuttavia al 90% nella multietnica e multiculturale Londra. Il ceppo individuato dalle autorità potrebbe causare infezioni, ma probabilmente non malattie gravi, nelle persone che hanno ricevuto il vaccino antipolio iniettato.
In Italia si sta assistendo a un leggero calo della copertura vaccinale contro la poliomielite. O quantomeno capita che i vaccini non vengono effettuati nei tempi raccomandati. Gli ultimi dati a 24 mesi, relativi quindi ai bambini nati nel 2018, suggeriscono che la copertura vaccinale è scesa al 94,02%, meno di un punto percentuale rispetto al 2019. Le regioni che superano il 95% sono passate da 14 nel 2019 a 9 nel 2020. Altre 2 regioni hanno valori superiori al 94%. Due regioni hanno una copertura inferiore al 90%. «Se avete avuto la pessima idea di non vaccinare i vostri figli contro la polio (o non siete vaccinati) provvedete immediatamente», ha scritto l’immunologo Roberto Burioni in un tweet. «Spiego meglio: l’uomo è l’unico ospite naturale del virus della polio quindi se nelle fogne di Londra c’è il virus significa che a Londra c’è gente che ha in questo momento la polio», ha aggiunto.
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