D’Avolio (farmacologo): «Vitamina C, multivitaminici e vitamina D tra i più richiesti. Redatto un documento che raccoglie oltre 300 studi su interazione tra Covid-19 e vitamina D: il 95% ne dimostra l’efficacia»
Tensione da lockdown e paura del contagio: sono questi i principali fattori che hanno indotto gli italiani ad investire nell’acquisto di integratori alimentari. Secondo un’indagine dell’Unione Italiana Food (che ha elaborato i dati di New Line Ricerche di Mercato, e Avedisco, Associazione vendite dirette servizio consumatori) nelle farmacie e parafarmacie sono stati registrati aumenti a due cifre delle vendite di vitamine (quasi +30%) e degli integratori per aiutare il riposo notturno (+21,2%) e per il rafforzamento del sistema immunitario (+30,2%), a discapito di probiotici e sali minerali che abbandonano la vetta delle classifiche dei prodotti più richiesti.
«È aumentato soprattutto l’utilizzo di vitamina C, multivitaminici e vitamina D – dice Antonio D’Avolio, professore associato di Farmacologia all’università di Torino, membro della sezione clinica della Società Italiana di Farmacologia -, probabilmente come conseguenza diretta della diffusione di molte notizie che hanno indotto i cittadini a credere che la vitamina D possa avere un ruolo nella gestione delle influenze, Covid-19 compreso».
Anche prima del Covid, gli italiani avevano il primato in Europa: sono circa 32 milioni i cittadini del Belpaese che mediamente ne fanno uso, quasi il 65% della popolazione adulta. Le cifre sono emerse dalla più recente indagine realizzata dal Centro Studi di Federsalus del 2019, su un campione di 87 produttori di integratori alimentari monitorati durante il 2018.
Le medie di consumo italiane hanno cominciato a lievitare già dalla prima settimana di marzo, periodo in cui l’acquisto di integratori è aumentato del 6% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. L’analisi, condotta da IRI, una società di marketing specializzata in questo tipo di mercato che analizza le vendite nelle grandi catene, ha evidenziato casi veramente eclatanti: la vitamina C, oggetto di fake news, ha avuto un aumento del 146%, lo zinco consigliato per il raffreddore ha registrato un + 255%, lo sciroppo di sambuco, considerato un immunostimolante, è schizzato al 415%. Anche la vendita di vitamina D, sia per adulti che per bambini, ha subito aumenti importanti.
«Sugli effetti della vitamina D in pazienti affetti da Covid – continua il farmacologo – da marzo a fine novembre sono stati pubblicati oltre 300 studi, il 95% dei quali con conclusioni positive: l’assunzione di vitamina D migliorerebbe il decorso della malattia».
Lo stesso Antonino D’Avolio, con il professore Giancarlo Isaia dell’università di Torino, ha redatto un lavoro che raccoglie tutte le ricerche più affidabili sull’argomento: «Con questo documento proponiamo al Ministero della Salute di promuovere, come è stato fatto in Inghilterra, uno studio su grandi numeri (gli studi condotti finora presentano tutti un campione di riferimento ridotto) che accerti una volta per tutte – sottolinea D’Avolio – l’utilità della vitamina D nella decorso e prevenzione del Covid-19».
Il governo inglese, sulla base dello studio del gruppo di ricercatori guidato dallo scienziato Gareth David, che ha evidenziato la correlazione tra bassi livelli di vitamina D e rischio di morte per coronavirus, ha avviato la distribuzione gratuita di integratori di vitamina D. La consegna durerà tutto l’inverno e raggiungerà oltre due milioni di inglesi, in particolar modo le categorie ritenute fragili e i ricoverati nelle case di cura.
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