Salute 19 Marzo 2018 18:59

Da Roma all’Arabia, l’epigenetica spiegata da Valerio Orlando: «Il nostro destino non è tutto scritto nel DNA»

Al Piccolo Eliseo l’incontro con l’epigenetista che racconterà «l’odissea del genoma». Oggi lui è direttore dell’Environmental Epigenetics Research Program (KEEP) presso la King Abdullah University of Science and Technology. «Questi studi avranno un impatto importante anche a livello di politiche sanitarie per promuovere stili di vita più corretti e una sana nutrizione»

«Il nostro destino non è tutto scritto nel DNA: fattori ambientali, emotivi e culturali possono cambiare e determinare la nostra identità biologica». Le parole del professor Valerio Orlando introducono alla perfezione l’epigenetica, branca della biologia che sarà approfondita nel corso del BrainForum che si svolgerà oggi al Teatro Piccolo Eliseo di Roma. Il titolo dell’incontro, che vedrà Viviana Kasam intervistare Orlando, è «Epigenetica: l’Odissea del Genoma».

La scienza e la ricerca medica sbarcano così sul palcoscenico di un teatro. Un evento di divulgazione culturale che si preannuncia molto particolare: Orlando, che in passato ha lavorato anche per il San Raffaele di Milano e per la Fondazione Santa Lucia di Roma, è oggi direttore dell’Environmental Epigenetics Research Program (KEEP), Division of Bioscience, presso la King Abdullah University of Science and Technology KAUST, in Arabia Saudita. «Non mi sarei mai aspettato di andare a lavorare in Arabia Saudita ma lì ho trovato una realtà attenta a questo ramo della ricerca», spiega Orlando. L’epigenetica, termine che viene dal greco e significa “sopra i geni”, come parola nasce nel 1942 dal biologo e paleontologo inglese Conrad Waddington e studia, spiega il professore, «i cambiamenti ereditabili d’espressione dei geni non riconducibile al DNA». È dunque una disciplina che ricerca come differenti caratteristiche si possano sviluppare a partire da un medesimo bagaglio genetico.

«L’esempio più classico – afferma Orlando – è quello dei gemelli omozigoti, con identico DNA, che sembrano uguali, ma non lo sono, perché l’accumularsi progressivo durante le loro vite di esperienze biologiche e culturali diverse li rende sempre in ogni caso diversi».

La narrazione di Orlando avrà il compito di affascinare la platea del Piccolo Eliseo e guidare gli spettatori nel viaggio del genoma attraverso le fasi della vita e capire perché anche esperienze affettive e comportamentali fanno parte di un bagaglio che può agire, cambiare e modellare il patrimonio biologico di un individuo. “Questi studi – sottolinea Orlando – avranno un impatto importante anche a livello di politiche sanitarie per promuovere stili di vita più corretti e una sana nutrizione. Anche quello che leggiamo può cambiare il nostro patrimonio epigenetico».

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