Tasso di occupazione in terapia intensiva fermo al 2%, ma quello in area medica sale al 3%. Scende anche la percentuale di contagi tracciati, al 28% rispetto al 30 della settimana precedente
Sale ancora l’indice Rt a livello nazionale, passando a 1,57, mentre la scorsa settimana era a 1,26. Raddoppia l’incidenza settimanale, secondo il Monitoraggio settimanale Iss-Ministero della Salute. I dati riferiti al periodo 19-15 luglio mostrano «evidenza di forte aumento dei casi diagnosticati in quasi tutte le regioni e province autonome e aumenta in maniera molto significativa la trasmissione dell’infezione da virus Sars-CoV-2 nel Paese, con quasi tutte le regioni e province autonome classificate a rischio epidemico moderato».
La circolazione della variante Delta è in aumento in Italia ed è ormai prevalente. La variante sta portando ad un aumento dei casi in altri Paesi con alta copertura vaccinale, pertanto «è opportuno realizzare un capillare tracciamento e sequenziamento dei casi».
Sulla base dell’analisi dei dati Covid relativi al periodo 19-25 luglio, «sono 20 le regioni e province autonome classificate a rischio moderato questa settimana». E solo una, il Molise, è classificata a rischio basso. In tutto, 17 regioni/province autonome riportano allerte di resilienza, ma nessuna ne riporta molteplici.
L’attuale impatto della malattia Covid sui servizi ospedalieri presenta tassi di occupazione e numero di ricoverati in area medica e terapia intensiva sostanzialmente stabili. Nessuna regione/provincia autonoma supera la soglia critica di occupazione dei posti letto in terapia intensiva o area medica, ma salgono i ricoveri.
«Il tasso di occupazione in terapia intensiva è stabile al 2%, con un lieve aumento nel numero di persone ricoverate che passa da 165 (dato del 20 luglio) a 189 (dato del 27)», si legge nel testo. «Il tasso di occupazione in aree mediche a livello nazionale aumenta al 3%. Il numero di persone ricoverate in queste aree è in aumento da 1.194 a 1.611».
«È necessario accelerare i tempi per raggiungere una elevata copertura vaccinale ed il completamento dei cicli di vaccinazione – esortano gli esperti, così da – prevenire ulteriori recrudescenze di episodi di aumentata circolazione del virus sostenute da varianti emergenti con maggiore trasmissibilità».
La percentuale dei casi rilevati attraverso l’attività di tracciamento dei contatti scende ulteriormente (28% contro 30% della scorsa settimana), si precisa, e aumenta invece la percentuale dei casi rilevati attraverso la comparsa dei sintomi (46% contro 44%). Infine, il 26% è stato diagnosticato attraverso attività di screening».
«Le varianti ce le aspettavamo, anche l’exploit della Delta che corre molto di più: 40-60% in più all’altra che era già più trasmissibile. Dato del tutto atteso. E’ una variante che certamente corre molto se non contenuta ma i vaccini mantengono l’efficacia» ha precisato il direttore generale della Prevenzione del ministero della Salute, Gianni Rezza.
«Le vaccinazioni stanno crescendo, anche chi ha completato il ciclo vaccinale. Rimane una parte importante oltre i 50 anni e i 60 anni di persone che devono vaccinarsi con la prima dose. Il dato positivo è che i giovani tra i 20-29 anni e 30-39 anni stanno aderendo in maniera importante e questo caratterizza l’Italia nel contesto europeo» ha sottolineato il presidente dell’Istituto superiore di sanità (Iss), Silvio Brusaferro.
«Sono stati definiti nuovi parametri per far scattare delle misure da zona gialla, con qualche restrizione aggiuntiva, oggi è difficile fare una previsione, dobbiamo valutare con attenzione l’andamento dei dati e credo, già la prossima settimana, sulla base dell’andamento dell’Rt, dei sintomatici e delle ospedalizzazioni, potremmo avere un quadro un po’ più definito», ha aggiunto.
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