Gli indici continuano ad alzarsi: Rt a 1,15 e incidenza a 53 su 100mila abitanti. Un’allerta di resilienza in ogni Regione e PPA, in forte aumento i casi non legati a catene di trasmissione. Speranza dice che il vaccino per i bimbi sarà approvato per metà dicembre
Incidenza in risalita e questa volta in maniera sensibile in Italia. Secondo i dati dell’Istituto Superiore di Sanità e del Ministero della Salute da 46 su 100mila abitanti, l’incidenza si è spostata a 53 in soli sette giorni. Anche l’Rt sui casi sintomatici ha superato la barriera dell’1, andandosi a fissare a 1,15 sopra la soglia epidemica. Rimane invece stabile, anche se sempre sopra la soglia l’indice di trasmissibilità basato sui ricoveri ospedalieri (Rt=1,12 (1,06-1,17) vs Rt=1,13 (1,07-1,19) al 19/10/2021).
«Si ritiene – scrivono gli esperti ISS – che le stime di Rt siano poco sensibili al recente aumento del numero di tamponi effettuati, poiché tali stime sono basate sui soli casi sintomatici e/o ospedalizzati». In terapia intensiva il tasso di occupazione è al 4,0% (rilevazione giornaliera Ministero della Salute al 4 novembre) contro il 3,7% (rilevazione giornaliera Ministero della Salute al 28/10). Il tasso di occupazione in aree mediche a livello nazionale sale al 5,3% contro il 4,5% al 28/10.
Tutte le Regioni e Province autonome sono passate alla classificazione a rischio moderato. Quindici su 21 riportano un’allerta di resilienza, ma nessuna ne riporta molteplici. In forte aumento il numero di nuovi casi non associati a catene di trasmissione (8.326 vs 6.264 della settimana precedente). Con la percentuale dei casi rilevati attraverso l’attività di tracciamento dei contatti in aumento (35% vs 33% la scorsa settimana). È stabile invece la percentuale dei casi rilevati attraverso la comparsa dei sintomi (47% vs 47%). Diminuisce lievemente quella di casi diagnosticati attraverso attività di screening (18% vs 20%).
«I numeri dell’Italia sono tra i migliori a livello europeo; il tasso di incidenza è in crescita nelle ultime settimane, ma più basso degli altri Paesi. Ma l’allarme portato ieri dall’Oms Europa va considerato con la massima attenzione e ci richiede di insistere sul terreno fondamentale per contrastare il Covid, ovvero la campagna di vaccinazione», ha detto il ministro della Salute Roberto Speranza, nel suo intervento alla conferenza stampa a Palazzo Chigi con il commissario straordinario per l’emergenza, generale Francesco Paolo Figliuolo, e con il presidente del Consiglio superiore di sanità e coordinatore del Cts, Franco Locatelli.
«Il colore rosso scuro sta diventato dominante a livello continentale e l’Italia, pur essendo in una fase in cui contagiati sono in ripresa, ha i dati migliori – ha ribadito il ministro – Questo perché la campagna di vaccinazione ha dati incoraggianti: questa mattina 86,45% di prime dosi, un dato molto alto, e siamo all’83,3% di persone vaccinabili che hanno completato il ciclo primario». Sul vaccino anti-Covid ai bimbi dai 5 agli 11 anni «siamo in attesa di un pronunciamento definitivo di Ema, l’auspicio è che possa arrivare nel mese di dicembre», ha aggiunto.
«È evidente che ci troviamo di fronte a uno scenario epidemiologico composito, dove il rischio di essere infettati e sviluppare una patologia grave tale da richiedere il ricovero in rianimazione, è significativamente diverso tra chi è vaccinato e chi non lo è. L’analisi dell’Iss ha documentato che nel Paese fino ai 59 anni di età nessuno dei vaccinati è stato ricoverato nelle terapie intensive, nella fascia 60-79 c’è un rischio 21 volte superiore e oltre gli 80 anni 8 volte superiore di finire in terapia intensiva per i non vaccinati. Anche nel nostro Paese, pur sottolineando il ministro quanto la situazione italiana sia marcatamente favorevole rispetto a tutti i Paesi europei, è evidente che c’è un lavoro da continuare e sviluppare». Il presidente del Consiglio superiore di sanità, Franco Locatelli, coordinatore del Comitato tecnico-scientifico, ha voluto essere chiaro nel suo intervento.
«Dobbiamo continuare sostanzialmente con due messaggi forti – ha aggiunto – Il primo è quello di incrementare le vaccinazioni anti-Covid in chi non ha ricevuto il ciclo primario e di sottolineare oltre i 60 anni, nei fragili e negli operatori sanitari di sottoporsi alla terza dose come ulteriore elemento di protezione per l’intero Paese. Poi il secondo messaggio riguarda le misure non farmacologiche, che hanno contribuito assieme ai vaccini a mantenere la circolazione virale su livelli favorevoli in Italia rispetto ad altri Paesi. Quindi è importante sottolineare la responsabilità di comportamenti individuali, evitare assembramenti, la partecipazioni a feste in cui uno non indossa la mascherina e rischia di sviluppare contagi importanti».
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