Salute 8 Agosto 2019 08:00

Con Sail4Parkinson una settimana in barca a vela per ridurre gli effetti della malattia

Modugno (presidente Parkinzone Onlus): «Abbiamo voluto creare un’opportunità di percorso riabilitativo che raramente si prospetta per le persone con Parkinson, facendo vivere ai malati un’esperienza unica con benefici che saranno duraturi nel tempo»

di Federica Bosco
Con Sail4Parkinson una settimana in barca a vela per ridurre gli effetti della malattia

Si chiama Sail4Parkinson ed è un progetto riabilitativo alternativo per pazienti affetti dal Parkinson e per i loro familiari che sfrutta lo stimolo fisico, emozionale e psicologico che proviene dal contatto con il mare e dalla navigazione a vela. Il progetto, giunto all’ottava edizione, anche quest’anno ha voluto affiancare alle cure tradizionali soluzioni innovative che hanno fatto da stimolo ai malati.  Il palcoscenico dell’iniziativa, che si è svolta alla fine di luglio, è stato il mare della Sardegna, tra il comune di Cagliari e l’area protetta della penisola del Sinis fino a toccare l’isola di Mal di Ventre: un vero e proprio paradiso incontaminato.

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«Le ragioni che hanno fatto sviluppare l’idea di portare in mare i malati di Parkinson sono molteplici – racconta il dottor Nicola Modugno, presidente dell’associazione Parkinzone Onlus e direttore del centro Parkinson e disturbi del movimento presso l’I.R.C.C.S Neuromed di Pozzilli, in provincia di Isernia –. Per prima cosa abbiamo voluto creare un’opportunità di percorso riabilitativo che raramente si prospetta per le persone con Parkinson, facendo vivere ai malati un’esperienza unica con benefici che saranno duraturi nel tempo. Poi, dal momento che nel Parkinson il problema più grande è rappresentato dagli automatismi difettosi e rallentati e dal fatto che i malati facciano fatica a concentrarsi su più cose contemporaneamente, abbiamo voluto abbinare uno sport come la vela ad un’attività artistica come il teatro, in grado di smuovere la depressione e l’apatia. Un connubio tra vela e teatro dunque in grado di agire sia sulla parte emotiva che motivazionale del cervello. Ogni paziente in pochi giorni è in grado di migliorare l’autostima, il desiderio di superare i propri limiti e in lui ricompaiono sentimenti dimenticati, quali l’allegria, l’entusiasmo e una maggiore socievolezza».

Gli interventi riabilitativi organizzati all’interno di un contesto naturale si sono dimostrati più efficaci di quelli in un ambito ospedaliero. Un recente studio ha dimostrato che episodi di freezing del cammino (congelamento della marcia), presenti quando un malato di Parkinson passa sotto una porta, non si verificano più se si trova in un contesto all’aria aperta, ad esempio tra due siepi.

Per ottenere questi risultati è stato studiato un programma con molteplici attività. Oltre alla vela, i pazienti hanno seguito laboratori di teatro, di musica, di canto, di movimento e di arti manuali. Anche la scelta del luogo di elevato pregio naturalistico non è casuale, ma stimolante da un punto di vista psicologico. Secondo recenti studi svedesi condotti su malati di Parkinson, è emerso che un’attività fisica, regolare e costante, abbinata ad altre discipline quali teatro, danza, musica, yoga e Taichi, possono limitare la progressione e l’evoluzione della malattia di Parkinson, migliorare la qualità della vita dei pazienti e mantenere una maggiore autonomia e plasticità nei movimenti, permettendo di ridurre i dosaggi dei farmaci e i disturbi collaterali che ne derivano.

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«I risultati degli anni precedenti ci hanno spinto a sviluppare un percorso terapeutico vero e proprio – prosegue il dottor Modugno – con discipline artistiche e sportive e riproporre l’ambiente stimolante con uno scenario naturalistico di elevato pregio come è quello della costa della Sardegna. In più, in questa edizione, il programma è stato arricchito con il progetto artistico Dance Well, nato a Bassano del Grappa in collaborazione con il Centro per la Scena Contemporanea e con una visita guidata dalla professoressa Carla Del Vais al sito archeologico di Tharros».

Gli aspetti clinici emersi al termine del percorso, durato sette giorni, hanno evidenziato che i malati di Parkinson, se inseriti in un contesto di vita organizzata, tendono a perdere le fluttuazioni motorie, le discinesie e le difficoltà legate all’assunzione di farmaci. Non solo, tutti i pazienti hanno riferito la pressoché totale scomparsa dei fenomeni ansiosi depressivi, dei disturbi del sonno e della sensazione di astenia, fatica e dolori che di norma caratterizza la loro vita.

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