Un emendamento bipartisan aveva spianato la strada all’introduzione di un contributo per chi avesse bisogno di sostegno psicologico. Ma il Ministero dell’Economia ha detto no all’erogazione dei 50 milioni previsti. «Se si vuole trovare una soluzione nell’immediato il bonus è la strada più veloce, speriamo nei prossimi decreti» spiega David Lazzari
Il bonus psicologo sembrava cosa fatta: appoggiato da quasi tutte le forze parlamentari, doveva essere introdotto in legge di Bilancio 2022 grazie ad un emendamento bipartisan ad hoc. Invece, all’ultimo minuto, è arrivato lo stop del Ministero dell’Economia e Finanza e i 50 milioni di euro destinati al benessere psicologico degli italiani sono sfumati nel corso dell’esame notturno della manovra in commissione Bilancio al Senato.
«È incredibile che il MEF tagli queste cose come se fossero dei lussi» commenta a Sanità Informazione con una punta di amarezza David Lazzari, presidente del Consiglio dell’Ordine degli Psicologi. Il bonus altro non era che un sostegno finanziario a chi volesse recarsi dallo psicologo: con il “bonus avviamento” si stanziava un contributo di 150 euro per i cittadini maggiorenni a cui non è stato diagnosticato un disturbo mentale e che non hanno avuto accesso ad altre agevolazioni in materia di salute mentale, ma senza limiti di reddito.
Con il bonus sostegno si avrebbero avuto dei sostegni economici da 400 a 1600 in base al reddito. Risorse che però all’ultimo si è scelto di destinare ad altro, nonostante tutte le statistiche segnalino un consistente aumento del disagio psicologico tra gli italiani dopo due anni di pandemia.
«All’ultimo minuto, al fotofinish, è intervenuto il Ministero dell’Economia e delle Finanze che ha tagliato gran parte dei fondi per la psicologia scolastica e questo bonus che si voleva inserire con criteri ben definiti. È saltato per ragioni economiche, contabili. Credo che ci sia una visione un po’ miope nel fare queste scelte. È chiaro che i conti devono quadrare ma è evidente che qui si tratta di investimenti: esistono ormai tantissimi studi che sostengono che problematiche psicologiche non affrontate hanno un costo molto importante per l’economia oltre che per le persone. In realtà questi fondi andrebbero considerati come un investimento».
«Il bonus per la legge di Bilancio 2022 stanziava 50 milioni che si univa alle risorse per la psicologia scolastica, fondi destinati a inserire gli psicologi in maniera strutturale nelle scuole. Quest’ultimo fondo è rimasto ma dai 120 milioni iniziali è stato ridotto a 20 milioni, una cifra simbolica. La cosa incredibile è che un bonus nella legge di Bilancio in realtà c’è: si tratta di un bonus da 20 milioni di euro, dieci dei quali vengono dalla legge 106 e 10 sono stati messi ex novo nel Bilancio per consentire l’accesso agli interventi psicologi alle fasce più deboli delle popolazioni. È un paradosso, non si capisce perché non sia stato incrementato quel bonus già presente. I dieci milioni stanziati nel 2021 non sono stati mai spesi perché richiedeva un decreto attuativo del Ministero dell’Economia e della Salute, mai emanato. Hanno preso quel fondo, ci hanno aggiunto altri dieci milioni, e lo hanno inserito nella legge di Bilancio. Perché non hanno incrementato quello che già c’era?».
La strada è quella di incrementare le cifre messe nella legge di Bilancio e fondamentalmente le strade sono tre: il bonus che è una risposta immediata, emergenziale e quindi, se si vuole dare una risposta nell’immediato, questa è la soluzione. La seconda strada parallela è incrementare i fondi della psicologia scolastica, perché è fondamentale che ci sia un presidio di prevenzione ma anche di ascolto e sostegno nella scuola dove si possono intercettare gran parte dei disagi legati all’infanzia e all’adolescenza che hanno un particolare valore perché incidono sulla formazione e sulla costruzione della persona. È un investimento essenziale. La terza strada è quella di una sanità che venga potenziata e che vengano fatte assunzioni nei servizi sanitari. Questa strada richiede però tempi più lunghi, mentre invece le altre due strade sono cose che governo e parlamento possono realizzare con le prossime leggi, l’emergenza c’è ancora e di leggi e di decreti ce ne saranno tanti nei prossimi mesi e quelle sono le sedi per fare questo. È positivo che il Parlamento si sia reso conto dell’importanza di questi temi, ma è incredibile che poi il MEF tagli queste cose come se fossero dei lussi».
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