Il presidente della Società Oftalmologica Italiana illustra il sentiero per un recupero della normalità nelle visite. Preoccupa chi non ha potuto fare prevenzione e ora potrebbe aggravarsi. Fondamentale differenza tra congiuntivite da Covid e quella batterica
In media si effettuano 15 milioni di visite oculistiche e 1 milione di interventi salvavista all’anno. Con il blocco di 3 mesi dovuto al Covid-19, la Società Oftalmologica Italiana (SOI) denuncia una riduzione del 25% su questi numeri. Ovvero 3 milioni e mezzo di visite e 250 mila interventi in meno.
L’infezione da Sars-CoV-2 ha imposto un accesso limitato alle prestazioni oculistiche, chiarisce il presidente della SOI, Matteo Piovella. Uno «tsunami» inaspettato, lo definisce, che ha costretto a rimandare le prestazioni in mancanza di «possibilità pratica di accogliere i pazienti in aree che dovevano essere dedicate all’emergenza». Anche i casi che non potevano attendere il miglioramento della situazione Covid-19 hanno evitato di recarsi in ospedale, con un alto rischio per la propria salute. «Il 90% dei distacchi di retina – spiega Piovella – non sono arrivati in pronto soccorso, per paura del contagio».
Un danno che il presidente della SOI divide in “certo” e “indiretto”. «Il danno certo – fa capire – sono le persone che hanno rimandato appuntamenti e controlli di cui erano consapevoli, mentre il danno indiretto, il più pericoloso, deriva dalle persone che non hanno avuto possibilità di fare prevenzione e non sapendo di avere urgenza nel calendarizzare le visite, non lo hanno fatto. Troveremo ora situazioni in parte aggravate rispetto a prima».
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Sin dall’inizio della pandemia gli oculisti si sono trovati al centro delle richieste dei pazienti. Uno dei primi sintomi del Covid-19 in alcuni soggetti è risultata la congiuntivite, generando un’iniziale confusione tra le manifestazioni batteriche e quelle virali. «È importante sapere – su questo mette un punto Piovella – che la percentuale di contagiati che la manifesta è limitata. La congiuntivite virale ha due caratteristiche: parte da un solo occhio, che non lacrima e non diventa troppo rosso, e si gonfia un linfonodo pretragico come se avessimo male alle tonsille. Per contro, quella batteria colpisce entrambi gli occhi e presenta una secrezione giallastra che impedisce di aprire bene l’occhio».
Ora la SOI chiede a gran voce una riorganizzazione dell’attività assistenziale oculistica, per evitare che tante malattie vadano fuori controllo. Per favorire una maggiore chiarezza la Società ha diffuso una serie di linee guida per poter riattivare la modalità ordinaria il prima possibile.
«La prima raccomandazione – spiega Piovella – è quella di essere in grado di individuare pazienti potenzialmente contagiosi in modo da informarli dell’impossibilità d’accesso allo studio medico o all’ambulatorio chirurgico. Indispensabile attivare specifiche domande di selezione per telefono prima dell’acceso diretto. Al paziente viene illustrata un’informativa sui dispositivi di protezione individuali necessari per l’accesso allo studio, mascherina compresa. Una volta raggiunto il centro, va sottoscritta un’autocertificazione di conformità a quanto dichiarato nel questionario».
Negli studi va controllato il rispetto delle norme di distanziamento, la riduzione e la corretta programmazione delle visite e degli interventi chirurgici e vengono date informazioni circa l’applicazione della sanificazione dell’ambiente e delle apparecchiature tra un paziente ed il successivo. «In tutte le fasi della visita – aggiunge – dove la distanza tra paziente e operatore risulta inferiore a un metro si prevede che il paziente rimanga in silenzio per contenere l’espulsione di droplets ovvero le goccioline di saliva».
Il presidente ricorda che «il Covid-19 non ha cambiato nulla», ci sono malattie come glaucoma e degenerazione maculare senile che portano ancora tanti pazienti a perdere la vista. «Dalla cura delle più gravi – conclude – fino alle tradizionali congiuntiviti o la correzione dei difetti di vista non devono tornare ai livelli di 20 anni fa. È necessario rasserenare tutti sul proprio stato di salute e in modo specifico individuare le persone potenzialmente contagiose per poterle proteggere e impedire che la malattia torni a diffondersi».
Anche per questo il primo congresso virtuale SOI sarà ancora più importante in questa fase 2. Dal 29 al 31 maggio 2020 i principali protagonisti dell’oftalmologia cercheranno di rispondere alle necessità immediate del post-Covid. In un clima di confronto si penserà alla riorganizzazione sicura auspicata dal presidente Piovella e ai prossimi passi per il benessere dei pazienti.
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