INCHIESTA | A tre anni dall’inizio della pandemia da Covid-19 manca una strategia europea a tutela del benessere psicologico dei cittadini. Stati e Regioni si muovono in ordine sparso: dall’Estonia alla Spagna, dalla Finlandia alla Grecia, dall’Abruzzo al Friuli Venezia Giulia, la panoramica di Sanità Informazione
I primi a chiedere un maggior impegno delle istituzioni europee per la salute mentale erano stati i cittadini coinvolti nella Conferenza sul Futuro dell’Europa (COFOE), l’esperimento di partecipazione politica diretta che aveva coinvolto circa 108 cittadini provenienti da tutta l’UE per delineare le politiche europee del futuro. Tra le 49 proposte presentate al termine delle consultazioni nel 2022, infatti, c’era anche la richiesta di un piano d’azione sulla salute mentale, che delineasse una strategia di lungo termine per la tutela del benessere psicologico dei cittadini del continente. Nacque allora l’idea del Piano Europeo per la salute mentale.
Il 14 settembre 2022, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen aveva affrontato il tema durante il discorso sullo Stato dell’Unione a Strasburgo: “Per molti che si sentono ansiosi e persi, un supporto appropriato, accessibile e conveniente può fare la differenza”. Poche settimane prima, il Parlamento Europeo aveva ribadito la necessità di riconoscere l’alto numero di casi legati alle difficili condizioni lavorative, sottolineando la necessità di sradicare la violenza, la discriminazione e le molestie dai luoghi di lavoro e studio. Non solo per gli adulti, infatti, la pandemia da Covid-19, con i lockdown e le misure di distanziamento sociale, aveva esacerbato difficoltà già esistenti provocando ansia e depressione in tutte le fasce d’età.
Il primo piano d’azione sulla salute mentale promesso dalla Commissione europea dovrebbe essere presentato a giugno di quest’anno. La commissaria per la salute e la sicurezza alimentare in Europa Stella Kyriakides, durante un’audizione al Parlamento Europeo lo scorso 18 ottobre 2022, ha detto: “Dobbiamo migliorare la nostra comprensione dei problemi di salute mentale e dare priorità alla prevenzione. […] Dobbiamo anche migliorare l’accesso all’assistenza sanitaria mentale, uno dei principi alla base dei diritti sociali”. E più di recente ha dichiarato: “Migliorare la salute mentale di tutti i cittadini è una priorità per me e per tutta la Commissione. A giugno presenteremo il primo approccio globale dell’UE sulla salute mentale. […] Ci baseremo sulle politiche e sulle azioni esistenti in UE, come l’iniziativa Healthier Together, ma ne esploreremo anche di nuove”.
In attesa che l’Europa batta un colpo, gli Stati si muovono in ordine sparso adottando strategie differenziate per cercare di risolvere quello che è, a tutti agli effetti, un problema comune.
È il caso, ad esempio, dell’Estonia e a raccontarlo è Vootele Veldre, Policy Designer del Dipartimento di Salute Mentale presso il Ministero degli Affari Sociali della Repubblica d’Estonia. “Nell’autunno 2021, l’Estonia ha lanciato due sussidi per promuovere il supporto non clinico per la salute mentale a livello locale. Il primo è un sussidio pensato per coprire i costi legati all’assunzione di psicologi di comunità, ovvero psicologi non clinici che lavorino per la comunità locale” spiega Veldre. “Il secondo, invece, è un sussidio legato all’acquisto di servizi: dall’arte terapia, al counselling, alla terapia di gruppo. A questo secondo sussidio statale sono dedicati circa tre quarti del budget totale, corrispondente a circa 1,3 milioni di euro.” Veldre racconta poi della campagna di sensibilizzazione messa a punto per i cittadini estoni su entrambi i programmi, insieme all’intenzione di raddoppiare il budget a sostegno di questi programmi nei prossimi tre o quattro anni. È interessante notare che, secondo Veldre, il budget è sottoutilizzato, ma aggiunge: “Stiamo promuovendo fortemente entrambi i programmi e speriamo di raddoppiare il budget e la spesa entro tre o quattro anni”. In Estonia, i servizi legati alla salute mentale sono per lo più forniti in contesti di assistenza medica ma, in linea con le raccomandazioni fornite dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, “Il governo sta pianificando una significativa espansione degli interventi di salute mentale a livello di comunità, compresi quelli a bassa intensità. Le specifiche tipologie di intervento verranno stabilite entro la fine dell’anno”.
Profondamente diversa sembra essere la situazione in Polonia, dove i cittadini denunciano la mancanza di una strategia nazionale per la prevenzione della salute mentale, perfino dei più piccoli. Alcuni cittadini polacchi ora residenti all’estero hanno raccontato ai nostri microfoni che, già prima della pandemia, il governo Morawiecki aveva alimentato una narrazione stereotipata a discapito della professionalità di figure quali lo psicologo scolastico. In tutta la Polonia si è quindi assistito ad un progressivo taglio dei fondi a disposizione per progetti di psicologia scolastica con una disparità nell’offerta del servizio e nella formazione di personale specializzato da città a città, da scuola a scuola. Nell’ambito della salute mentale, in Polonia la situazione è ancor più delicata per le coppie omosessuali e le persone transgender. La mancanza di un’efficiente assistenza sanitaria di base sul piano psicologico è stata denunciata molte volte da parte di una società civile che fa grande affidamento sull’operato delle ONG le quali, peraltro, non vengono ostacolate solo fino a quando non si schierano apertamente contro la maggioranza di governo. Se, da una parte, il sistema sanitario nazionale polacco garantisce un sostegno psicologico alle persone che ne fanno richiesta tramite il proprio medico di base, dall’altra è anche vero che le liste d’attesa sono lunghe mesi e che i professionisti assunti non sempre sono sufficientemente qualificati. “Se hai bisogno di rivolgerti ad un terapeuta con una certa urgenza e puoi permettertelo, tendi a prediligere un libero professionista” confermano i cittadini ascoltati. A dipingere un quadro ancor più complesso per il sistema sanitario polacco è l’ultimo report (2021) sullo stato di salute delle professioni sanitarie in Polonia, pubblicato dalla Commissione europea in collaborazione con l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) e l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS). Secondo questa analisi basata sull’elaborazione di statistiche ufficiali nazionali: “La Polonia ha il numero più basso di medici e infermieri pro capite (rispetto alla media UE, ndr). Inoltre, molti medici e infermieri si stanno avvicinando all’età pensionabile, il che aumenta le preoccupazioni sull’offerta futura”.
Premiata come paese più felice al mondo per il sesto anno consecutivo dal World Happiness Report 2023, la Finlandia ha discusso in campagna elettorale il miglioramento del proprio sistema sanitario nazionale in termini di assistenza psicologica agli utenti. Ad essere messa sotto osservazione, in questo caso, sarebbe soprattutto il sistema attorno al quale sono organizzati i servizi di salute mentale per bambini e giovani, definito dall’Istituto finlandese per la salute ed il benessere (THL) come “confuso” e “che mina l’efficacia” dell’assistenza primaria, partendo dall’assunto che il diritto d’accesso alle cure di supporto psicologico dovrebbe essere garantito in maniera omogenea su tutto il territorio nazionale, trattandosi di un diritto fondamentale. Infatti, se la Finlandia ha sviluppato negli anni un programma di supporto psicologico per gli studenti universitari relativamente efficiente, altrettanto non si può dire per gli studenti della scuola primaria. Lo studente iscritto ad una qualsiasi facoltà universitaria in Finlandia può rivolgersi allo sportello psicologico anche con una semplice telefonata: spetta ad un infermiere indirizzarlo verso la tipologia di supporto più adeguato. Sanità Informazione ha parlato con alcune studentesse dell’Università di Tampere che hanno usufruito di questo servizio durante la pandemia. Secondo loro, l’accesso allo sportello è abbastanza veloce, ma la qualità del servizio dipende molto dal professionista cui si viene affiancati: non tutti si sono dimostrati capaci di fornire un’assistenza psicologica adeguata.
Rispetto alla parziale efficienza del sistema sanitario nazionale per quanto riguarda situazioni di supporto psicologico in generale, si registrano testimonianze simili anche da parte di studenti residenti in altri paesi dell’Unione Europea, dalla Spagna alla Grecia. Lo racconta Soraya, studentessa al secondo anno di Psicologia presso l’Università di Cordoba: “Con i miei colleghi discuto spesso del fatto che gli psicologi assunti dal sistema sanitario nazionale sono mal pagati, direi troppo sottovalutati… Spesso, hanno un lavoro extra per poter avere uno stipendio abbastanza alto”. In Grecia, l’assistenza psicologica viene fornita dal sistema sanitario nazionale con estrema difficoltà, eppure il tema non è fonte di dibattito in questo periodo di campagna elettorale. “Sfortunatamente, in Grecia e a Cipro non abbiamo ancora un sistema di psicologi di base” – spiega Natalia Daliani, giornalista – “Invece, si sta risvegliando un dibattito pubblico rispetto all’inserimento di psicologi nelle scuole dato che, al momento, ci sono solo negli istituti privati. Gli studenti lo stanno chiedendo da tempo”.
Sembra dunque delinearsi una tendenza per cui, i cittadini europei che possono permetterselo economicamente, preferiscono rivolgersi a liberi professionisti. Secondo le testimonianze raccolte, in questo modo sarebbero garantiti tempi d’attesa più brevi, l’affiancamento di un professionista più preparato e modalità di fruizione più gestibili per gli utenti.
Il dibattito italiano sull’introduzione di un servizio di psicologia di base su scala nazionale sembra essere ancora piuttosto vivo, nonostante il tema sia scivolato indietro rispetto alle priorità di Palazzo Chigi. E nonostante l’attenzione che i due precedenti governi avevano dedicato al tema ospitando anche a Roma il Global Mental Health Summit nel 2022. Interrogato sulla crescente domanda di cure per la salute mentale alla Camera dei Deputati, lo scorso 18 Gennaio, il Ministro della Salute, Orazio Schillaci ha dichiarato: “È mia intenzione avviare ogni necessario approfondimento, anche tecnico, per poter valutare la necessità di intervenire con specifiche iniziative”. L’informativa è arrivata dopo che alcuni Consigli regionali hanno approvato dei provvedimenti a sostegno di forme diverse di assistenza psicologica per i propri cittadini.
Apripista è stato, innanzitutto, il Consiglio regionale della Campania approvando la legge regionale n. 35/2020, con la quale ha istituito il primo servizio di psicologia di base per i cittadini. Tuttavia, l’impugnazione da parte della Presidenza del Consiglio dei Ministri presso la Corte Costituzionale ha ritardato l’entrata in vigore del provvedimento. La sentenza n. 241/2021 ha respinto il ricorso, aprendo di fatto alla co-presenza in studio di medici di medicina generale e psicologi per cercare di intervenire in maniera più tempestiva sulla somatizzazione ed il malessere prima del loro farsi malattia, così da evitare ricoveri impropri.
Il Consiglio regionale dell’Abruzzo ha introdotto la figura professionale dello psicologo di base nel settembre 2022. La legge regionale n.28/2022 ha peraltro stanziato 400.000 euro all’anno a sostegno dell’iniziativa per il triennio 2022-2024.
Il disegno di legge regionale n.39/2022 approvato dal Consiglio della Toscana tre mesi dopo regola anch’esso l’istituzione della figura dello psicologo di base all’interno di ciascuna Azienda unità sanitaria locale. Nel testo si legge che il servizio di prossimità farà affidamento, per questa prima fase, su liberi professionisti a rapporto convenzionale con le Asl, ma la prospettiva di lungo periodo è quella di arrivare ad una diretta fornitura dello stesso servizio da parte del Sistema Sanitario Regionale.
In Piemonte, invece, si è agito su due fronti contemporaneamente: da una parte, è stata approvata una legge regionale molto simile alle precedenti, dall’altra si è cercato di dare vigore al servizio di psicologia scolastica stanziando 1,4 milioni di euro.
Mentre in Sicilia, Lombardia e Liguria un disegno di legge per l’introduzione dello psicologo di base è ancora in fase di esame, in Emilia-Romagna si sta sperimentando l’introduzione dello psicologo nelle Case di Comunità: presìdi locali ospitanti équipe di medici di medicina generale, pediatri di libera scelta, medici specialisti, infermieri di famiglia e di comunità, nell’ambito del nuovo modello organizzativo della rete di assistenza sanitaria territoriale finanziato dal PNRR. Sulla scia del bonus psicologo che era stato stanziato dal governo italiano nel 2022, il Friuli Venezia Giulia ed il Lazio hanno preferito rispondere all’incremento di richieste per cure psicologiche stanziando ulteriori fondi da destinare ai giovani regolarmente iscritti ad un corso di studio nel territorio regionale. Nel caso del Friuli, l’importo confermato per il secondo anno consecutivo è di 225 euro a persona, da utilizzare per la fruizione di un ciclo di cinque sedute individuali di consulenza psicologica presso professionisti iscritti all’Ordine e accreditati dalla Regione. Al servizio possono accedere gli studenti residenti in Friuli Venezia Giulia di età non superiore ai 24 anni, iscritti a scuole pubbliche o private. Il bonus psicologo istituito dalla Regione Lazio per il periodo 2022-2024, invece, permette alle persone di età compresa tra 6 e 21 anni di chiedere un contributo fino a 1.000 euro da spendere in servizi di supporto psicologico. La misura è parte di un più ampio pacchetto di politiche sociali a sostegno della psicologia scolastica e territoriale.
Secondo molti osservatori, anche in attesa del Piano Europeo per la salute mentale, un più facile accesso alle cure psicologiche dovrebbe essere garantito a tutti già da tempo in Italia, da Aosta a Catania. In un periodo storico così complesso, caratterizzato da un’alta percentuale di NEET nella fascia 15-34 anni, in cui gli strascichi della pandemia si mischiano all’ansia climatica, sarebbe importante che il Governo contribuisse alla regolamentazione e desse ulteriore impeto allo sviluppo di servizi psicologici di base, così da rendere più omogeneo l’accesso ai servizi di base per il cittadino e garantire il rispetto del principio fissato dall’OMS e riportato in una targa che campeggia all’ingresso del Ministero della Salute: “La salute è uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale, e non semplice assenza di malattia o di infermità”.
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