Istituzioni e società scientifiche a confronto durante il congresso organizzato dalla SINPF
La salute mentale è destinata a rimanere la Cenerentola della sanità? Alla luce delle nuove esigenze della popolazione emerse in quest’ambito anche come effetto collaterale della pandemia, come sarà opportuno riorganizzare i servizi territoriali ed allocare le risorse necessarie? Su questo e molto altro si sono confrontate ieri le società scientifiche e le istituzioni riunite a Roma in un incontro organizzato dalla Società Italiana di NeuroPsicoFarmacologia (SINPF).
La fotografia scattata in sede di convegno restituisce l’impossibilità di garantire i servizi minimi in un settore in ginocchio già ben prima della pandemia, con assenza di investimenti, una carenza drammatica di personale medico e ora alle prese anche con un aumento del 30% di diagnosi tra depressione e altre patologie psichiche causate da due anni di Covid, soprattutto tra giovani e studenti: la cosiddetta la Next Generation. Gli investimenti, che sarebbero dovuti crescere almeno fino al 5% del fondo sanitario nazionale, per raggiungere l’obiettivo del 10% indicato in sede comunitaria per i Paesi ad alto reddito, sono tracollati dal già misero 3,5% del 2018 a 2,75% del 2020. Cui è seguito un crescente numero di diagnosi post pandemia. A tutto questo si aggiunge la fuga del personale, sia medico che infermieristico, da dipartimenti già sottorganico da anni. Il problema è che non si vede, tra le (ingenti) risorse destinate dal PNRR alla salute, un solo euro destinato alla Salute Mentale.
Da qui l’appello delle società scientifiche del settore per istituire una Agenzia Nazionale per la Salute Mentale, che dovrà ripartire da zero per mettere l’Italia in condizioni di pareggiare i conti con l’Europa e di ridare dignità a chi soffre e a chi lavora in questo settore così strategico per la società e l’economia italiana. «Nonostante la nostra branca abbia conosciuto, nel corso dei decenni, le riforme più all’avanguardia a livello europeo, nessuna riforma pare oggi finanziare i servizi territoriali, su cui si fonda la salute mentale- afferma Claudio Mencacci, co-presidente SINPF -. L’Agenzia Nazionale per la Salute Mentale che intendiamo portare avanti sarà basata su una rete di cooperazione a livello regionale e istituzionale, che garantisca standard uniformi di assistenza e che promuova salute mentale con fondi a favore della prevenzione a partire dalle scuole. Questo – fa eco Matteo Balestrieri, co-presidente SINPF – in modo tale da riorganizzare i servizi, calcolare correttamente le reali necessità di finanziamento, studiare la allocazione razionale di queste risorse e in modo omogeneo sul territorio, facendo in modo di garantire livelli di cura e assistenza di provata efficacia, fondate su evidenze che assicurino concreti risultati».
«Serve quindi – aggiungono i presidenti SINPF – un coordinamento tra le Regioni, la definizione di PDTA condivisi e integrati con piani di trattamento individuale, progetti terapeutico riabilitativi personalizzati, maggior coinvolgimento delle farmacie ospedaliere territoriali nel monitoraggio di farmacovigilanza e dell’aderenza terapeutica, sviluppo e supporto in tutte le Regioni di alternative alle strutture psichiatriche, stanziamento di fondi per la ricerca, la ricostruzione di un tavolo di lavoro interministeriale e interregionale. Tutto questo con l’unico vero obiettivo finale di una Agenzia Nazionale per la Salute Mentale: il recupero delle persone che soffrono».
«Purtroppo, le misure sinora adottate, pur segnando un’apprezzabile inversione di tendenza, non sono in grado di recuperare l’impoverimento di mezzi e personale che i Servizi per la Salute Mentale hanno subìto per anni – precisa Fabrizio Starace, presidente SIEP (Società Italiana Epidemiologia Psichiatrica) –. Ciò impone un immediato sforzo per raccordare tutti i livelli istituzionali verso un deciso cambio di passo: uno ‘straordinario’ investimento ordinario, che giunga gradualmente a due punti percentuali del Fondo Sanitario Nazionale e riporti allo standard minimo del 5% la spesa per la Salute Mentale. Un investimento organico, con una vision di sistema ma orientato al perseguimento di un numero definito di azioni prioritarie. La tenuta del ‘sistema Salute Mentale’ non è riconducibile alla somma di iniziative frammentarie, tantomeno se frutto di spinte lobbistiche o corporative. Purtroppo, non ci sembra di poter individuare, nelle pur significative risorse destinate dal PNRR alla Missione Salute, capitoli destinati alla salute mentale. Va inoltre immediatamente colmata l’assenza nel DM 71 di chiare indicazioni su standard organizzativi e di personale che consentano l’accesso a cure di qualità indipendentemente dalla Regione di residenza».
«Questo impoverimento dei servizi pubblici, ormai sotto la soglia della sopravvivenza, fa sì che si riducano anche le capacità e le possibilità di intervento precoce, mettendo in seria difficoltà le attività di prevenzione, tassello fondamentale per evitare di precipitare nel buio – aggiunge Massimo di Giannantonio, presidente SIP (Società Italiana di Psichiatria) –. In particolare, il riconoscimento precoce del problema negli studenti, che ci aiuta ad avere una conoscenza vera del fenomeno. Ecco, quindi, l’importanza di svolgere attività di osservazione e survey nelle scuole, così come è fondamentale sviluppare la conoscenza di farmaci e sostanze».
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