Nel convegno all’Università Pontificia Lateranense evidenziata la necessità di una svolta trasformando le restrizioni in possibilità di cambiamento
La riforma della sanità. È stato questo il tema centrale del convegno dal titolo “Professioni e sanità: chi e cosa si oppone al cambiamento?” organizzato e moderato dal direttore di Specchio Economico Victor Ciuffa.
Puntando ad andare oltre razionalizzazione e definanziamento – durante i lavori all’aula Paolo VI della Pontificia Università Lateranense – si è focalizzata l’attenzione sull’esigenza di una riforma del sistema di spesa possibile solo con un cambiamento radicale del Servizio Sanitario Nazionale. Come? Innanzitutto aggiornando un Patto per la salute non sufficientemente riformatore. Lo step successivo dovrebbe invece essere una “riforma culturale” capace di ripensare i modelli storici della tutela fondamentalmente mutualistica. Altro punto chiave per la svolta, infine, un’offerta di servizi proveniente soprattutto dalle professioni del settore.
Tutto, dunque, legato alla riforma del titolo V della Costituzione con un obiettivo ben chiaro: non si tratta di ricentralizzare il sistema, ma confermare l’articolo 32 della Costituzione (“La Repubblica tutela il diritto alla salute”) attraverso equilibrati rapporti tra Parlamento, Governo, Regioni e Comuni. Mettendo a confronto i controriformatori, i quali vogliono far saltare il sistema pubblico e gli antiriformatori, orientati a non cambiare nulla limitandosi ad applicare le riforme fatte, è riuscito a far breccia un messaggio perentorio: il riformista di cui si ha bisogno è chi trasforma i limiti economici in possibilità di cambiamento.
Presente al convegno il Direttore del Gemelli, Maurizio Guizzardi, il quale ha affermato: “Ciò che è emerso da questo incontro dimostra che il Sistema Sanitario è sostenibile a patto che si cambino alcuni aspetti chiave”. Tra questi ci sarebbe, secondo il Segretario Nazionale Fimmg, Giacomo Milillo, “il conflitto tra chi pensa che per rendere sostenibile la sanità italiana basti migliorare organizzazione ed efficienza, e chi pensa si debba passare attraverso una maggiore autonomia del professionista”. Il Presidente del Consiglio Superiore di Sanità, Enrico Garaci, ha invece aggiunto: “il cambiamento nella sanità italiana è inevitabile perché c’è stata un’evoluzione del sapere medico straordinaria e dunque il sistema intero deve adeguarsi. Questo cambiamento migliorerà la salute dei cittadini e ci farà risparmiare molte risorse”. Secondo Andrea Bottega, Segretario Nazionale Nursind, “il sistema ha bisogno di un profondo cambiamento perché sono mutati nel tempo i bisogni dei cittadini. In Italia abbiamo però tutte le carte in regola per accompagnare al meglio questo cambiamento”. Sulla stessa lunghezza d’onda anche il Segretario Nazionale Sismla, Raffaele Zinno.