Ad accorgersi dei problemi di vista dei bambini è, spesso, l’insegnante, prima ancora dei genitori. Dei fattori di rischio dell’epidemia di miopia nei bambini in età scolare si parlerà oggi al 3° Congresso G.O.A.L (Gruppo Oculisti Ambulatoriali Liberi) a Milano
Ecco una nota che non ha a che fare con il comportamento del bambino ma rappresenta, piuttosto, un invito al genitore a far controllare la vista del proprio figlio. A scriverla sul libretto o sul registro elettronico è spesso l’insegnante che, dopo aver avvicinato il banco di chi non vede bene alla lavagna, decide di comunicarlo alle famiglie.
Questo è solo uno spunto tra i tanti approfondimenti presentati oggi al 3° Congresso Nazionale G.O.A.L (Gruppo Oculisti Ambulatoriali Liberi) a Milano riguardo l’importanza delle visite mediche oculistiche per molti bambini in età scolare.
In Italia circa il 25% dei bambini è affetto da difetti della vista che causano difficoltà nell’apprendimento e nello svolgimento delle attività quotidiane. Succede spesso che questi bambini vengano definiti svogliati o distratti, quando invece il problema è di carattere visivo.
«Per molti bambini la prima visita oculistica coincide con le prime manifestazioni di affaticamento a scuola e prevedo che quest’anno, a seguito degli effetti della DAD e delle molte ore trascorse al chiuso, ci sarà un notevole incremento di richieste. Il sospetto viene in genere dall’insegnante – interviene Stefania Speranza, medico oculista consigliere G.O.A.L. – che, prima dei genitori, si accorge quando il bambino ha difficoltà a seguire le lezioni alla lavagna e “strizza” continuamente gli occhi. Al genitore possono sfuggire questi sintomi, perché in casa i bambini svolgono prevalentemente attività per vicino oppure rimediano avvicinandosi agli schermi. È fondamentale, quindi, che i bambini effettuino una visita oculistica di controllo all’inizio della scolarizzazione, sia al compimento dei 3 anni che dei 6 anni, prima che il difetto refrattivo crei problemi nel corretto sviluppo della funzione visiva e anche nell’apprendimento».
Nel 2050(2) la metà della popolazione mondiale potrebbe essere affetta da miopia (quasi 5 miliardi di persone). Da qui a 10 anni, il numero di persone che non vede bene da lontano potrebbe sfiorare i 2,5 miliardi. Tra i paesi più colpiti troviamo Cina e Stati Uniti: soffre di miopia oltre l’80% degli studenti delle scuole superiori cinesi, e percentuali simili sono state registrate a Singapore e Taiwan. Negli USA è miope il 35% dei giovani adulti, con un’incidenza salita del 70% negli ultimi 30 anni. In Italia va un po’ meglio, ma le cifre restano alte: è affetto da miopia oltre il 30% della popolazione e 1,7 milioni di bambini italiani.
La miopia insorge soprattutto durante l’età scolare e si sviluppa con maggiore incidenza nei figli di miopi. È importante intervenire precocemente e magari con soluzioni che non limitino le necessità di un bambino di poter svolgere le proprie attività di movimento come il gioco o lo sport.
«Per la miopia è cruciale poter intervenire precocemente sui soggetti nell’età dello sviluppo. Ci sono molti consigli che possono aiutare a far prevenzione sull’insorgenza e diversi metodi che permettono di rallentarne la progressione. Il defocus ipermetropico periferico è uno dei fattori correlati alla progressione della miopia giovanile. Un’opzione efficace – continua Speranza – è quella di lenti a contatto morbide monouso che hanno dimostrato di poter rallentare la progressione della miopia. Oltre ai vantaggi sull’efficacia dimostrata dagli studi scientifici, queste lenti a contatto sono di facile applicazione e rimozione anche tra i più piccoli. Senza dimenticare i vantaggi estetici e di movimento che le lenti a contatto possono offrire».
Questa lente a contatto fornisce uno strumento in più per la gestione della miopia, che fa leva sulla sinergia tra ottico optometrista e medico oculista per tutelare la visione del bambino. Esistono oggi lentia a contatto morbide a ricambio giornaliero, testate clinicamente per rallentare la progressione della miopia e che hanno ottenuto l’approvazione dall’ FDA (Food and Drug Administration).
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