L’apparenza inganna, Quattrini (sessuologo): «Chi tradisce mostra agli altri un atteggiamento opposto: si descrive come un uomo (o una donna) fedele. Il tradimento è spesso conseguenza di un atteggiamento che ha radici nel passato: l’attaccamento ansioso»
Doveva essere una tranquilla cena tra amici e, invece, si è trasformata nella serata in cui ogni verità pare essere svelata. È Eva, la padrona di casa, a decidere di proporre una sorta di esperimento sociale: ogni commensale deve lasciare il suo cellulare sul tavolo, condividendo con tutti i presenti qualsiasi messaggio riceva durante la cena. E da qui la trama del film “Perfetti Sconosciuti” comincia a districarsi, svelando particolari inaspettati.
C’è chi per amore è fedele fino alla fine. Chi tradisce una volta sola, magari prima di incontrare l’uomo o la donna della propria vita. E chi, pur sembrando innamorato in ogni relazione che instaura, resta infedele per natura. E chissà, proprio oggi, nel giorno di San Valentino, quanti si staranno chiedendo a quale categoria appartenga il proprio uomo o la propria donna. L’ultima, quella degli infedeli per natura, dei cosiddetti traditori seriali, è senza dubbio la più temuta ed anche la più difficile da scovare.
«Colui che tradisce – spiega Fabrizio Quattrini, psicoterapeuta e sessuologo, membro dell’ordine degli Psicologi del Lazio – mostra agli altri un atteggiamento completamente opposto. Si descrive come un uomo (o una donna) totalmente fedele, incapace di qualsiasi forma di tradimento». Ma attenzione, in questo caso, non avremmo di fronte a noi una persona bugiarda: «Il tradimento è spesso conseguenza di un altro atteggiamento: l’attaccamento ansioso», aggiunge l’esperto.
«Questo tipo di attaccamento (ansioso o insicuro), teorizzato per la prima volta da John Bolwby, ha le sue radici nel passato dell’individuo. Dipende dal tipo di relazione – sicura, insicura, ansiosa o addirittura disorganizzata – che una persona ha instaurato durante l’infanzia con il suo caregiver (figure genitoriali o di riferimento). Il bambino che ha costruito il suo modello relazionale su un rapporto “insicuro” sarà, con estrema probabilità, un adulto ipersensibile sia all’abbandono che alla troppa vicinanza. Un paradosso che, inevitabilmente – sottolinea Quattrini -, si ripercuoterà anche nella vita di coppia: chi apparirà più propenso ad attaccarsi all’altro sarà anche colui (o colei) che commetterà il primo passo falso, quello che condurrà alla rottura della relazione».
L’errore per eccellenza è il tradimento. «Gli individui caratterizzati da un attaccamento ansioso tradiscono e, dunque, abbandonano per primi, proprio per la paura di essere lasciati soli. In questo caso – dice il sessuologo -, chi tradisce lo fa inaspettatamente, meravigliando non solo il proprio partner, ma anche sé stesso. Il traditore è inconsapevole pure della sofferenza che genera nell’altro, tanto che in una successiva relazione si ritroverà a ripetere lo stesso schema (attaccamento, tradimento e rottura), senza alcuna remora.
«Universalizzare gli atteggiamenti di coloro che sono caratterizzati da un attaccamento ansioso non è possibile – spiega Quattrini -. Tuttavia, esistono dei tratti comuni. Si tratta di persone che, generalmente, mancano di empatia, che hanno paura di relazionarsi, che non sanno stare in una relazione. Temono l’abbandono, ma sono attaccati all’immagine dell’essere single, liberi da vincoli. Possono avere un tratto, da non confondere col disturbo vero e proprio, narcisistico. I traditori sono più frequentemente uomini, anche se tra le nuove generazioni è in aumento il numero delle donne infedeli».
Se un uomo, pur essendo un traditore seriale, continua ad avere una relazione stabile è molto probabile che al suo fianco abbia una donna con la sindrome della croceissima. «Attenzione alle relazioni fortemente squilibrate, quelle in cui c’è chi ama troppo e chi ama troppo poco – consiglia lo psicoterapeuta -. Ma attenzione pure al fai da te: gestire una situazione del genere in piena autonomia porterà difficilmente a dei buoni risultati. Se l’attaccamento ansioso ha radici profonde, che partono dall’infanzia, può essere “curato” solo con l’aiuto di uno specialista, capace di scavare così a fondo. Purtroppo, però, è frequente che ci si renda conto di quanto questi atteggiamenti siano nocivi, sia alla coppia che all’individuo, quando è ormai troppo tardi. Quando la coppia è già scoppiata». Ma per lavorare su sé stessi non è mai troppo tardi: «Anche se una storia è finita – dice Quattrini – eliminare quei tratti comportamentali che hanno portato alla rottura, potrebbe evitare che si ripeta sempre lo stesso copione». Lasciando spazio ad una storia d’amore a lieto fine. O meglio senza fine. Come quella che ognuno di noi, nel giorno di San Valentino, ha sognato almeno una volta nella vita.
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