I donatori lo scorso anno sono stati poco più di un milione e 680 mila in calo di 8 mila unità rispetto al 2016, di cui 304 mila nuovi. Tra chi dona il 31% è donna, il 29% ha tra i 46 e i 55 anni. Parte campagna di sensibilizzazione del Coordinamento Civis in vista del World Blood Donor Day del 14 giugno
“Esserci per qualcun altro. Dona il sangue. Condividi la vita”. È questo lo slogan scelto in vista della Giornata mondiale della donazione del sangue (World Blood Donor Day) del 14 giugno presentato alla Sala Nassiriya del Senato dal Civis, il Coordinamento delle Associazioni di volontari del dono del sangue che riunisce Avis, Fidas, Fratres e Croce Rossa e dal Centro Nazionale Sangue.
Un’occasione, il convegno, per presentare i dati sulle donazioni del sangue in Italia che tracciano un quadro in chiaroscuro: L’Italia si conferma un Paese autosufficiente in materia ma continua a calare nel 2017 il numero dei donatori, raggiungendo il record negativo dal 2009. I donatori lo scorso anno sono stati poco più di un milione e 680 mila, in calo di 8 mila unità rispetto al 2016, di cui 304 mila nuovi. Il calo continua dal 2012, anno ‘di picco’ con quasi un milione e 740 mila donatori registrati. Tra chi dona il 31% è donna, e la fascia di età in cui il numero è maggiore è quella tra i 46-55 anni, il 29% del totale, il 26% è compresa invece nella fascia tra i 36 e i 45 anni. Il 13% dei donatori ha tra 18 e 25 anni. Nel 2017 sono state effettuate oltre tre milioni di donazioni (3.006.726 per la precisione), trentamila in meno rispetto all’anno precedente. Attraverso le donazioni in aferesi è stato possibile invece raccogliere quasi 830 mila chili di plasma, indispensabile per la produzione di una serie di farmaci salvavita, con un aumento dell’1,8% rispetto al 2016. Grazie al sistema sangue italiano, che si basa totalmente sulla donazione volontaria e non remunerata, sono state effettuate oltre 637 mila trasfusioni, per interventi chirurgici o terapie di malattie come la talassemia.
«I donatori sono in calo dal 2012, però dal 2017 abbiamo avuto oltre trecentomila nuovi donatori a testimonianza dell’impegno che le associazioni mettono per promuovere le donazioni – chiarisce a Sanità Informazione Giancarlo Maria Liumbruno, Direttore del Centro Nazionale Sangue – Dobbiamo lavorare per promuovere le donazioni, aumentare il numero dei nuovi donatori e migliorare in alcune regioni anche l’organizzazione perché pur essendo l’Italia un Paese autosufficiente per il sangue in alcune regioni si assiste a ritardi nelle terapie trasfusionali a pazienti cronici come i talassemici per motivi organizzativi. Un altro punto di miglioramento è quello che ci vede impegnati nella promozione della raccolta del plasma che è la materia prima dei medicinali plasmaderivati che sono medicinali salvavita, abbiamo un programma quinquennale che prevede nel corso dei prossimi tre-quattro anni un graduale incremento delle unità plasma raccolte dai donatori, questo ci serve per aumentare la materia prima».
I pazienti che hanno bisogno di donazione del sangue sono i pazienti acuti, pazienti chirurgici, pazienti politraumatizzati e una buona parte di pazienti che ha bisogno con regolarità sono i pazienti cronici, quindi quelli affetti da malattie oncologiche, ematologiche e i pazienti con emoglobinopatie che sono in Italia oltre settemila. Le trasfusioni di globuli rossi sono in leggero calo grazie anche alle tecniche di Patient Blood Management, fortemente supportate dal ministero della Salute, anche con provvedimenti normativi, che permettono di ottimizzare l’utilizzo delle unità di sangue e migliorare i risultati in termini di salute per i cittadini. Per far fronte alle carenze periodiche che si verificano nei mesi estivi e in quelli di picco dell’influenza, sono state introdotte due innovazioni: il ministero della Salute ha inserito per la prima volta i donatori di sangue tra le categorie per cui è possibile offrire gratuitamente il vaccino antinfluenzale, e una raccomandazione del Centro Nazionale Sangue dà la possibilità a tutte le Regioni di non sospendere i donatori che provengono da aree dove è presente il virus West Nile, ma di fare loro il test per scoprirne l’eventuale presenza.
«Quello delle donazioni è un tema che dobbiamo riscoprire, perchè significa uscire dall’individualismo e dare una parte di sé – afferma la senatrice Pd Paola Boldrini, da sempre attenta ai temi della donazione di sangue – Inoltre la tranquillità di avere dei controlli periodici permette di dare un doppio valore alla donazione. Bisogna sensibilizzare soprattutto i giovani che sono il nostro futuro, ecco perchè bisogna entrare sempre più spesso nelle scuole».
«La diminuzione dei donatori è fisiologica – spiega a Sanità Informazione Aldo Ozino Caligaris, portavoce protempore del Civis – nel senso che abbiamo un invecchiamento generale della popolazione e questo ci fa preoccupare perché da una parte le persone anziane sono quelle che più di tutti, due terzi, prendono terapia trasfusionale dal Servizio sanitario nazionale, dall’altra parte perché poi queste persone raggiungono limiti d’età per poter continuare a fare una donazione volontaria e responsabile di sangue. Di conseguenza, essendo purtroppo l’Italia con un indice demografico troppo basso rispetto a quella che è la percentuale di persone giovani, noi dobbiamo investire molto sulla promozione della donazione del sangue in particolare verso le persone tra i 18 e i 28 anni ma iniziando questo percorso già dal periodo scolastico».