Salute 25 Giugno 2018 15:16

Sanità Calabria, l’allarme del Presidente Oliverio: «LEA non garantiti e liste di attesa sempre più lunghe, chiediamo fine commissariamento»

«Ho chiesto incontro al Ministro Grillo, vogliamo poterci assumere le nostre responsabilità», spiega il governatore che sottolinea: «Cittadini del sud devono avere stesse opportunità di quelli del nord»

Sanità Calabria, l’allarme del Presidente Oliverio: «LEA non garantiti e liste di attesa sempre più lunghe, chiediamo fine commissariamento»

È una fase delicata per la sanità calabrese. E non solo perché dal 2010 la Regione è commissariata. Tagli orizzontali e blocco totale del turn over hanno determinato un impoverimento dell’offerta sanitaria e l’accesso alle cure sanitarie risulta essere sempre più limitato e modesto, tanto che recenti dati Istat pongono la Calabria al terzo posto per la mobilità ospedaliera in uscita dopo Molise e Basilicata. I cittadini calabresi, sempre secondo i dati Istat, sono tra i più insoddisfatti dell’assistenza medica ospedaliera. «I Livelli essenziali di assistenza non sono garantiti, le liste di attesa sono cresciute, nelle ultime settimane la rete dei laboratori ha sospeso le prestazioni e questo ha determinato un disagio grave», spiega a Sanità Informazione il Presidente della Regione Calabria Mario Oliverio che per questo ha chiesto un incontro urgente al Ministro della Salute Giulia Grillo: «Dobbiamo lavorare perché a partire dalla garanzia della qualità delle prestazioni sanitarie e dei LEA un cittadino che vive in Calabria, in Sicilia, in Campania o nel resto del Sud possa avere pari opportunità rispetto a un cittadino che vive in Lombardia e nel Veneto».

Presidente, al ministro della Salute Giulia Grillo che ha incontrato i rappresentanti delle Regioni cosa ha chiesto in tema di sanità?

«Ho chiesto il superamento della gestione commissariale. La Regione Calabria è commissariata da oltre 7 anni e l’esperienza del commissariamento non solo non affronta i problemi che si ponevano in partenza ma li ha aggravati. Si pensi che il numero dei calabresi che ricorre all’esterno della Calabria per curare e tutelare la propria salute è aumentato in modo esponenziale. Siamo passati da 200 milioni di euro che la regione pagava nel 2010 a oltre 300 milioni di euro che la regione ha pagato al 31 dicembre 2017 per quanto riguarda le prestazioni fuori regioni. I Livelli essenziali di assistenza non sono garantiti, le liste di attesa sono cresciute, nelle ultime settimane la rete dei laboratori ha sospeso le prestazioni e questo ha determinato un disagio grave, siamo in una situazione di straordinaria emergenza. Io ho chiesto che venga superato il commissariamento, che come tutte le altre regioni italiane la Calabria sia messa nelle condizioni di poter esercitare le proprie funzioni in materia di sanità assumendosi anche le proprie responsabilità: per affrontare il problema non è assolutamente giustificabile la situazione in cui vive la nostra regione. Ho chiesto al ministro un incontro e ha dato disponibilità. Mi auguro che si proceda rapidamente a decisioni che consentano di superare questa situazione di emergenza».

LEGGI ANCHE: RAPPORTO ISTAT, ITALIA DIVISA IN DUE: 1 SU 4 DA SUD A NORD PER CURARSI. A BOLZANO IN SALUTE FINO A 70

Il tema del divario nord-sud a livello di sanità è in cima all’agenda del ministro, anche a livello di accesso alle cure. Lei cosa si aspetta?

«Io mi aspetto che ci sia una inversione di tendenza perché il dato della mia regione è un dato particolarmente acuto ma è la spia di una situazione che complessivamente coinvolge il sud Italia. Bisogna avere politiche differenziate rispetto a situazioni differenziate perché si porti il Sud nelle condizioni di pari opportunità rispetto al resto del Paese. Un Sud mantenuto in queste condizioni, anche per quanto riguarda il sistema sanitario e le prestazioni sanitarie, è un problema per il Paese, non una opportunità. Noi invece dobbiamo lavorare perché a partire dalla garanzia della qualità delle prestazioni sanitarie e dei LEA un cittadino che vive in Calabria, in Sicilia, in Campania o nel resto del Sud possa avere pari opportunità rispetto a un cittadino che vive in Lombardia e nel Veneto».

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