Intervento record al Policlinico San Marco di Zingonia (Bergamo) su una donna di 55 anni con liposarcoma che occupava totalmente l’addome
Sta bene la donna protagonista nelle scorse settimane di un intervento straordinario realizzato dal Professor Stefano Olmi, direttore dell’Unità di Chirurgia generale e oncologia del Policlinico San Marco di Zingonia in provincia di Bergamo. Un intervenuto reso necessario per asportare un liposarcoma di otto chilogrammi che occupava totalmente l’addome della paziente.
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Il liposarcoma è un tumore maligno raro che colpisce il tessuto grasso o adiposo. Le zone principalmente interessate da questo carcinoma sono le gambe e l’addome. Il corrispondente tumore benigno si chiama lipoma. Nel caso della donna sottoposta all’intervento record, la massa tumorale, della grandezza di 50 per 25 centimetri, schiacciava stomaco, reni, fegato e vescica, oltre ai vasi sanguigni principali. La donna aveva avuto i primi sintomi nel 2020 quando una protuberanza aveva fatto la sua comparsa al centro dello stomaco. Complice la pandemia e l’assenza di dolore, la donna aveva trascurato il sintomo e associato il rigonfiamento alla perdita di molti chilogrammi per una dieta drastica. Qualche mese più tardi, però, notava una seconda protuberanza sul lato destro dell’addome accompagnati questa volta da dolore addominale, tensione, incontinenza urinaria e reflusso gastroesofageo.
Riconoscere un liposarcoma non è facile, infatti è asintomatico e a crescita lenta. Sono masse solide ed elastiche che danno sintomi aspecifici, variabili a seconda della zona interessata. Quando la massa aumenta di volume può iniziare a dare dolore. Il paziente può avvertire formicolii, alterazione della sensibilità e danni al tratto digestivo, come sanguinamenti. Tra i sintomi più diffusi ci sono anche tensione addominale, difficoltà ad urinare, stitichezza e inappetenza.
Per formulare la diagnosi di liposarcoma si utilizzano dapprima ecografia e risonanza magnetica, e successivamente la biopsia con esame istologico. Gli accertamenti rivelano la presenza di una grossa massa tumorale. L’unica soluzione possibile per la sopravvivenza della paziente è l’intervento chirurgico. «Il liposarcoma raramente dà origine a metastasi – ha dichiarato Stefano Olmi, direttore dell’Unità di Chirurgia generale e oncologia del Policlinico San Marco di Zingonia – ma nella sua crescita può compromettere il corretto funzionamento degli organi vicini, costantemente sottoposti a compressione da parte della massa tumorale».
L’unicità dell’intervento eseguito dal professor Olmi sta nell’aver asportato l’intera massa tumorale senza compromettere gli organi vicini. «Abbiamo provveduto tempestivamente ad operare la donna, in modo da ripristinare quanto prima le normali funzioni fisiologiche – ha spiegato Olmi – Abbiamo eseguito una incisione addominale attraverso la quale siamo riusciti ad asportare completamente la massa, senza dover ricorrere a trasfusioni». La chirurgia di asportazione in blocco è ritenuta oggi il miglior trattamento della malattia primitiva secondo le linee guida dell’a Società Europea di Oncologia Medica e per questo caldamente consigliata. «Si è trattato di un intervento molto delicato – ha aggiunto il direttore dell’Unità di Chirurgia generale del Policlinico San Marco -, reso possibile grazie ad un grande lavoro di squadra che ha visto coinvolta l’intera équipe chirurgica, anestesiologica e infermieristica». Un decorso post-intervento senza complicazioni ha permesso alla donna dopo un ricovero di quattro giorni, di essere dimessa in buone condizioni di salute.
La comparsa silenziosa del liposarcoma purtroppo non permette una diagnosi precoce, eppure esistono dei possibili fattori di rischio che predispongono alla comparsa della malattia come l’esposizione a radiazioni, anche per precedenti radioterapie, o ad alcune sostanze chimiche come il cloruro di vinile, la diossina e alcuni pesticidi. È stata riscontrata inoltre una certa familiarità soprattutto se associata a malattie di origine genetica come la neurofibromatosi, caratterizzata dalla comparsa di macchie caffè latte sulla pelle; la sindrome di Gardner, che porta alla formazione di polipi nell’intestino; la sindrome di Li- Fraumeni e il retinoblastoma, un tumore infantile dell’occhio spesso associato allo sviluppo di sarcomi.
Il fattore tempo anche in questo caso è fondamentale, perciò, dopo la diagnosi di liposarcoma può essere utile contattare le associazioni di pazienti. In Italia per conoscere i migliori centri per il trattamento del tumore è possibile rivolgersi al Gruppo di Lavoro Tumori Rari che mette a disposizione una rete di indirizzi utili per cercare sostegno e cure, mentre nella pagina web della Sarcoma Patient Euro Net Association (SPAGN) è possibile trovare un elenco di tutti i gruppi di sostegno e delle organizzazioni di volontariato. Si tratta di associazioni fondate da pazienti o da familiari con lo scopo di dare indicazioni su centri esperti per il trattamento del tumore; di dialogare con case farmaceutiche e istituti di ricerca impegnate nel trovare cure idonee e con altri pazienti per condividere esperienze e informazioni.
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