Salute 3 Agosto 2018 11:51

Sanità, Gallera (Ass. Sanità Lombardia): «Ministero Salute non sia subordinato al MEF. Aumentare al più presto contratti specializzazione»

Dalla governance farmaceutica alle liste d’attesa, intervista all’assessore Giulio Gallera: «Fondamentale avere flessibilità nell’utilizzare le risorse, nello spostare o aumentare i budget dei privati e per assumere il personale pubblico»

Sanità, Gallera (Ass. Sanità Lombardia): «Ministero Salute non sia subordinato al MEF. Aumentare al più presto contratti specializzazione»

«Il tema delle liste d’attesa è collegato a quello della carenza del personale. Il problema è ancora più acuto in quelle regioni non in piano di rientro che in questi anni hanno ridotto il costo del personale. Noi che abbiamo fatto grossi sforzi oggi siamo in una situazione inaccettabile». L’assessore alla Sanità della Regione Lombardia, Giulio Gallera, ha ricordato nel primo incontro tra il Ministro Giulia Grillo e i rappresentanti regionali le principali problematiche che colpiscono anche regioni ‘virtuose’ come la Lombardia. In particolare sul tavolo c’è sempre il tema della carenza di medici che rischia di esplodere nei prossimi anni: «8569 è il fabbisogno di specializzandi delle regioni, ma solo 6200 i contratti – spiega Gallera a Sanità Informazione – Questo è un dramma che oggi sta mettendo in ginocchio le regioni del sud così come le regioni del nord».

Assessore, nel primo incontro del Ministro Grillo con le Regioni quali sono stati i temi sul tavolo?

«Nell’incontro il Ministro ci ha detto che rispetto al passato il Ministero della Salute non sarà subordinato al Ministero dell’Economia, noi ce lo auguriamo fortemente. Io sono il protagonista, per esempio negli ultimi due anni, di richieste attraverso emendamenti alla legge di Stabilità da alcuni deputati per far saltare nelle regioni virtuose i tetti dell’1,4% e tutte e due le volte il governo ha chiesto il ritiro degli emendamenti. Poi c’è il tema degli specializzandi: 8569 è il fabbisogno delle regioni, 6200 i contratti e questo è un dramma che oggi sta mettendo in ginocchio le regioni del sud così come le regioni del nord. Su questo ci vuole grande velocità, così come bisogna rivedere il tema degli anni in alcune scuole di specializzazione: la pediatria per esempio è stata portata da 3 a 5 anni e non si capisce perché. Noi abbiamo fatto una legge per coinvolgere gli specializzandi dentro gli ospedali, d’intesa con le università, con una progressiva autonomia, queste sarebbero energie fresche che noi mettiamo nel sistema come Regione Lombardia, ma la legge è stata impugnata dallo scorso Governo davanti alla Corte costituzionale: questo potrebbe essere un altro elemento molto veloce che questo governo potrebbe riprendere consentendo di avere subito persone specializzande ma che possono lavorare dentro i reparti, far le guardie, quindi aiutarci moltissimo. Questi andrebbero a integrare l’equipe da un lato e a svolgere un’attività nei Pronto soccorso, nei reparti, la notte, i turni. Sarebbe un’importante sollievo per i nostri ospedali che sono in assoluta sofferenza e di crescita per gli specializzandi».

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Poi c’è il tema della farmaceutica…

«Questo è un altro grandissimo tema. È il tema che abbiamo posto. Siamo lontanissimi da una qualunque soluzione che sia soddisfacente. Sono stati depositati 900 milioni di euro, il nostro conto è di un miliardo e 400 milioni. Aifa ha fatto un accordo a 300 milioni di euro. C’è un costo della farmaceutica che cresce e soldi che noi non riusciamo a introitare: è inaccettabile e mette in sofferenza i nostri bilanci».

Come se ne esce?

«Se ne esce con una presa di posizione molto forte del governo che ottiene delle transazioni a numeri molto diversi. Ricordiamo che questo oltre tutto è il passato: oggi con la fatturazione elettronica i flussi sono tutti monitorati, sul passato abbiamo bisogno che il governo chieda al mondo farmaceutico un’azione di responsabilità e di chiudere in una maniera che sia soddisfacente per un sistema pubblico che è quello che poi dà da mangiare alle società farmaceutiche nell’acquisto dei farmaci».

Il tema delle liste d’attesa è collegato al personale?

«Per noi assolutamente sì. Per carità. È ancora più acuto in quelle regioni non in piano di rientro che in questi anni hanno ridotto il costo del personale. Noi che abbiamo fatto grossi sforzi oggi siamo in una situazione inaccettabile. Margini di efficientamento per carità si possono sempre essere ma immaginare un sistema come quello lombardo in cui non c’è il personale medico e infermieristico e il privato accreditato che per noi svolge in maniera importante una funzione di erogazione del servizio pubblico, ha tetti, quindi budget che sono quelli del 2011 tagliati del 2% vuol dire che di fatto né le strutture statali e né le strutture private accreditate riescono ad erogare servizi in un mondo in cui la cronicità fa sì che soprattutto sui servizi ambulatoriali c’è una crescita di richieste di prestazioni. Quindi è fondamentale avere flessibilità nell’utilizzare le risorse, nello spostare, nell’aumentare i budget dei privati e per assumere il personale pubblico. Un po’ di risorse in più o non riusciamo a intervenire in maniera drastica sul tema delle liste d’attesa».

 

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