Il Presidente della Federazione degli Ordini dei Farmacisti rivendica il ruolo delle farmacie: «Dobbiamo prendere in carico il cronico sollevando gli Ospedali in un Paese che è vecchio e che ha pochi giovani che sostengono la spesa sanitaria»
Lui è il Presidente della FOFI, la Federazione degli Ordini dei Farmacisti, ma ormai ha un ruolo sempre più importante nella vita politica italiana. Andrea Mandelli, deputato di Forza Italia, in questa legislatura è già stato vicepresidente della Commissione speciale che, in attesa del nuovo Governo, ha esaminato gli atti urgenti e il Def. In realtà già dalla scorsa legislatura in Senato, da vicepresidente della Commissione Bilancio, aveva svolto un ruolo importante nelle istituzioni, senza dimenticare l’attenzione per il mondo della sanità che da sempre lo contraddistingue. Al centro del suo ragionamento la sostenibilità del Sistema sanitario nazionale, messa sempre più in crisi dall’aumento dell’aspettativa di vita e, di conseguenza, dei malati cronici.
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Onorevole, di cosa si occuperà in questa legislatura?
Io, come nell’altra legislatura, mi occuperò di temi più attinenti al Bilancio.
Cosa pensa del programma di governo?
«Bisogna porre attenzione alla parte economica perché è un discorso fondamentale per approcciare la salute. La sanità è la posta di bilancio più importante delle regioni. Il Sistema Sanitario nazionale è oggettivamente una risorsa per i cittadini perché anche in questi anni in cui la rabbia montava (lo abbiamo visto con le elezioni), avere una certezza sotto il profilo della salute dei nostri cari è stata, se vogliamo, quasi un ‘ammortizzatore sociale’. Ha garantito in un momento di crisi una stabilità non indifferente per il Paese. Ora sta cambiando tutto: sta arrivando una grande innovazione di molecole nuove e risolutive, in alcuni casi non si pensa più alla cronicità ma alla guarigione, ci sono delle tecnologie diagnostiche importantissime che anticipano la diagnosi: ci mettono di fronte oltre al costo dell’intervento anche al tema della presa in carico del paziente per curarlo. Quindi c’è il tema della cronicità e della necessità di prendere in carico il cronico, non dimentichiamo che l’Italia è il secondo paese più vecchio nel mondo, abbiamo pochi giovani che possono sostenere la spesa del welfare e quindi anche della sanità. La sanità è dunque un momento centrale dal punto di vista economico del Paese e di benessere per i cittadini. Io credo che, considerato il trend del momento, noi avremo difficoltà a mantenere un Sistema sanitario universale: non perché non me lo auguri ma perché effettivamente sta arrivando tanto e tutto. Quindi bisogna incominciare a ragionare su temi che permettano la sostenibilità: secondo me sarà ineludibile se davvero vogliamo fare il cambiamento».
In questo senso anche le farmacie possono giocare un ruolo importante…
«Le farmacie ce l’hanno già un ruolo. Noi già nel 2006 abbiamo incominciato a pensare a come reinventarci il ruolo del farmacista proprio partendo dal concetto che un’Italia troppo ospedalocentrica ha bisogno di più territorio per diminuire la spesa, per essere più vicini al cittadino e per dare più servizio sotto il profilo di salute. La farmacia nasce già inserita nel processo di digitalizzazione con un fascicolo elettronico farmaceutico all’interno del sanitario, abbiamo progetti di servizi volti alla gestione globale del paziente. È anche protagonista dell’aderenza terapeutica, cioè la capacità quindi di rendere veramente efficace la cura del medico che troppo spesso finisce in un cassetto del paziente e quindi abbiamo il compito di controllare che il paziente si curi evitando che vada in acuto sia per il suo benessere sia per evitare che lo Stato si trovi inutilmente a spendere soldi per cure e diagnosi. È un percorso tra digitalizzazione della sanità, farmacia dei servizi, una forte capacità di essere proattivi nel Servizio sanitario nazionale cercando di mettere a frutto cure che il Ssn stesso eroga. Il nostro ruolo è importante proprio perché dobbiamo prenderci in carico il cronico sollevando l’ospedale in un Paese che è vecchio e che ha pochi giovani che sostengono la spesa sanitaria».
Forse il programma del Governo M5S – Lega è troppo ambizioso dal punto di vista della sanità, anche in relazione ai vincoli di bilancio?
«Non voglio entrare in quello che faranno, in questo momento è normale che un governo che parte abbia la volontà di dire tutto e il contrario di tutto. Noi lo vedremo sulla prova dei fatti. Io dico che il problema economico del Ssn è un tema su cui porre rilievo e accento perché la spesa sanitaria regionale è la parte del bilancio più importante, quindi la necessità di conciliare l’innovazione, l’aumento dell’aspettativa di vita e la qualità dell’assistenza credo sia uno dei temi su cui andrà fatto un ragionamento».