Salute 17 Febbraio 2023 12:25

Al Santa Margherita Robo&Bobo aiuta gli adolescenti ad affrontare la malattia

Il progetto dell’ospedale di Torino che punta a sostenere l’umore dei giovanissimi (11-18 anni) che stanno affrontando una diagnosi di cancro e una terapia. Ecco come si delinea

Al Santa Margherita Robo&Bobo aiuta gli adolescenti ad affrontare la malattia

Essere adolescenti ed avere il cancro è una sfida quotidiana che devono affrontare i giovani ricoverati nel reparto di oncoematologia dell’Ospedale Santa Margherita di Torino. Ragazzi dagli 11 ai 18 anni che da un giorno all’altro vedono crollare i propri sogni e sono costretti a fare i conti con medici, cure pesanti e lunghi ricoveri. Un cambio di prospettiva sul mondo che li destabilizza e li rende ancor più vulnerabili. Per questo è nato Robo&Bobo, un programma per mantenere vivi i loro sogni e le loro passioni. Medici e psicologi si sono affidati ad una associazione di professionisti in grado di riempire i vuoti quotidiani che si generano con le lunghe degenze, al fine di ridare colore ad un mondo che agli occhi dei giovani pazienti appare sbiadito.

Come è articolato Robo&Bobo

Un bisogno che ogni anno interessa in tutta Italia oltre 800 adolescenti e che nel 2016 ha fatto sì che la neonata associazione Dear entrasse nell’ospedale Santa Margherita di Torino per aiutare i giovani pazienti di oncoematologia. «Robo&Bobo è un programma di didattica laboratoriale nato in collaborazione con i medici e gli psicologi. Su suggerimento di Franca Fagioli, primario del reparto, abbiamo deciso di focalizzare la nostra attenzione su una fascia anagrafica fragile e spesso esclusa dalle attività extracurricolari proposte dall’ospedale», racconta Anita Donna Bianco, designer, presidente di Dear e co-ideatrice di Robo&Bobo.

Pensato per trasformare l’esperienza negativa della malattia in un’occasione per avvicinare alle discipline creative e alle nuove tecnologie i ragazzi preadolescenti e adolescenti in cura per una malattia oncologica, il successo è immediato. Nei primi sei anni sono stati coinvolti 526 partecipanti in più di 1000 ore di laboratori in presenza e online e oltre 40 professionisti multidisciplinari.

La tecnologia in aiuto alla medicina

«Il nome Robo&Bobo nasce dalla volontà di sottolineare l’incontro tra la tecnologia e l’utenza. Infatti, Robo è un robottino e Bobo un ragazzino – prosegue Anita –. Il programma prevede attività creative e   sperimentazione di nuove tecnologie. Percorsi in grado di mitigare il senso di passività che subentra durante le cure, creando al tempo stesso competenze e relazioni». Le attività si svolgono una volta la settimana e la partecipazione è su base volontaria.

«Ogni anno i percorsi didattici che durano dieci mesi, da settembre a luglio, sono rivisti e innovati – spiega la mente del progetto –. Una parte importante prevede di restituire poi all’esterno quanto viene fatto in ospedale». Offrire occasioni per acquisire nuove competenze a giovani costretti a fermarsi per lunghi periodi per la malattia, è l’obiettivo di un programma che oggi è uscito dai confini della oncoematologia del Santa Margherita per contaminare anche la neuropsichiatria infantile. «In quel caso lavoriamo in gruppo e stimoliamo la relazione tra i giovani pazienti», aggiunge l’ideatrice di Robo&Bobo.

Il tema del 2023

Ogni stagione prevede un cambio nei professionisti e nei percorsi didattici. «Quest’anno il tema è l’arte contemporanea – sottolinea Anita –. Non è necessario un talento, chiunque può partecipare per sperimentare. In questo momento è in corso Mountain Care, esperienze per la cura. Cinque laboratori in collaborazione con il Museo Nazionale della Montagna, nell’ambito della mostra The Mountain Touch, per sviluppare un dialogo tra elementi naturali e opere d’arte in un contesto di cura e d’isolamento».

 

 

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