Dopo 3 anni che sembrava quasi scomparsa, aumentano i casi di scarlattina nelle scuole di tutta Italia. Lo sgenalano i pediatri, i quali invitano a non sottovalutare i sintomi
In questi poco più di 3 anni di pandemia da covid-19, la scarlattina sembrava quasi scomparsa. Ma ora i pediatri hanno iniziato a registrare un aumento dei casi. Non solo. «In genere le infezioni streptococciche, tra cui quella responsabile della scarlattina, iniziano a essere più comuni dopo la stagione invernale», spiega Paolo Biasci, past presidente della Federazione Italiana Medici Pediatri (Fimp). «Ora ne stiamo semplicemente vedendo di più», aggiunge. Al momento non ci sono dati ufficiali, ma i pediatri concordano che siamo dinanzi a una «crescita insolita per questo periodo», sottolinea Biasci.
A segnalare per prima un aumento dell’incidenza della scarlattina è stata Susanna Esposito, coordinatrice del Tavolo Tecnico Malattie infettive e Vaccinazioni della Società Italiana di Pediatria (Sip) e ordinario di Pediatria presso l’Università di Parma. «Anche in Italia, a seguito della pandemia di Covid-19, si era visto un crollo del numero di casi di scarlattina- spiega -. Ma ora in molte scuole, soprattutto materne, si è osservato un aumento significativo dei casi, pur senza che si siano osservate malattie invasive».
La scarlattina è una malattia esantematica, causata da Streptococco beta-emolitico di gruppo A, trasmessa da muco e saliva, e per la quale vige l‘obbligo di segnalazione, ma non c’è un registro nazionale di monitoraggio. «Durante il 2020, 2021 e 2022 ha circolato poco», sottolinea Esposito. «Ora, in assenza di restrizioni, tutti i patogeni hanno ripreso a circolare intensamente. Nelle ultime settimane – continua – si sono riscontrate epidemie di scarlattina nelle scuole di diverse città italiane».
Il periodo di maggior contagio è da dicembre a aprile e la fascia di età più interessata è tra 2 e 8 anni. «Ma in genere i casi aumentano alla fine della stagione influenzale», specifica Biasci. «Quest’anno stiamo osservando un inizio anticipato, probabilmente legato al particolare andamento dell’epidemia influenzale di quest’anno. I virus influenzali – prosegue – hanno iniziato a circolare prima, specialmente tra i bambini, e anche l’acme è arrivato prima. Ci troviamo quindi in una fase decrescente, che spesso lascia il posto ad altre infezioni, come appunto quelle streptococciche».
«Non ci sono motivi di allarme», specifica subito Esposito. «Ma è importante fare il tampone in caso di sintomi e iniziare la terapia entro 10 giorni dall’esordio, per evitare complicanze», aggiunge. «A differenza di malattie simili, come morbillo e varicella, non esiste vaccino e, una volta avuta, non si è immunizzati», specifica Esposito. Il nodo è quindi una la corretta diagnosi. «A parte il mal di gola e la febbre, è accompagnata da una colorazione prima biancastra e poi rossa della lingua e da un esantema con minuscole macchioline rilevate rosso acceso, che confluiscono conferendo un colorito uniformemente arrossato», spiega l’esperta. «Esordiscono sul torace, per poi allargarsi e accentuarsi nella regione inguinale e alle ascelle», aggiunge.
«Per arrivare alla diagnosi, in caso di sintomi sospetti, va eseguito il tampone faringeo rapido nello studio del pediatra di famiglia che, in pochi minuti, dà l’esito positivo o negativo», spiega Biasci. «Se positivo, va iniziata la terapia antibiotica. Il trattamento dura una decina di giorni e si guarisce completamente», aggiunge. Esposito sottolinea l’importanza di iniziare la terapia tempestivamente. «Non bisogna spaventarsi, ma l’importante è trattarla entro 10 giorni dall’esordio per evitare ascessi o reazioni immunomediate, che possono causare complicanze come la malattia reumatica, cardite, glomerulonefrite e artrite post-streptococcica», conclude.
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