In occasione della Giornata mondiale della salute mentale, Cristoph Correll, professore di psichiatria presso la Hofstra Northwell School of Medicine di New York, approfondisce cause, sintomi e terapie della schizofrenia
Gli immigrati e chi vive in città hanno maggiori possibilità di sviluppare la schizofrenia. Ma anche il mese di nascita può incidere: in base ad alcuni studi, pare che chi nasce nei mesi invernali, sia nell’emisfero nord (dove fa freddo) che nell’emisfero sud (dove fa caldo), corra rischi maggiori. A causa di un virus, forse. Poi, tra i fattori di rischio vi sono l’uso di cannabis prima dei 18 anni, traumi alla nascita, familiarità con disturbi psicotici, nascite premature o carestie. Ma che cos’è la schizofrenia e cosa si sta facendo per curarla? In occasione della Giornata mondiale della salute mentale, che si celebra il 10 ottobre, Sanità Informazione ha approfondito uno dei disturbi mentali più gravi, che solo in Italia colpisce 245mila persone, con Christoph Correll, professore di psichiatria presso la Hofstra Northwell School of Medicine di New York.
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Professore, che cos’è la schizofrenia?
«La schizofrenia è un disturbo mentale caratterizzato da sintomi che appartengono a due sfere diverse e opposte. Da un lato abbiamo i sintomi positivi, ovvero quelli che non si dovrebbero avere ma che contraddistinguono gli schizofrenici: deliri, allucinazioni o confusione mentale; dall’altro ci sono i sintomi negativi, cioè caratteristiche che noi tutti abbiamo ma che mancano a chi soffre di schizofrenia: la capacità di socializzare, di godersi la vita, di chiacchierare del più e del meno ed essere integrati nella società. Poi la schizofrenia porta a disturbi cognitivi e problemi comportamentali».
Il tasso di suicidi di chi soffre di schizofrenia è parecchio alto. Per quali ragioni?
«Circa il 10% dei pazienti con schizofrenia muore suicida ed il 30-40% tenta di porre fine alla propria vita. In genere sono i primi 2-5 anni dopo la diagnosi i più difficili, quando il terapeuta dice che il paziente sta bene e allora si paragona con familiari, amici o conoscenti ma si rende conto di non avere gli stessi risultati degli altri nella propria vita. Entrano in depressione e si uccidono».
Come si cura la schizofrenia?
«Le prime terapie che sono state sviluppate sono a base di antagonisti dopaminergici e da allora negli ultimi 60 anni sono stati rifiniti i modi in cui limitare la trasmissione di dopamina. Ciò che ancora non abbiamo sono medicinali che agiscano al di fuori del sistema dopaminergico. Ci sono stati diversi tentativi ma ancora non siamo stati in grado di trasformarli in una pillola. Le ricerche più recenti inoltre riguardano la trasformazione della terapia da quotidiana a mensile o addirittura trimestrale, che potrebbe consentire di superarne gli attuali limiti principali: in primis il fatto che i pazienti non assumono i medicinali come prescritti, cosa che porta a ricadute, peggioramenti e scarsi risultati».