Ad annunciarlo è stata ieri la società farmaceutica Merck a Milano durante una conferenza che ha visto la partecipazione dei più autorevoli esponenti del mondo scientifico italiano
Il futuro dei pazienti affetti da sclerosi multipla potrebbe cambiare in maniera significativa grazie ad un farmaco: la Cladribina compresse. Una soluzione che, a fronte di un trattamento orale di 20 giorni in due anni, sarà in grado di dare un controllo della malattia per quattro anni. Ad annunciarlo è stata ieri la società farmaceutica Merck a Milano durante una conferenza che ha visto la partecipazione dei più autorevoli esponenti del mondo scientifico italiano. «Dopo un lungo viaggio durato oltre dieci anni – ha spiegato il Professor Giancarlo Comi, docente ordinario di Neurologia all’Università Vita- Salute San Raffaele di Milano e direttore dell’Istituto di Neurologia Sperimentale all’Ospedale San Raffaele oltre che membro dello Steering Committee Internazionale – anche i pazienti avranno a disposizione una nuova soluzione terapeutica che rappresenta il primo trattamento orale per la forma recidivante di sclerosi multipla ad elevata attività».
Come agisce questo farmaco? «Grazie ad un particolare meccanismo di azione che va ad incidere sulle alterazioni del sistema immunitario sarà possibile mantenere stabile e sotto controllo la malattia, con una somministrazione per un massimo di 10 giorni all’anno in un arco temporale di due anni e successivamente una ulteriore copertura senza più alcun trattamento per i due anni successivi».
Quali possono essere gli effetti collaterali, se ci sono? «Questo farmaco ha una tollerabilità ottima con rischio di infezioni controllato, e non presenta rischi significativi di sviluppare forme di cancro, inoltre non ha tossicità epatica e renale. A conferma della mancanza di significativi effetti collaterali e di tossicità, c’è la compatibilità del farmaco con una gravidanza, purché vengano rispettati i protocolli che prevedono la possibilità di affrontare una gravidanza dopo sei mesi dalla somministrazione della compressa. Infine, lo sviluppo di questo trattamento, ha potuto contare su un notevole contributo da parte della ricerca italiana che, nell’ambito della neurologia, costituisce un’eccellenza a livello mondiale».
Il programma di sperimentazione di Cladribina ha coinvolto oltre 2000 pazienti con risultati significativi:
• 4 pazienti su 5 rimangono liberi da ricadute
• 9 pazienti su 10 rimangono liberi da progressione della disabilità
• Quasi la metà dei pazienti non ha evidenza di attività della malattia.
Nei pazienti con elevata attività di malattia, le analisi dello studio hanno dimostrato che, rispetto al placebo, Cladribina compresse ha ridotto il tasso di recidiva del 67% e il rischio di progressione della malattia a sei mesi, confermata dalla scala EDSS (Expanded Disability Status Scale) dell’82% tanto che negli anni 3 e 4 non è stato necessario alcun ulteriore trattamento con Cladribina compresse.