Salute 19 Aprile 2024 12:17

Sclerosi Multipla: ocrelizumab sottocute sopprime recidive cliniche e lesioni cerebrali nei pazienti con forme progressive e recidivanti

Ottima performance per la formulazione sottocutanea dell’anticorpo monoclonale ocrelizumab nello studio di Fase III OCARINA II. I risultati hanno evidenziato una soppressione quasi completa delle recidive cliniche e delle lesioni cerebrali in soggetti con sclerosi multipla recidivante o primariamente progressiva, e determinato una deplezione rapida e prolungata dei linfociti B ematici. Ocrelizumab sottocute viene somministrato due volte all’anno. I risultati dello studio sono ora all’esame di EMA e FDA, che si pronunceranno entro l’anno

Sclerosi Multipla: ocrelizumab sottocute sopprime recidive cliniche e lesioni cerebrali nei pazienti con forme progressive e recidivanti

In occasione del congresso annuale dell’American Academy of Neurology (AAN) – che si è concluso giovedì 18 aprile – sono stati presentati i dati dello studio di fase III OCARINA II su ocrelizumab, studiato nella formulazione sottocutanea (s.c.) della durata di 10 minuti, somministrata due volte all’anno come terapia della Sclerosi Multipla.

I risultati hanno evidenziato una soppressione quasi completa delle recidive cliniche e delle lesioni cerebrali in soggetti con sclerosi multipla recidivante o primariamente progressiva (SMR o SMPP). Questa soppressione conferma i potenziali benefici anche della formulazione sottocutanea. Il trattamento con ocrelizumab s.c. ha determinato una deplezione rapida e prolungata dei linfociti B ematici.

“Grazie a un intero anno di dati che dimostrano una soppressione quasi completa dell’attività infiammatoria e della progressione l’iniezione sottocutanea di ocrelizumab della durata di 10 minuti evidenzia risultati coerenti con i benefici consolidati di ocrelizumab endovena”, osserva Levi Garraway, Chief Medical Officer e Head of Global Product Development di Roche. “Siamo impazienti di continuare a dialogare con gli enti regolatori di tutto il mondo per poter offrire un’ulteriore opzione terapeutica, con un tempo di iniezione più breve, a un maggior numero di persone affette da SM”.

Lo studio

Dai risultati a lungo termine aggiornati è emerso che l’iniezione s.c. di ocrelizumab (920 mg; n = 236; entrambi i bracci di trattamento [OCR s.c./s.c. e OCR e.v./s.c.]) ha prodotto una soppressione quasi completa delle ricadute (il 97,2% dei pazienti non ha manifestato alcuna recidiva durante la fase di trattamento) e delle lesioni alla risonanza magnetica (RM) fino a 48 settimane: il tasso di recidiva annualizzato (ARR) si è attestato a 0,04 e la maggior parte dei pazienti non presentava lesioni captanti gadolinio in T1 (T1 Gd+) né lesioni in T2 nuove/aumentate di volume. Questi tipi di lesioni sono dei marcatori dell’infiammazione attiva. Inoltre, nelle misure di outcome riferite dai pazienti (Patient reported outcomes (PROs)) i pazienti (n = 52) hanno riportato un livello elevato di soddisfazione (il 92,3% si è dichiarato soddisfatto o molto soddisfatto) e di praticità (il 90,1% ha trovato la formulazione pratica o molto pratica) con l’iniezione s.c. di ocrelizumab.

“I risultati aggiornati dello studio OCARINA II sottolineano ulteriormente i benefici potenziali di ocrelizumab sottocute per i pazienti con forme sia recidivanti che progressive di SM”, afferma l’autore principale dello studio, Scott Newsome, Johns Hopkins University School of Medicine. “I pazienti trattati con ocrelizumab sottocute hanno manifestato una soppressione adeguata dei linfociti B e una soppressione quasi completa dell’attività di malattia infiammatoria. Questi risultati dimostrano le potenzialità di ocrelizumab sottocute come opzione terapeutica in grado di rispondere alle specifiche esigenze delle persone affette da SM e degli operatori sanitari”.

Altri dati hanno continuato a mostrare che il profilo di sicurezza dell’iniezione s.c. di ocrelizumab è coerente con quello consolidato dell’infusione endovena di ocrelizumab. Non sono emersi nuovi elementi da segnalare in merito alla sicurezza di ocrelizumab s.c. Gli eventi avversi più comuni nel gruppo ocrelizumab s.c. sono state le reazioni all’iniezione (51,5% di tutti i pazienti esposti), tra cui eritema (34,8%; arrossamento o irritazione della pelle), dolore (17,2%), gonfiore (9,4%) e prurito della pelle (5,6%). Tutte le reazioni sono state di intensità lieve o moderata e nessuna di esse ha comportato la sospensione del trattamento. Nel complesso sono stati manifestati sette eventi avversi gravi da tre (2,6%) e quattro (3,4%) pazienti rispettivamente nel gruppo trattato con l’iniezione s.c. di ocrelizumab e nel gruppo trattato con l’infusione e.v. di ocrelizumab.

L’iniezione s.c. della durata di 10 minuti due volte all’anno potrebbe estendere l’utilizzo di ocrelizumab ai centri di trattamento con capacità infusionali limitate o senza infrastrutture per la somministrazione endovena. I dati dello studio di fase III OCARINA II sono stati presentati alle autorità sanitarie di tutto il mondo dopo la loro prima presentazione durante il congresso ECTRIMS-ACTRIMS 2023. EMA e FDA statunitense hanno entrambe accettato i dossier di Roche. Il termine previsto per le rispettive decisioni è a metà del 2024 per l’EMA e a settembre 2024 per la FDA.

La formulazione sottocutanea di ocrelizumab

La formulazione sottocutanea sperimentale combina ocrelizumab con la ialuronidasi PH20 umana, una tecnologia di somministrazione del farmaco di Halozyme Therapeutics.

Ocrelizumab è un anticorpo monoclonale umanizzato pensato per colpire i linfociti B CD20-positivi, un tipo specifico di cellula immunitaria che si ritiene sia uno dei maggiori responsabili del danneggiamento della mielina (isolamento e sostegno della cellula nervosa) e dell’assone (parte della cellula nervosa). Nelle persone con Sclerosi Multipla, il danno alle cellule nervose può causare disabilità. Gli studi preclinici hanno dimostrato che ocrelizumab si lega alle proteine di superficie CD20 espresse su alcuni linfociti B, ma non sulle cellule staminali o su quelle plasmatiche, il che suggerisce che si possano conservare alcune importanti funzioni del sistema immunitario.

La tecnologia di somministrazione si basa su una ialuronidasi PH20 umana ricombinante proprietaria (rHuPH20), un enzima che degrada a livello locale e temporaneamente l’acido ialuronico – un glicosamminoglicano, una catena di zuccheri naturali presente all’interno dell’organismo – presente nello spazio sottocutaneo. Queste caratteristiche aumentano la permeabilità del tessuto sotto la pelle, creando lo spazio necessario per l’ingresso di grandi molecole come ocrelizumab, e consentono alla formulazione sottocutanea di essere rapidamente dispersa e assorbita nel sangue.

 

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