Salute 19 Luglio 2023 11:01

Appello di pazienti e medici: «Aumentare screening oncologici per allinearci a raccomandazione UE»

Ampliare l’accesso agli screening esistenti e introdurre programmi strutturati per carcinoma prostatico, gastrico, polmonare così da ridurre impatto e mortalità

Appello di pazienti e medici: «Aumentare screening oncologici per allinearci a raccomandazione UE»

Parola d’ordine: prevenzione. In ambito oncologico la capacità di intervenire prima che il sintomo si manifesti significa, in molti casi, poter fare la differenza tra la vita e la morte. Ecco perché migliorare e ampliare l’accesso agli screening è uno degli obiettivi che l’Italia deve raggiungere per allinearsi alla nuova Raccomandazione sugli screening oncologici adottata dal Consiglio dell’Unione Europea nel mese di dicembre 2022. A sollecitare le istituzioni nazionali in tal senso è All.Can, la coalizione multistakeholder che raggruppa pazienti, clinici, esperti sanitari e industria per proporre soluzioni concrete atte a innovare e rendere più efficiente la presa in carico dei pazienti oncologici, che ha rivolto il suo appello in occasione della conferenza stampa “Attuare la raccomandazione UE sugli screening oncologici per migliorare la diagnosi e il trattamento dei pazienti” svoltasi oggi in Senato su iniziativa della Senatrice Elena Murelli, componente della 10a Commissione Sanità.

I numeri del cancro

In Italia nel 2022 sono stati diagnosticati oltre 390.000 casi di tumore, con una maggior incidenza di tumore della mammella (55.700 nuove diagnosi), del colon-retto (48.100), del polmone (43.900) e della prostata (40.500)2. Grazie ai progressi scientifici e all’alto livello dell’assistenza oncologica in Italia, negli ultimi tempi si è registrato un miglioramento dei tassi di sopravvivenza, ma per ridurre significativamente l’incidenza dei tumori invasivi e la mortalità dovuta alla malattia, la diagnosi precoce resta un fattore decisivo che necessita di essere potenziato.

Dall’UE la raccomandazione per nuovi screening

La nuova Raccomandazione europea, accanto all’invito a dare piena attuazione agli screening attualmente esistenti per i tumori della mammella, della cervice uterina e del colon-retto, esorta gli Stati membri a introdurre programmi di screening strutturati per il carcinoma prostatico, polmonare e gastrico. La Raccomandazione, in coerenza con il Piano Europeo contro il Cancro dl 2021, apre una nuova fase nella lotta contro queste neoplasie, per le quali le più recenti evidenze scientifiche hanno dimostrato l’efficacia degli screening nel migliorare sensibilmente la possibilità di intervento e guarigione nelle popolazioni ad alto rischio.

La mission di All.Can Italia

«All.Can Italia – spiega il suo portavoce Paolo Bonaretti – è una piattaforma multistakeholder, che raccoglie le associazioni di pazienti, le associazioni scientifiche e le imprese, in un’ottica di alleanza tra questi soggetti insieme agli operatori sanitari. È l’approccio che riteniamo giusto per incrementare la velocità e l’equità nell’accesso alle cure. In questo senso la diagnostica è un tema centrale, visto che andiamo verso una medicina di precisione in concomitanza con lo sviluppo di farmaci innovativi, la diagnosi precoce, che significa non intervenire solo dopo il sintomo, ma anticiparlo in particolare per le patologie oncologiche, è la strada per migliorare gli outcome terapeutici e rendere sostenibili le cure. Sul cancro ci sono alcuni segmenti di diagnosi in ritardo, come appunto quelli relativi ai tumori alla prostata, gastrici e polmonari, che sono poi anche quelli più diffusi e impattanti in termini di mortalità. Per curare al meglio i pazienti dobbiamo intervenire sui livelli di screening, e All.Can Italia ha l’obiettivo di accogliere e attuare uniformemente sul territorio italiano le raccomandazioni dell’Unione Europea in tal senso».

«Le capacità diagnostiche in Italia non sono migliorate nel post pandemia – sottolinea Luca Pinto (All.Can Italia) – dopo lo sprint del 2021, nonostante gli investimenti in tecnologie diagnostiche a seguito del PNRR, non siamo ancora riusciti ad aumentare i volumi complessivi di erogazione. Se la Missione 4 del piano oncologico europeo prevede il 90% della copertura di screening, noi siamo al 70%, con forti disomogeneità tra branche terapeutiche e tra le Regioni. L’aumento dei livelli di screening è una delle priorità del piano oncologico europeo che All.Can Italia persegue, ma vanno rivisti i criteri di stratificazione e dei tempi relativi alla popolazione da screenare».

Il caso del cancro prostatico

«Le nuove raccomandazioni sugli screening oncologici, in particolare hanno messo sotto la lente d’ingrandimento quello per il tumore prostatico. Esiste una forte necessità di comprendere quali possano essere le modalità più efficaci e sostenibili nell’ambito della lotta a questo tumore che uccide ogni anno 7.000 italiani. Per questo motivo la Fondazione PRO ETS con il patrocinio di AGENAS sta per avviare uno studio clinico pilota su un ampio campione di soggetti con familiarità per il tumore prostatico – spiega Vincenzo Mirone, presidente della Fondazione PRO ETS. La familiarità è oggi riconosciuta come uno dei più importanti fattori di rischio per il tumore della prostata. Avere un familiare affetto da tumore della prostata comporta un rischio fino a tre volte maggiore di sviluppare lo stesso cancro, spesso anche in una forma più aggressiva. Inoltre, è necessario tenere conto che esiste un link, cancro della prostata e quello della mammella: ciò dovrebbe comportare una maggiore attenzione anche da parte dei pazienti che hanno familiarità per il tumore della mammella, che rappresenta un rischio aumentato di tumore della prostata. Questo deve diventare la base dei nuovi programmi di screening che permetterebbero così di intercettare anche la quota di pazienti con sola familiarità per cancro della mammella che sfuggono a controlli più stretti».

Il progetto per il tumore polmonare

«Attualmente il tumore del polmone rappresenta l’ambito più avanzato sul quale puntare per il potenziamento degli screening oncologici. In Italia si registrano 34.000 decessi l’anno, il 60% dei quali (20.400) riguarda i forti fumatori che sono i soggetti ad alto rischio di sviluppare la malattia, destinatari dell’attività di screening eseguita tramite tomografia computerizzata del torace a basso dosaggio – dichiara Francesco De Lorenzo, Presidente FAVO -Federazione italiana delle Associazioni di Volontariato in Oncologia. Dal 2021, è attivo il programma sperimentale della Rete italiana screening polmonare (RISP) che è stato finanziato dal Governo italiano con l’obiettivo di ridurre del 40-50% la mortalità per tumore del polmone. La Rete coinvolge 18 Centri con elevata competenza clinica multidisciplinare che, ad oggi, hanno già arruolato l’85% dei soggetti eleggibili allo screening (oltre 6000 forti fumatori), con ricadute positive su tutte le patologie correlate al tabagismo. La Rete sta funzionando molto bene, per questo auspichiamo possa essere resa strutturale, anche grazie all’impiego di fondi europei. Studi internazionali hanno dimostrato che lo screening polmonare è un investimento costo-efficace che incide positivamente sulla qualità di vita dei pazienti e sulla sostenibilità del servizio sanitario, in ragione della minor spesa per interventi chirurgici, terapie e assistenza».

Il valore umano dello screening

«È necessario avere una vision etica dello screening – commenta Adele Patrini, portavoce di Europa Donna – attraverso processi di personalizzazione, multidisciplinarietà e rete tra ospedali e terzo settore. Lo screening per il tumore al seno deve essere rinnovato anche dal punto di vista culturale, anticipando l’età, personalizzandolo in base al rischio individuale di predisposizione, motivo per il quale andrebbe coinvolta la figura del genetista, modernizzando la modalità di invito rendendola digitalizzata, investendo sul setting dell’accoglienza. La relazione con il personale sanitario gioca un ruolo importantissimo sia per l’adesione ai programmi di screening sia per l’efficacia della presa in carico. Infine, predisporre un accesso facilitato sul territorio, inserendo questo aspetto nei PDTA».

Combattere le disuguaglianze regionali

«Ho voluto fortemente promuovere questa conferenza stampa per accendere i riflettori sull’importanza della diagnosi precoce per le patologie oncologiche. Questo principio, che vale per tutte le patologie in generale, è alla base della nuova Raccomandazione UE sugli screening oncologici, che invita gli Stati ad espandere l’offerta di percorsi diagnostici per i pazienti, sulla base del principio secondo cui prevenire è meglio che curare – dichiara la senatrice Elena Murelli, componente della 10a Commissione Sanità del Senato. – Per questo motivo, noi decisori pubblici, in sinergia con le associazioni di pazienti, le società scientifiche e tutti gli operatori del settore, dobbiamo impegnarci affinché le nuove linee guida europee siano efficacemente recepite. L’Italia non parte da zero. Ci sono già programmi di screening e progetti pilota di successo operativi sul territorio. Tuttavia, la strada da fare è ancora lunga al fine di ampliare la platea dei beneficiari, nel rispetto delle evidenze scientifiche, e colmare le profonde disuguaglianze regionali che ancora permangono, il tutto coinvolgendo attivamente pazienti e comunità scientifica per raggiungere l’obiettivo di fare della prevenzione un pilastro del nostro sistema sanitario nazionale».

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