Di Mauro (SIPPS) punta sulla corretta informazione scientifica per fugare dubbi e paure. Barbi (FIASO): «I giovani chiedono di vaccinarsi, mentre i genitori temono effetti collaterali a lunga scadenza. È importante tranquillizzarli»
Scuole sicure per far tornare i ragazzi in classe. Con questo obiettivo SIPPS e FIASO si rivolgono ai pediatri di libera scelta affinché si adoperino per convincere i propri pazienti e i genitori della necessità di fare la vaccinazione. «Informazione, diritto alla salute e prevenzione sono i tre elementi cardine su cui dovrebbe fare leva la capacità dei pediatri di essere ascoltati dai propri pazienti e dai genitori. Una corretta informazione è fondamentale per sfatare le false credenze – spiega Giuseppe Di Mauro, presidente della Società italiana di pediatria preventiva e sociale -. Sono loro i migliori interlocutori per le famiglie, conoscono i piccoli pazienti e i genitori, sanno quali possono essere i timori da fugare e le informazioni su cui fare leva per convincerli della necessità di vaccinare tutti i ragazzi per avere una scuola sicura».
«Io renderei obbligatorio il vaccino anti Covid-19 per tutti gli adolescenti e, quanto prima, pure per i bambini under 12 – ribadisce più volte il presidente di SIPPS -. I ragazzi sembrano più ricettivi, in tanti hanno compreso l’importanza della vaccinazione. Qualche resistenza in più arriva dai familiari, ma i genitori dovrebbero fidarsi dei medici e per questo il dialogo basato su informazioni scientifiche è il punto di partenza su cui lavorare. I genitori, ad esempio, devono sapere che il vaccino a m-RNA non è sperimentale, contrariamente a quanto si crede. È una tecnologia usata da anni con ottimi risultati».
Convinto della necessità di vaccinare il maggior numero di ragazzi e bambini è anche Egidio Barbi, rappresentante della Federazione Italiana delle Aziende Sanitarie ed Ospedaliere e direttore della clinica pediatrica dell’Istituto materno infantile Burlo Garofalo di Trieste, nel cui punto vaccinale dedicato ai minori sta raccogliendo molte adesioni.
«Mediamente abbiamo ragazzi motivati, sono più preoccupati i genitori. Temono effetti che potrebbero verificarsi a lungo termine rispetto ad un vaccino che ha alcuni elementi di novità» spiega Barbi, che tiene a precisare di avere due figlie di 22 e 25 anni vaccinate «perché è importante e rassicurante la coerenza. Molti genitori mi dicono “lei cosa farebbe per sua figlia?”. La risposta sta nel fatto che le mie figlie sono entrambe vaccinate. Quindi l’importante è tranquillizzarli, non abbiamo mai avuto una sorveglianza così capillare per nessun vaccino al mondo. Se è vero che è breve il tempo di osservazione avuto fino ad oggi, è altrettanto vero che il modello biologico del vaccino lo rende assolutamente sicuro. I genitori che non vogliono farli vaccinare li tradiscono».
La domanda nella fascia di età dai 12 ai 18 anni è in aumento e per Barbi è la risposta che danno i ragazzi ad un isolamento che è costato molto in termini di socialità: «Se il lockdown ha portato una riduzione di mortalità infantile da zero a diciotto anni per un minor numero di incidenti stradali e malattie, è altrettanto vero che non sappiamo ancora quali effetti possa avere a lungo termine il protratto isolamento. Per questo oggi è importante che tutti i ragazzi siano vaccinati non solo nelle scuole, ma anche nelle palestre e in tutti quegli ambienti di aggregazione che devono poter frequentare».
Più lontana sembra essere l’idea di portare i medici vaccinatori a scuola, come auspicato proprio da FIASO, perché di difficile attuazione. «La vaccinazione ha una sua complessità, tanto più di un minore perché comporta la presenza di un adulto e l’autorizzazione di entrambi i genitori. Inoltre l’acquisizione del consenso e l’esclusione dei fattori di rischio è un processo che comporta del tempo così come l’attesa dopo l’inoculazione – puntualizza Barbi -. Tutta questa macchina richiede del personale e una struttura dedicata e nella realtà è molto difficile da trovare in ambito scolastico. Noi abbiamo aperto uno sportello al Burlo dedicato alla vaccinazione dei minori con specializzandi in pediatria che offrono il loro servizio volontariamente, supportati da un medico strutturato e da un infermiere messo a disposizione dall’ospedale. Siamo a buon punto, già oltre il 50 per cento dei ragazzi tra i 12 e i 19 anni sono stati vaccinati e credo che i numeri siano destinati a crescere».
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