Addio alle mascherine, ma ancora perplessità su gestione dei sintomi da raffreddamento e dei fragili. Missaglia Segretario SiMPeF: «Grande spinta dai pediatri per il vaccino antinfluenzale: abbatte il numero dei casi e toglie dubbi rispetto ai sintomi»
A pochi giorni dalla riapertura delle scuole, stabilito che i ragazzi potranno rientrare in classe senza mascherine, restano ancora molti gli interrogativi su come dovranno essere gestiti gli studenti con sintomi da raffreddamento e i fragili. Il Miur al riguardo ha inviato alle direzioni delle scuole un vademecum per rendere minimo l’impatto delle misure di mitigazione sulle attività e garantire al meglio la frequenza scolastica in presenza, lasciando però alle scuole autonomia di gestione. Una scelta che ha sollevato una certa apprensione tra insegnanti e genitori.
Secondo quanto riportato nel vademecum, infatti, la permanenza a scuola di bambini e ragazzi con sintomi respiratori di lieve entità, senza febbre (temperatura corporea non superiore ai 37,5 gradi), è consentita purché venga indossata la mascherina chirurgica o FFP2 fino alla risoluzione dei sintomi e avendo cura dell’igiene delle mani. Chi debba stabilire quali siano i sintomi respiratori di lieve entità è la prima nota rilevata da Rinaldo Missaglia, segretario Nazionale SIMPEF (Sindacato Medici Pediatri di Famiglia), che dice: «Anche se ormai i sintomi delle ultime varianti sono talmente lievi che possono passare addirittura inosservati, è importante che venga riattualizzata una regola pre-Covid, secondo la quale chi frequenta una comunità deve far sì che vengano messe in atto tutte le precauzioni possibili per evitare la trasmissione di una malattia. Quindi, anche in merito alle mascherine non più obbligatorie, io ritengo si debba fare una riflessione perché potrebbero essere oggetto di studio in Educazione Civica per capire perché è importante tenerle in determinate situazioni, così come lavarsi spesso le mani».
Il secondo punto in tema di prevenzione riportato sul Vademecum del Miur riguarda la sanificazione degli ambienti che dovrà essere effettuata con regolarità e, in presenza di casi positivi accertati, anche in via straordinaria. In ogni modo dovrà essere garantito un ricambio frequente dell’aria per avere una buona qualità della stessa. Al riguarda si era ipotizzato, già nello scorso anno scolastico, la necessità di nuovi impianti di areazione, ma ad oggi nulla è stato fatto. Quindi anche per i prossimi nove mesi a garantire il ricambio dell’aria saranno le finestre aperte in classe.
Una soluzione che per il segretario di SiMPeF è molto importante: «Spesso le aule scolastiche o della prima infanzia sono troppo calde e secche, tale per cui si facilita la diffusione dei virus – puntualizza Missaglia -, quindi è buona norma il frequente ricambio d’aria magari accompagnato da ionizzatori. Capisco che possano essere fonti di spesa per le strutture, ma sarebbero utili perché ionizzando in modo negativo le particelle d’aria si abbattono gli inquinanti, compresi i virus. Tra l’altro quest’anno ci sarà una grande spinta in pediatria affinché vengano fatti i vaccini antinfluenzali per ridurre il numero dei casi e per togliere dei dubbi rispetto ai sintomi».
Al riguardo il Vademecum del Miur stabilisce che il personale scolastico, i bambini o gli studenti che presentano sintomi di infezione da Sars-CoV-2 debbano essere ospitati in una apposita stanza dedicata o in un’area di isolamento in attesa dell’arrivo dei genitori e il rientro a casa. Analogo trattamento sarà riservato a chi, pur non presentando sintomi, risulterà essere positivo ad un test diagnostico per Covid.
In entrambi i casi per il rientro a scuola sarà necessario l’esito negativo del test molecolare o antigenico. L’isolamento, secondo le ultime linee guida, anche per gli studenti passerà da 7 a 5 giorni. Nel caso di contatti di soggetti positivi non saranno invece previste misure speciali.
Lo scorso 30 agosto in Lombardia si è riunito il tavolo di lavoro “Coordinamento ATS-SCUOLA” che è stato riconosciuto come gruppo tecnico all’interno del piano di emergenza pandemica a livello regionale per definire un piano di intervento univoco. Del gruppo di lavoro fanno parte: oltre ai rappresentanti dell’area sociosanitaria, i dirigenti degli uffici scolastici di Milano e Lodi con i loro referenti tecnici, i dirigenti scolastici capofila dei diversi ambiti scolastici territoriali e i dirigenti scolastici capofila della rete delle scuole che promuovono Salute di Milano e della città metropolitana con l’obiettivo di lavorare in sinergia anche su temi quali monitoraggio dei positivi, qualità dell’aria e fragili.
«Noi pediatri di famiglia siamo a disposizione per una eventuale collaborazione con la scuola – riprende il segretario nazionale SiMPeF -. Quello che doveva essere un impegno lo scorso anno per monitorare, con tamponi e visite, i sospetti Covid nelle scuole, che di fatto non è mai decollato, potrebbe diventare un corso di educazione sanitaria, dove parlare ai ragazzi di Covid ma anche di altri temi come: obesità infantile, bullismo, dipendenza dalla tecnologia e dalle droghe».
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