Pochi giorni prima che il Garante per il trattamento dei dati personali imponesse una limitazione provvisoria del trattamento ad OpenAI, la società proprietaria di ChatGPT (software progettato per simulare una conversazione con un essere umano tramite la generazione di testi), avevo provato a “interrogare” l’intelligenza artificiale sul presente e sul futuro della professione infermieristica. E questo non […]
Pochi giorni prima che il Garante per il trattamento dei dati personali imponesse una limitazione provvisoria del trattamento ad OpenAI, la società proprietaria di ChatGPT (software progettato per simulare una conversazione con un essere umano tramite la generazione di testi), avevo provato a “interrogare” l’intelligenza artificiale sul presente e sul futuro della professione infermieristica.
E questo non perché questo servizio abbia particolari doti divinatorie o perché dica necessariamente la verità (anzi, commette ancora tanti errori, specie quando sollecitato sulle biografie di persone viventi), ma perché, proprio essendo un sistema che “apprende” in modo continuo e progressivo dalla Rete, è utile per cogliere “lo spirito del tempo”, quello che comunemente si ritiene ragionevole, plausibile, verificabile e verificato rispetto a un determinato argomento.
La tentazione è forte: vai a sapere se l’intelligenza artificiale “dice” cose che magari i nostri politici, le nostre istituzioni ancora non hanno il coraggio di affermare apertamente? Con il corollario: se lo capisce un software perché tutto ciò non è ancora chiaro alla nostra società?
Ebbene, ecco alcune risposte fornite da ChatGPT, prima del suo (parziale) oscuramento.
Ad esempio: perché gli infermieri sono importanti?
La risposta:
E la risposta si conclude con alcune frasi più generali: “Gli infermieri sono importanti perché svolgono un ruolo cruciale nel sistema sanitario. Sono i professionisti che si prendono cura dei pazienti in modo diretto, monitorandone la salute, somministrando farmaci, effettuando procedure mediche e fornendo sostegno emotivo”, o anche: “Gli infermieri sono spesso la prima linea di difesa nella prevenzione delle infezioni e nella gestione delle emergenze”.
Bene, non c’è tutto ma c’è molto. Quando si cerca di stringere un po’ il discorso su numeri e statistiche, succede questo.
Quanti infermieri mancano in Italia?
Risposta:
“Secondo i dati dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, l’Italia ha una delle più basse densità di infermieri tra i paesi dell’Unione Europea, con soli 6,7 infermieri ogni 1.000 abitanti. Inoltre, secondo uno studio dell’Osservatorio Nazionale sulla Salute nelle Regioni Italiane, pubblicato nel 2020, in Italia mancano circa 55.000 infermieri per soddisfare le esigenze del sistema sanitario”.
In questo caso, fa riflettere che si passi con disinvoltura dall’ormai acclarato parametro OCSE a uno studio di tre anni fa, non intercettando invece tutti i vari calcoli elaborati nel frattempo da università, centri studi, ordini professionali, Agenas e così via, soprattutto in relazione a quanto previsto dal PNRR.
Cara ChatGPT, ma perché mancano così tanti infermieri in Italia?
Risposta:
“La carenza di infermieri in Italia può essere attribuita a diversi fattori. Uno dei principali è la riduzione del numero di studenti che scelgono di studiare Infermieristica. Questo potrebbe essere dovuto a una mancanza di informazioni sulle opportunità di carriera nell’ambito dell’assistenza sanitaria, alla mancanza di incentivi per gli studenti, o alla percezione che la professione sia poco valorizzata. Inoltre, l’emigrazione di infermieri italiani verso altri Paesi, in cerca di migliori opportunità di lavoro e di una maggiore valorizzazione della professione, ha contribuito alla carenza di infermieri in Italia. Un altro fattore che potrebbe influire sulla carenza di infermieri in Italia è la mancanza di investimenti nel sistema sanitario”.
Quasi messo all’angolo dall’intelligenza artificiale, che senza mezzi termini punta l’indice sulla carenza di informazioni presenti on line sulla carriera infermieristica e sulla valorizzazione del percorso lavorativo.
A questo punto, provo a pensare a ChatGPT come a un collega di scrivania e chiedo: come miglioreresti l’attrattività della professione in Italia?
Risposta:
“Ci sono diverse strategie che possono essere adottate.
In generale, migliorare l’attrattività della professione infermieristica richiede una combinazione di interventi a livello di sistema, di organizzazione e di politiche pubbliche, al fine di garantire condizioni di lavoro soddisfacenti e una remunerazione adeguata per gli infermieri, riconoscendo l’importanza della loro professione per il sistema sanitario e per la società nel suo insieme”, conclude ecumenicamente ChatGPT.
Di tutte, questa risposta è stata la più lunga, articolata e complessa, anche perché pesca da ambiti diversi: da quello accademico e quello sindacale, passando poi da quella “inclusione” nella professione che sembra strizzare l’occhio alla figura del “Certified Nursing Assistant” disegnata negli ultimi posizionamenti ufficiali della FNOPI.
Segno evidente che il percorso da compiere è ancora ricco di sfide e iniziative da intraprendere. Con intelligenza (non artificiale!).
Articolo a cura di Silvestro Giannantonio – Responsabile Comunicazione FNOPI