Cascio (infettivologo): «Eliminare completamente l’obbligo delle mascherine sin da ora, il virus non è più aggressivo. Somministrare antivirali, anche in assenza di sintomi, a tutti i ricoverati. In autunno somministrare la quarta dose di un vaccino anti-Covid che contenga gli antigeni delle ultime varianti circolanti»
Gli psichiatri l’hanno definita “coperta di Linus”: la mascherina, oltre che protettiva, è diventata per molti un oggetto rassicurante. Un dispositivo di sicurezza che ci ha messo al riparo non solo dall’infezione da Sars-CoV-2, ma anche da tutti gli altri virus respiratori. E allora, cosa accadrà quando le mascherine, già non più obbligatorie in bar ristoranti, supermercati, non saranno indispensabili in alcun luogo? In questi due anni di pandemia la conseguenza sembra essere stata sempre la stessa: al rallentamento delle misure di protezione individuali è corrisposto un aumento di raffreddori e influenze stagionali.
È prevedibile che anche questa volta andrà così. «In questo periodo dell’anno circolano, di consueto, diversi virus respiratori. Di conseguenza – spiega Antonio Cascio, direttore dell’UOC Malattie Infettive del AOU Policlinico Giaccone di Palermo e tesoriere Simit (Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali) – non utilizzando più le mascherine, sarà inevitabile entrarne in contatto e, quindi, si osserverà sicuramente un aumento di queste infezioni tra la popolazione. Inoltre, l’aver indossato questi dispositivi di protezione per molto tempo non ci ha esposto nemmeno ad altri microorganismi non patogeni che, normalmente rafforzano le nostre difese immunitarie anche contro quelli patogeni».
Una ragionevole certezza (quella che saremo tutti più esposti ai virus respiratori) che, però, non deve assolutamente spingere ad un passo indietro. Anzi, per il professor Cascio andrebbero soppressi pure gli obblighi tuttora vigenti. «In questo periodo dell’anno, in cui le varianti del Covid circolanti non sono particolarmente aggressive e gran parte della popolazione è vaccinata, andrebbe eliminato completamente l’obbligo delle mascherine in qualsiasi luogo. I dispositivi di protezione, in particolare le Ffp2, dovrebbero essere però fortemente consigliati, in tutti i luoghi chiusi ed in situazioni di affollamento, alle persone immunodepresse, ai soggetti fragili, agli anziani e ai non vaccinati», sottolinea l’infettivologo.
Per il professor Cascio sarebbe giunto il momento di ricominciare a vivere con maggiore tranquillità, ritornando alle abitudini pre-pandemia. «Ma per farlo – aggiunge l’esperto – c’è bisogno che cambi concretamente anche il modo in cui le persone positive al Covid-19 vengono “trattate”. Non è più pensabile, almeno non in questa fase in cui il virus circolante non è aggressivo, di prevedere che chi si reca in ospedale per problematiche extra-Covid venga trasferito in un reparto Covid solo perché, pur essendo asintomatico, è risultato positivo al tampone. Chi va in ospedale perché ha un femore rotto deve essere curato per quel femore rotto e, quindi ricoverato in ortopedia, magari in una stanza singola in attesa che si negativizzi. E per accelerare i tempi di guarigione sarebbe utile somministrare antivirali, anche in assenza di sintomi, a tutti i ricoverati. Così come, gli stessi antivirali potrebbero essere un’utile profilassi post-esposizione per persone estremamente fragili entrate in stretto contatto con un positivo», suggerisce il professore.
Ma quanto durerà questo allentamento della presa? «A settembre assisteremo senz’altro ad un nuovo aumento dei casi di Covid-19, ma se la gravità del virus resterà la stessa non sarà necessario adottare di nuovo misure stringenti», dice Cascio. Tuttavia, questo non significa abbassare la guardia: «Nel prossimo autunno sarebbe necessario avviare la campagna vaccinale per la somministrazione della quarta dose del vaccino anti-Covid che contenga, possibilmente, gli antigeni delle ultime varianti circolanti. È necessario che il monitoraggio del numero di nuove infezioni sia costante e che ogni nuova variante sia accuratamente studiata. Cosicché, laddove fosse rilevata una maggiore aggressività, si farà un immediato passo indietro, adottando nuovamente politiche-restrittive, utili al contenimento del contagio. Ipotesi che, almeno per ora – conclude l’infettivologo – pare improbabile».
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