Chiusi uffici, scuole e negozi in dieci comuni del lodigiano e a Vo’ Euganeo. Zaia: «Svuoteremo l’ospedale di Schiavonia dove erano ricoverati i due casi confermati in Veneto». Anelli: «Proteggere i medici». Speranza: «L’Italia è pronta»
I CASI IN LOMBARDIA
Sale a 14 il numero dei casi accertati di Covid-19 in Lombardia, e sono tutti correlati tra loro. Oltre al paziente uno, 38 anni, ricoverato in terapia intensiva all’ospedale di Codogno (Lodi), risultano positivi la moglie incinta – attualmente in isolamento all’ospedale Sacco di Milano ma in buone condizioni -, un amico podista, tre persone tra i 70 e gli 80 anni che nella notte sono state ricoverate per polmonite e che frequentano lo stesso bar del padre del podista, cinque tra medici e infermieri e tre pazienti dell’ospedale di Codogno, vero fulcro dell’epidemia. Gli ultimi otto casi, di cui si ha avuto notizia nel pomeriggio, sono risultati positivi ai test condotti da parte delle unità mobili incaricate dalla Regione di fare i tamponi su tutti i contatti stretti dei casi confermati. Il bilancio però potrebbe salire, perché la maggior parte dei test (tra cui quelli condotti su 120 dipendenti dell’azienda in cui lavora il paziente uno) è in fase di processazione.
I CASI IN VENETO
Confermati due casi anche a Vo’ Euganeo, in provincia di Padova: si tratta di due persone, di 77 e 68 anni, che condividono la passione per le carte. «Arriveremo all’origine perché questi sono contagiati secondati, il che significa che c’è un contagiato primario – ha detto il presidente del Veneto Luca Zaia». I pazienti erano all’ospedale di Schiavonia, e uno dei due ci è rimasto per una decina di giorni: «Andremo avanti con i tamponi per tutti i dipendenti ed i ricoverati con sintomi influenzali gravi – ha aggiunto Zaia -. Consideriamo anche di riuscire a svuotare l’ospedale nel giro di 5-6 giorni, nella migliore delle ipotesi per fare un vuoto sanitario dell’ospedale, nella peggiore per dedicare l’ospedale anche alla cura. Ci sarà la chiusura di tutto quello che è pubblico a Vo’, quindi bar, ristoranti, scuole e tutto quello che è aggregazione. Inoltre stiamo predisponendo un presidio, molto probabilmente nelle scuole visto che saranno chiuse, per tutti i cittadini di Vo’ Euganeo, in modo da identificare eventuali altri casi positivi. Siamo molto preoccupati – ha concluso -, perché il virus è maledetto, problematico, sorprende ora dopo ora».
ANELLI: «PROTEGGERE I MEDICI»
«I medici non possono essere lasciati soli e senza protezione a gestire la situazione. Devono per primi essere messi in sicurezza per poter continuare ad aiutare gli altri – ha commentato il presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e Odontoiatri Filippo Anelli -. È indispensabile che le Regioni forniscano subito il previsto materiale di protezione e indicazioni univoche su come gestire i casi. Così si rischia di vanificare il lavoro fatto dal ministero della Salute, che sin da subito ha invece fornito tali indicazioni, demandando alle Regioni i protocolli operativi e la fornitura dei materiali».
LA SOSPENSIONE DELLE ATTIVITA’ NEL LODIGIANO
Tornando in Lombardia, il ministro della Salute Roberto Speranza, accorso a Milano insieme al viceministro Sileri e al sottosegretario Zampa, ha emanato insieme al presidente della Regione Fontana un’ordinanza che prevede la chiusura delle scuole, degli uffici e dei negozi e la sospensione di tutte le manifestazioni pubbliche in dieci comuni della zona coinvolta: Casalpusterlengo, Codogno, Castiglione d’Adda, Maleo, Fombio, Somaglia, Bertonico, Castelgerundo, Terranova dei Passerinie San Fiorano. Rimane l’invito ai cittadini di restare a casa per evitare un’ulteriore diffusione del virus: «Sono misure di carattere del tutto precauzionale che si sono rivelate efficaci in Cina, in Francia ed in Germania» ha precisato l’assessore al Welfare di Regione Lombardia Giulio Gallera.
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SPERANZA: «L’ITALIA E’ PRONTA». LE ORDINANZE ADOTTATE
«L’Italia è pronta – ha detto in conferenza stampa Speranza -. Avevamo preparato un piano perché era evidente che potesse accadere quanto poi è successo. Ora dobbiamo attuarlo nel modo più efficace possibile. L’obiettivo è lavorare perché il virus sia circoscritto all’interno di una specifica area geografica, e le misure adottate vanno in questa direzione».
Si continua intanto a lavorare per ricostruire i movimenti dei casi confermati e ad individuare i contatti stretti. Un’ordinanza adottata questa mattina da Speranza prevede per queste persone l’isolamento quarantenario obbligatorio. Potranno restare nelle proprie abitazioni coloro che dispongono di una camera singola con bagno privato, ma Regione Lombardia sta valutando strutture idonee ad accogliere le quarantene: per ora sono state individuate una struttura a Milano ed una Piacenza che complessivamente possono ospitare fino a 280 persone.
Speranza ha inoltre precisato che per tutti gli individui che, negli ultimi quattordici giorni, abbiano fatto ingresso in Italia dopo aver soggiornato nelle aree della Cina interessate dall’epidemia, come identificate dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, l’Autorità sanitaria territorialmente competente provvederà all’adozione della misura della permanenza domiciliare fiduciaria con sorveglianza attiva ovvero, in presenza di condizioni ostative, di misure alternative di efficacia equivalente. Vige inoltre l’obbligo di comunicare al Dipartimento di prevenzione dell’azienda sanitaria territorialmente competente di aver soggiornato nelle aree suddette.
IL PAZIENTE ZERO IN LOMBARDIA
Per quanto riguarda la fonte del contagio dei casi registrati in Lombardia, rimangono dei dubbi: il paziente uno ha incontrato più volte a Codogno, nella prima settimana di febbraio, un amico che era tornato il 21 gennaio dalla Cina. Questa persona, tuttavia, è asintomatica ed è risultata al tampone faringeo per il nuovo coronavirus. «È possibile – spiega il presidente dell’Istituto Superiore di Sanità Silvio Brusaferro – che abbia già eliminato il virus. Ecco perché si attendono i risultati delle ulteriori analisi che stiamo conducendo per verificare la presenza di anticorpi. I risultati sono attesi per le prossime ore». Qualora dovessero essere negativi, si dovranno proseguire le indagini necessarie per individuare la vera fonte del contagio.
IL PAZIENTE UNO IN LOMBARDIA
È più chiara invece la storia del trentottenne, che ha iniziato a manifestare i primi sintomi il 15 febbraio. Il 18 si è recato al pronto soccorso di Codogno in stato febbrile ma, non essendo stato di recente in Cina e non parlando degli incontri avuti con l’amico rientrato dal Paese, non gli sono stati fatti i tamponi per il coronavirus ed è stato mandato a casa. Il giorno dopo le sue condizioni sono peggiorate, è tornato al pronto soccorso ed è stato ricoverato. È probabile che in questa fase abbia infettato gli otto casi registrati all’ospedale di Codogno (5 operatori sanitari e 3 pazienti). Solo dopo le domande insistenti degli anestesisti, la moglie si è ricordata del viaggio fatto dall’amico. Intanto la situazione è peggiorata velocemente, il paziente è stato trasferito in terapia intensiva e gli è stato subito fatto il tampone per il coronavirus. Ieri sera i risultati positivi del test.
LA CABINA DI REGIA IN REGIONE
Da lì la macchina si è subito messa in moto: è stata istituita in Regione una cabina di regia che è in costante contatto con il ministero della Salute e la protezione civile, e si è iniziato a ricostruire il percorso fatto da tutti i pazienti. Il pronto soccorso di Codogno è stato chiuso in via precauzionale e sono state interrotte le attività chirurgiche d’elezione: «Chi ha avuto contatti con i casi e riporta i sintomi – ha aggiunto Gallera – è invitato a rimanere a casa e a chiamare il 112. Abbiamo già individuato quattro squadre che saranno mandate a domicilio a fare i tamponi. I risultati verranno comunicati dopo qualche ora per telefono».
FONTANA: «NIENTE PANICO»
Il presidente della Regione Fontana ha quindi rassicurato i cittadini: «Le misure assunte non devono essere viste come preoccupanti o drammatiche. Sono gli unici mezzi che abbiamo per evitare la diffusione del contagio. Sono misure che rivaluteremo con il Ministro e sono fondamentali per il bene della comunità, ma non dobbiamo farci prendere dal panico».
«Le strutture ospedaliere – ha aggiunto Gallera – sono allertate da tempo e pronte ad affrontare la situazione. Stiamo recuperando spazi nelle terapie intensive, ma il sistema è pronto e sta dando grande evidenza delle sue capacità. Ma forse – ha concluso polemico in mattinata – la richiesta di maggiore attenzione sul tema fatta qualche tempo fa dal presidente Fontana e da altri governatori era centrata».
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