Uno studio cinese ha scoperto che l’essere nevrotico non porta all’avere la pressione alta, ma è il contrario. Coloro infatti che soffrono di ipertensione hanno più probabilità di essere nevrotici
Lo stress non è semplicemente un fattore di rischio per l’ipertensione. Piuttosto è la pressione alta ad avere un impatto negativo su come si affronta lo stress e, di conseguenza, sull’essere nevrotici. A scoprirlo è uno studio condotto da un gruppo di scienziati della Shanghai Jiao Tong University, i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista General Psychiatry. Studi precedenti avevano già evidenziato un legame tra ipertensione e ansia e stress, ma non era chiaro se le emozioni negative venissero prima o dopo gli effetti fisici. Gli scienziati cinesi ora concludono che è la pressione arteriosa diastolica alta a scatenare il nevroticismo.
Nello studio i ricercatori hanno analizzato i dati di 8 ricerche precedenti che hanno raccolto i valori relativi alla pressione sanguigna di 736.650 persone in Europa. Questi dati sono stati poi confrontati con quelli relativi ai livelli di ansia, depressione, nevroticismo e benessere generale dei partecipanti. I ricercatori hanno applicato una tecnica chiamata randomizzazione mendeliana, che utilizza la variazione genetica per determinare rischi particolari. Hanno così scoperto che la pressione arteriosa diastolica ha «significativi effetti» sul nevroticismo. Gli studiosi non hanno invece trovato alcun effetto sui livelli di ansia o depressione.
Per spiegare questo collegamento, i ricercatori hanno sottolineato che la pressione sanguigna collega il cervello e il cuore. Pertanto, la prima può favorire lo sviluppo di alcuni tratti della personalità. «La pressione sanguigna collega il cervello e il cuore – spiegano gli autori dello studio – è ragionevole quindi ipotizzare che sia collegata allo sviluppo di determinati tratti della personalità. Sappiamo che la tendenza alla nevrosi può portare a livelli elevati di stress mentale e aumentare il rischio di sviluppare malattie cardiovascolari». «Il nostro lavoro – concludono gli studiosi cinesi – evidenzia quindi l’importanza di un’adeguata sorveglianza della pressione sanguigna. Il monitoraggio di questi parametri potrebbe essere utile per ridurre il rischio di nevrosi, di disturbi dell’umore e, in ultima analisi, delle malattie cardiovascolari».
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