Da Milo Manara a Mauro Biani, tanti gli illustratori famosi a partecipare, mentre in Italia stenta ad essere accettata la figura dell’assistente sessuale. L’intervista all’ideatrice Armanda Salvucci
Abbattere pregiudizi e luoghi comuni legati alla sessualità attraverso il fumetto e l’ironia. È questo l’obiettivo della mostra dal titolo evocativo “Sensuability: ti ha detto niente la mamma?“. La rassegna allestita a Roma presso la Casa del Cinema fino al prossimo 10 settembre, racconta di una sessualità di cui si parla poco, quella delle persone con disabilità alle prese con la vita quotidiana sotto le lenzuola.
Protesi abbandonate sul pavimento, sedie a rotelle in alcune occasioni comode anche per due, ma anche il racconto della cecità, della sordità e più in generale del corpo non perfetto ma sempre sensuale. A raccogliere i lavori di artisti famosi tra i quali Milo Manara, Fabio Magnasciutti, Mauro Biani, Frida Castelli, Pietro Vanessi, Luca Enoc, Frad e le opere dei ragazzi delle scuole dei fumetti, è Armanda Salvucci, presidente dell’Associazione Nessunotocchimario.
«Vi dirò una grandissima verità: anche noi disabili facciamo sesso», ci risponde con ironia Armanda mentre la intervistiamo in una calda mattinata di agosto alla Casa del Cinema, nella sala al primo piano dove sono esposte le tavole degli artisti.
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Quali sono i pregiudizi maggiori? «Che la persona con disabilità è una persona asessuata, è una persona che può meritare al massimo un’affettività, considerata alla stregua di un bambino, soprattutto se poi parliamo di disabilità cognitive. In quest’ultimo ancora di più i luoghi comuni e gli stereotipi la fanno da padrone. In realtà non è così, è un’esigenza vitale di tutti, per questo noi non vogliamo settorializzare la sessualità con la disabilità. È un tema che riguarda tutti e come diciamo noi, “la prima volta siamo tutti disabili”. Lo stereotipo maggiore è che tu puoi fare sesso solo se sei bello, prestante, se sei atletico. La maggior parte della popolazione evidentemente viene esclusa da questo modello».
In Italia c’è un grande tabù, quello dell’assistente sessuale per i disabili. Si tratta di un operatore professionale che “supporta le persone diversamente abili a sperimentare l’erotismo e la sessualità”, come si legge sul sitoweb di LoveGiver, fra i più famosi progetti riguardanti la figura dell’assistente sessuale presenti in Italia. «L’assistenza sessuale è giusto che ci sia – spiega Armanda -. Perché? Non tutti possono raggiungere un livello di consapevolezza corporea. Nessuno glielo ha insegnato e l’assistente sessuale serve a questo».
Infine, le abbiamo chiesto quali tra le tavole esposte le fossero rimaste più nel cuore. «Mi piacciono tutte, ma non è una risposta super partes. Forse il fumetto che mi è piaciuto di più è quello con la donna con le gambe staccate e i due ragazzi che sono a letto con protesti e occhiali, tutto in giro per la stanza, ma ce ne sono tantissimi. Io ogni volta che la vedo, questa mostra, mi commuovo».
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