Con la tosse viaggiano fino a 2,5 metri e un clima freddo ne aumenta la potenza. Un team di ingegneri studia per prevedere la distribuzione delle goccioline
Tossire o starnutire può inviarlo molto più lontano, specie se il clima torna freddo. Con l’umidità resta in aria anche più a lungo. Parliamo del virus SARS-CoV-2, che può essere veicolato dai “droplets”, goccioline che noi stessi emettiamo e che possono percorrere dai 2,4 ai 4 metri senza vento. Questa la scoperta di un team di ingegneri internazionali, pubblicata sulla rivista “Physics of Fluids“. La cui conclusione è che, senza mascherina, il distanziamento sociale potrebbe non bastare.
Si tratta del primo modello basato sulla “teoria del tasso di collisione“, che esamina i tassi di interazione e di collisione di una nuvola di goccioline espirata da una persona infetta con persone sane. «Alla base di una reazione chimica c’è che due molecole si stanno scontrando. La frequenza con cui si scontrano ti darà la velocità con cui procede la reazione – spiega uno degli autori, Abhishek Saha, professore di ingegneria meccanica all’University of California San Diego -. Qui è esattamente lo stesso: la frequenza con cui le persone sane entrano in contatto con una nuvola di goccioline infette può essere una misura di quanto velocemente può diffondersi la malattia».
«La fisica delle goccioline dipende in modo significativo dal tempo», aggiunge Saha. «Se sei in un clima più freddo e umido, le goccioline da uno starnuto o di un colpo di tosse dureranno più a lungo e si diffonderanno più lontano che se ti trovi in un clima caldo e secco, dove evaporeranno più velocemente. Noi abbiamo incorporato questi parametri nel nostro modello di diffusione dell’infezione e non ci risulta che sia stato fatto in modelli precedenti, per quel che sappiamo».
Il clima mostra dunque di avere un’influenza sulla distribuzione. A 35 gradi e con il 40% di umidità una gocciolina si sposta di quasi 2 metri e mezzo. Con l’80% di umidità e 5 gradi di temperatura, però, la distanza aumenta a 3,5 metri. Anche la dimensione conta: le goccioline di 14-48 micron presentano un rischio maggiore perché impiegano più tempo a evaporare e percorrono distanze maggiori. Le goccioline più piccole evaporano in una frazione di secondo, mentre le più grandi si depositano rapidamente sul terreno a causa del loro peso.
Una prova, per gli autori, dell’utilità delle mascherine in ogni caso. «Sono in corso anche una serie di esperimenti per studiare le goccioline respiratorie che si depositano sulle superfici comunemente toccate» ha annunciato Saptarshi Basu, professore all’Indian Institute of Science e coautore dello studio. Resta la speranza che un modello, costruito sempre più nel dettaglio, possa contribuire a dare una direzione ancora più chiara alle politiche di salute pubblica.