Il documento presenta una sintesi delle principali caratteristiche di diffusione dell’epidemia Covid-19 e del suo impatto sulla mortalità totale del 2020 e un’analisi dettagliata della nuova fase epidemica che, nel primo quadrimestre 2021, si caratterizza anche per la progressiva diffusione della vaccinazione Covid-19
Dopo un 2020 in cui il totale dei decessi per il complesso delle cause è stato il «più alto mai registrato nel nostro Paese dal secondo dopoguerra» (complice, ovviamente, la pandemia da Covid-19), nel primo quadrimestre del 2021 si è verificato un «calo in termini percentuali dei contagi registrati nella popolazione molto anziana» e «un abbassamento dell’età dei casi segnalati».
Secondo il sesto Rapporto sull’impatto dell’epidemia Covid-19 sulla mortalità totale della popolazione residente prodotto congiuntamente dall’Istituto nazionale di statistica (Istat) e dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS), l’impatto delle vaccinazioni sulla popolazione italiana è evidente e ha determinato un grosso calo nei ricoveri e nella mortalità da Covid-19.
Questo documento presenta una sintesi delle principali caratteristiche di diffusione dell’epidemia Covid-19 e del suo impatto sulla mortalità totale del 2020 (bilancio totale, +15,6% rispetto alla media) e un’analisi dettagliata della nuova fase epidemica che, nel primo quadrimestre 2021, si caratterizza anche per la progressiva diffusione della vaccinazione Covid-19.
In Italia, dall’inizio dell’epidemia con evidenza di trasmissione (20 febbraio 2020) fino al 30 aprile 2021 sono stati segnalati al Sistema di Sorveglianza Integrato 4.035.367 casi positivi di Covid-19 diagnosticati dai Laboratori di Riferimento regionale, di cui 1.867.940 nei primi 4 mesi del 2021 (ovvero il 46% del totale). Sempre dall’inizio dell’epidemia, nel Sistema di Sorveglianza Nazionale integrato Covid-19 dell’ISS, sono stati registrati 120.628 decessi di persone positive al Covid-19 con data di evento entro il 30 aprile 2020.
L’analisi del primo quadrimestre 2021 documenta, rispetto al 2020, un ulteriore calo in termini percentuali dei contagi registrati nella popolazione molto anziana (80 anni e più) e un abbassamento dell’età dei casi segnalati. «Questo è un segnale – si può leggere in una nota congiunta di ISS e Istat – di come la campagna di vaccinazione, le raccomandazioni e la prevenzione messa in atto abbiano dato esiti postivi nel ridurre la trasmissione di malattia nella fascia anziana della popolazione, ma è anche una conseguenza dell’aumentata capacità diagnostica e delle attività di contact tracing che hanno facilitato l’identificazione di casi tra la popolazione più giovane, più frequentemente paucisintomatici o asintomatici».
Al 7 giugno 2021 in Italia sono state somministrate 38.178.684 dosi di vaccino per la prevenzione dell’infezione da SARS-CoV-2, con un totale di 13.028.350 di persone che hanno ricevuto il ciclo completo (24,01% della popolazione over 12 anni). Il secondo rapporto dell’ISS sull’impatto della vaccinazione Covid-19 nella popolazione italiana ha evidenziato una riduzione progressiva del rischio di infezione da SARS-CoV-2, di ricovero e di decesso. Per quest’ultimo è stata osservata una riduzione del rischio di circa il 95% a partire dalla settima settimana dopo la somministrazione della prima dose di vaccino.
Come già nei precedenti Rapporti congiunti Istat-ISS, l’evoluzione della mortalità totale del 2020 e del 2021 è stata confrontata, a parità di periodo, con la media dei decessi del quinquennio 2015-2019. Nel 2020 il totale dei decessi per il complesso delle cause è stato il più alto mai registrato nel nostro Paese dal secondo dopoguerra: 746.146 decessi, 100.526 decessi in più rispetto alla media 2015-2019 (15,6% di eccesso).
La mortalità ha registrato nel 2020 un aumento del 9% a livello nazionale rispetto alla media del quinquennio 2015-2019; le regioni che riportano aumenti significativamente più alti della media nazionale sono il Piemonte, la Valle D’Aosta, la Lombardia e la Provincia autonoma di Trento. Le Regioni del Centro e del Mezzogiorno non mostrano variazioni rilevanti.
Rispetto all’intero anno 2020, nei primi quattro mesi del 2021 l’impatto dei decessi per Covid-19 sui decessi totali è aumentato soprattutto nelle regioni del Centro e del Mezzogiorno. «Questo accade – spiegano ISS e Istat – sia perché è aumentata la capacità di rilevazione dei decessi Covid-19 da parte delle Regioni sia per lo scenario di diffusione del virus che è notevolmente mutato interessando le regioni del Centro e del Mezzogiorno, le quali avevano registrato una scarsa presenza del virus nella prima ondata (marzo-maggio 2020)».
Da marzo 2021 si cominciano ad osservare gli effetti positivi della campagna vaccinale che ha prioritariamente puntato a proteggere la popolazione più fragile. Se da un lato l’eccesso di decessi di marzo 2021, rispetto al dato medio dello stesso mese del periodo 2015-2019, continua ad essere attribuibile per quasi il 90% ai morti di 65 anni e più, d’altro canto rispetto al picco di decessi di marzo 2020 il calo più importante si deve soprattutto alla classe over 80; il crollo dei decessi di questa classe di età rispetto a marzo 2021 spiega il 70% della diminuzione dei decessi totali osservata tra marzo 2021 e marzo 2020; un altro 26% è dovuto alla minore mortalità della classe 65-79 anni.
Un confronto internazionale, basato su dati ufficiali, è al momento possibile solo attraverso i dati pubblicati da Eurostat relativi all’eccesso di mortalità mensile dei paesi dell’Unione Europea: l’Italia ha condiviso con la Spagna il primo drammatico incremento dei decessi a partire dal mese di marzo 2020. Tale incremento è comunque diminuito a partire dal mese di maggio 2020 fino al mese di ottobre quando si è verificata una nuova fase di rapida crescita dei decessi. Nel mese di dicembre e nei primi mesi del 2021 l’eccesso di mortalità in Italia è stato al di sotto della media europea per poi risalire leggermente nel mese di marzo 2021.
«I confronti Internazionali basati sul solo dato dell’eccesso – spiega la nota ISS-Istat – hanno di sé dei forti limiti in quanto non tengono conto della diversa struttura per età delle popolazioni. È solo attraverso la standardizzazione per fasce di età che si evidenziano le vere differenze in termini di mortalità fra paesi. Uno studio recente pubblicato sulla rivista British Medical Journal che ha mostrato gli eccessi in diversi paesi standardizzando per età, ha evidenziato che l’eccesso di mortalità nel nostro Paese è risultato inferiore a quello registrato in altri paesi Europei, tra i quali Spagna, Belgio e Regno Unito, e negli Stati Uniti».
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