Dall’incontro al ministero della salute emerge la necessità di imprimere un’accelerazione alla vaccinazione come strumento di salute pubblica per i pazienti fragili, in primis oncologici. Non solo quarta dose per il Covid ma anche tutte le altre somministrazioni
Si stima che i vaccini prevengano tra i due e i tre milioni di morti all’anno in tutto il mondo. E in occasione della Settimana Mondiale dell’Immunizzazione e alla vigilia della Giornata del paziente oncologico la pandemia ci restituisce un’attenzione particolare sul tema vaccinazioni. Nel post Covid si dovrà creare un accesso preferenziale per la prevenzione vaccinale dei pazienti fragili, in particolare quelli oncologici. È questo il messaggio emerso dall’incontro istituzionale “La vaccinazione del paziente oncologico. Nuove opportunità per la sanità pubblica”, che si è svolto oggi al Ministero della Salute.
I soggetti con diagnosi di neoplasia necessitano di un percorso specifico, a partire proprio dalla quarta dose contro il SARS-CoV-2. Il discorso è però più ampio e include anche altre vaccinazioni, perché per loro il rischio di malattie infettive e di outcome seri di patologia con gravi conseguenze è più alto.
I numeri della pandemia, nel mondo e in Italia, sono ancora preoccupanti. «L’andamento dei contagi e dei decessi, pur con una certa discontinuità, da mesi si mantiene su livelli elevati – ha sottolineato il Prof. Massimo Andreoni, Direttore Scientifico SIMIT –. Attualmente gli ospedali non sono sotto pressione, ma con questo ingente aumento dei casi potrebbe verificarsi un incremento delle ospedalizzazioni nei prossimi mesi. I numeri incoraggianti sugli effetti più gravi vanno ricondotti più all’immunizzazione indotta dalla campagna vaccinale che alla presunta minore aggressività del virus. A essere colpiti, infatti, sono soprattutto soggetti non vaccinati (o che non hanno completato il ciclo vaccinale) e soggetti fragili, spesso con una piena coincidenza tra queste due condizioni. Le nuove varianti esprimono la loro patogenicità su organismi non immunizzati. La quarta dose per oltre 790mila soggetti particolarmente fragili è ancora lontana, eppure è proprio questa popolazione che necessita di rafforzare l’immunità nei confronti della malattia severa, che dopo 4-6 mesi tende a diminuire. Serve dunque un nuovo intervento per proteggere i soggetti più fragili, che sia preludio a un più ampio intervento vaccinale. La campagna contro il Covid ha creato una situazione di percezione e di attenzione nuova nell’ambito delle vaccinazioni che potrà essere la base per una prevenzione più significativa anche in altri ambiti. Oggi possediamo una piattaforma tecnologica vaccinale estremamente valida che ci permette di realizzare nuovi vaccini estremamente validi e in tempi ridotti. Per esempio, il nuovo vaccino ricombinante adiuvato per l’Herpes Zoster (Shingrix) ci permette di vaccinare per questa temibile malattia i pazienti immunodepressi per i quali il vaccino che avevamo fino ad oggi a disposizione era a virus vivo attenuato che è controindicato in questa tipologia di pazienti».
«Il tema delle vaccinazioni fa parte della nostra cultura sanitaria e risulta ancora più strategico nel paziente oncologico – sottolinea il Prof. Saverio Cinieri, presidente AIOM -. Questi è particolarmente suscettibile a infezioni causate da diversi agenti patogeni. La risposta immunitaria in questi soggetti è più debole, in quanto sia la chemioterapia sia la radioterapia molto frequentemente inducono neutropenia e leucopenia, ovvero un abbassamento delle difese immunitarie, rispettivamente in neutrofili e leucociti. Quanto sta avvenendo con la vaccinazione anticovid è la dimostrazione della necessità di mantenere e rafforzare le corsie preferenziali in favore dei pazienti oncologici specie negli ambulatori vaccinali ospedalieri e dell’importanza della prevenzione. In tale ottica il ruolo di AIOM quale società di riferimento grazie al suo osservatorio privilegiato deve essere di stimolo e aiuto anche ai decisori politici nell’identificazione di politiche sanitarie sia nazionali sia locali in favore dei bisogni di migliaia di nuclei familiari che vivono assieme ai propri cari questa pagina di vita. È ancora più importante ribadire quanto sia fondamentale non solo mettere in campo le strategie che possono aiutare a prevenire il rischio di insorgenza di un tumore, ma anche continuare i percorsi di screening, di cura e di follow up, che in molti casi si sono interrotti dalla pandemia. Gli specialisti oncologi, quali riferimento preferenziale dei pazienti, hanno l’importante funzione di raccomandare tutte le vaccinazioni, quali quelle contro pneumoccocco, herpes zoster, papilloma virus, oltre naturalmente quello contro il Covid. Diverse pubblicazioni scientifiche internazionali dimostrano infatti che nelle persone affette da tumore, sia solido che ematologico, sono in aumento le infezioni cosiddette “rivoluzionarie”, ossia dopo vaccino o guarigione, dovute a Omicron, soprattutto tra i pazienti in fase di cura attiva. Si conferma pertanto necessaria la quarta dose per chi sia affetto da neoplasia, a seguito della quale sarà opportuno accertarsi di aver implementato una più ampia copertura vaccinale per prevenire altre infezioni».
La vaccinazione del soggetto adulto e fragile nello specifico rappresenta una criticità. La causa è la difficoltà di intercettare una vasta fascia di popolazione, nonostante spesso sia quella maggiormente a rischio. «Una possibilità finora sottoutilizzata è quella della vaccinazione in ospedale – evidenzia il Prof. Paolo Castiglia, Membro Core Board Vaccini SItI –. Contestualmente alla terapia per la dimissione del paziente, sarebbe opportuno offrire le vaccinazioni in base alla categoria di rischio. La vaccinazione anti Covid ci ha fatto capire l’importanza del ruolo dell’ospedale, visto che tutti i soggetti fragili afferiscono prima o poi alle strutture specialistiche ospedaliere: pazienti oncologici, con malattie reumatologiche, politrasfusi, trapiantati di midollo, HIV positivi, diabetici, cardiopatici, dializzati, broncopneumopatici. Complessivamente, in Italia, la presenza di pazienti fragili con immunocompromissione è stimata tra l’1 e il 2%. Per questi soggetti servono modelli ad hoc di offerta delle vaccinazioni, disegnate per ciascuna tipologia di paziente. Ogni categoria ha una specificità: un trapiantato di midollo, ad esempio, ha perso la sua memoria immunologica e deve ripetere tutte le vaccinazioni. Il vaccino contro l’herpes zoster interessa soprattutto i pazienti reumatologici, broncopneumopatici, diabetici, oncoematologici, HIV positivi. Questi ultimi sono particolarmente interessati anche dalla vaccinazione contro il papilloma virus. La vaccinazione contro l’influenza è raccomandata per tutti i fragili e per gli over 65. Proprio queste specificità costituiscono un’ulteriore argomentazione alla dotazione dell’ospedale di questo servizio, in virtù dell’approccio multidisciplinare che la struttura ospedaliera può offrire, in ambiente protetto, con la continua collaborazione tra diversi specialisti».
Garantire le vaccinazioni al malato oncologico, sia nella fase di trattamento acuto, che in quella di follow up per i guariti è fondamentale per l’Associazione Pazienti FAVO. «L’epidemia da Covid-19 ha rappresentato uno tsunami per i malati di cancro. I vaccini, soprattutto per i malati di cancro, sono un salvavita, a cominciare dalla stessa influenza – ha detto il Prof. Francesco De Lorenzo, Presidente FAVO –. Per la somministrazione dei vaccini riteniamo che debba essere sempre il medico oncologo a farsene carico, sia nella fase acuta del trattamento farmacologico che nel follow up. Le Reti oncologiche devono assicurare la presa in carico complessiva del malato di cancro attraverso il collegamento ospedale territorio e il pieno funzionamento del fascicolo elettronico. La vaccinazione è fondamentale anche per i giovani adulti malati di cancro e per le persone libere da malattia e guarite nella fase di follow up, considerato che molto spesso permane lo stato di fragilità. Le associazioni del volontariato oncologico inoltre svolgono un ruolo di centrale rilevanza partecipando attivamente in collaborazione con le istituzioni alle campagne informative ed anche direttamente con i malati di cancro e i loro caregiver nella convinzione che attraverso la conoscenza del valore della vaccinazione come salva vita vengono direttamente responsabilizzati».
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